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NBA 2K26: simulazione definitiva con qualche compromesso | Recensione

NBA 2K26 spinge sulla simulazione di basket realistica, migliora gameplay e fluidità, ma le microtransazioni restano invadenti.

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Avatar di Martina Fargnoli

a cura di Martina Fargnoli

Editor

Pubblicato il 09/09/2025 alle 15:00
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  • Pro
    • Gameplay migliorato nei dettagli e più fluido
    • MyCareer arricchita e storyline tra le più convincenti degli ultimi anni
    • MyTeam più completo: ampia gamma di modalità e varietà di giocatori con l’introduzione delle stelle della WNBA
  • Contro
    • Microtransazioni sempre presenti e integrate per accelerare i progressi
    • Poche novità significative per le modalità a giocatore singolo classiche

Il verdetto di Tom's Hardware

8
NBA 2K26 si conferma ancora una volta come la simulazione sportiva più completa e realistica sul mercato. Visual Concepts ha affinato i dettagli del gameplay, reso più naturale e permissivo il sistema di tiro e dato nuova linfa al gioco in post basso, restituendo fluidità alle azioni di gioco. Le modalità cardine, da MyCareer a MyTeam fino a MyNBA e MyGM, offrono contenuti sempre più ricchi e variegati, soprattutto le modalità fortemente orientate all’online dove ruotano ormai i principali interessi del team di sviluppo. L’offerta rimane quindi in grado di soddisfare pubblici diversi, dal competitivo al single player, ma permangono le annuali criticità: il peso sempre crescente delle microtransazioni e novità che, seppur gradite, faticano a incidere davvero sull’evoluzione complessiva della serie. 

Informazioni sul prodotto

NBA 2K26

In attesa che la Regular Season 2025/26 della Lega più amata di sempre abbia inizio, c'è NBA 2K26 a venire in nostro soccorso per farci vivere a 360 gradi tutte le emozioni della palla a spicchi. Sarà riuscita Visual Concepts a far centro con la nuova iterazione del franchise più giocato da tutti gli appassionati della pallacanestro? Secondo noi sì, ma era davvero difficile sbagliare partendo da una base ormai molto solida. 

NBA 2K26 non può far altro che continuare a migliorare nei più piccoli aspetti, proseguendo la sua cavalcata verso la miglior simulazione sportiva dell'anno, inarrestabile come i Golden State Warriors del 2016-2017. Certo, si assottigliano di anno in anno le differenze, non perché non ci siano, ma perché ormai il titolo ha raggiunto un punto in cui la tecnologia ProPlay ha permesso di replicare 1 a 1 e in modo del tutto naturale le movenze dei grandi campioni, dando al gioco una fluidità e una profondità diversa rispetto a quella ottenibile col solo motion capture. È nei dettagli e nel feeling complessivo di gioco che si possono quindi percepire i miglioramenti rispetto all'edizione precedente.

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Questione di precisione e ritmo

L'attacco, in particolare il tiro, rimane uno degli aspetti centrali della simulazione; pertanto, anche quest'anno non poteva che risultare il comparto a ricevere le maggiori attenzioni. Nello specifico parliamo della modalità di tiro semplificata e del suo indicatore aggiornato: basta tenere premuto il tasto d'azione per vedere la barra bianca riempirsi e rilasciare nel momento in cui si tocca l'area verde per assicurarsi un perfetto rilascio. A rendere il tutto più vicino alla realtà è però il contesto in cui si dà inizio al movimento di tiro. Se il giocatore si è smarcato dalla pressione avversaria, l'area verde sarà più generosa, mentre prendere un tiro contestato ridurrà l'area ideale per fare canestro. Ovviamente, anche le statistiche del difensore avranno un impatto sul risultato finale. 

Per chi ha maggiore dimestichezza con il franchise di NBA2K torna anche il tiro ritmato, eseguibile alzando e abbassando la levetta destra. C'è più tolleranza verso l'errore fintanto che si riesce ad avere un buon ritmo. A seconda della velocità che si imprime al movimento, l'animazione risponderà di conseguenza permettendo ad esempio di sorprendere la difesa con un tiro anticipato nonostante il tempismo non sia perfetto. C'è davvero un repertorio molto alto di tipi di tiro che si possono finalizzare e per chi ama attaccare il ferro, si aggiungono anche la possibilità di proteggere il palleggio per contrastare i difensori più aggressivi, rallentare la penetrazione per dare imprevedibilità all'azione o tirare più velocemente dopo aver ricevuto un passaggio.

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Sebbene i tiri dall'arco rimangano una delle soluzioni preferite dai giocatori, Visual Concepts si è concentrata sul rendere anche il post basso più divertente da giocare. L'idea del lungo lento e statico è di gran lunga superata e cercare di emulare un giocatore con la fisicità e la capacità di movimento di Jokić è facile e molto più soddisfacente rispetto al passato: tra fadeaway, finte e ganci trovare la soluzione vincente non è mai banale. 

Se arrivate a NBA 2K26 dopo anni di assenza non preoccupatevi perché la sezione di tutorial "Impara 2K" si è arricchita anche di una estensiva guida di step intermedi tra i comandi base e i comandi più avanzati che vi permetteranno di familiarizzare velocemente con il sistema di gioco e prendere subito confidenza con le molteplici possibilità di controllo, difesa e finalizzazione. 

Modalità MyCareer e MyTeam

Cuore nevralgico dell'offerta si riconferma ancora una volta la modalità "La mia Carriera" divisa tra la personalizzazione del proprio giocatore, la storia “Oltre i limiti” e la componente online de La Città. A sorprenderci fin da subito in positivo sono state le opzioni di personalizzazione della propria build. Abbiamo passato molto tempo a modificare i vari attributi, spostando al millimetro il giusto parametro solo per ottenere lo stile di gioco più affine alle nostre preferenze, scoprendo una vastissima gamma di tipologie di giocatore diverse. Per chi vuole lanciarsi subito nel vivo della propria carriera sono disponibili anche le opzioni build professionista create da esperti del gioco e build basate su uno specifico giocatore NBA. 

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La Mia Carriera di quest'anno si concentra ancora una volta su MP e sul suo percorso per diventare un professionista, dando più importanza alle scelte che verranno prese nel corso degli eventi. La trama rimane piuttosto scontata, ma il modo in cui si affronteranno le partite e per quali squadre si sceglierà di giocare avranno un impatto sul tipo di giocatore che si vorrà diventare. Dal volto sconosciuto del Vermont alla nuova promessa del basket europeo, fino alla prima scelta al draft, la strada è lunga ed è costellata di partite impegnative e sfide contro giocatori molto più quotati e preparati di noi. Seppur molto classica nel dipingere il sogno di tanti ragazzi di giocare in NBA, possiamo comunque dire che si tratta di una delle storyline migliori degli ultimi anni. Peccato che i club europei presenti nel gioco non siano reali ma solo immaginati. 

Per La Città, Visual Concepts prosegue sulla strada già tracciata negli ultimi anni di realizzare un'esperienza più contenuta e più stabile con il risultato di un hub più facilmente navigabile e questa volta anche solido dal punto di vista delle performance, almeno su PS5 dove abbiamo provato il gioco. Tutto è a portata di mano e risulta più focalizzato sul basket di strada, a partire dai campetti che tornano a uno stile classico senza tutte quelle distrazioni dettate da uno stile più fantasy. La Città è però anche una sorta di grande centro commerciale dove poter spendere la valuta virtuale per acquistare oggetti di personalizzazione del tutto accessori, peccato che la stessa valuta sia spendibile anche per migliorare velocemente i parametri e le caratteristiche del proprio giocatore. 

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Quello delle microtransazioni è un discorso che abbiamo già affrontato anche in passato e per chi gioca online diventa davvero difficile confrontarsi con chi ha messo mani al portafoglio per migliorare la propria build, soprattutto se pensiamo che è possibile crearne diverse e scambiarle si rende evidente che chi spende soldi reali ha un effettivo vantaggio rispetto a chi cerca di grindare VC nelle varie modalità di gioco. La spinta alle microtransazioni si rende poi evidente nella modalità MyTeam, dove fin da subito vengono promossi scintillanti pacchetti di carte a tempo limitato. C'è da dire però che portare a termine il tutorial ci ha permesso di partire da una buona dose di carte di valore, anche se poi per essere competitivi si insinua sempre il diavolo tentatore delle microtransazioni.

La novità più grande riguarda la presenza delle stelle della WNBA, schierabili in campo insieme ai professionisti della NBA. Se da una parte in termini prettamente numerici si ampliano le possibilità di trovare giocatori con un rating alto, in campo, a parità di rating, la differenza fisica rischia di farsi sentire, soprattutto sotto canestro negli scontri tra centri. Tuttavia, riteniamo lodevole il supporto che NBA 2K26 sta cercando di dare anno dopo anno al movimento del basket femminile, prima con The W e ora con l'aggiunta di giocatrici da epoche diverse all'interno di MyTeam. Non si può negare che la modalità MyTeam stia diventando sempre più completa, offrendo una vasta gamma di opzioni sia offline che online. I giocatori hanno la possibilità di accumulare punti e acquistare nuove carte, prendendo parte ad esperienze ancora più ricche e coinvolgenti.

MyGM e La mia NBA

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Con l’evoluzione dei giochi sportivi, NBA2K26 non nasconde le sue priorità: l’esperienza online è continuamente ampliata e potenziata fino a inglobare parti solitamente riservate a un’esperienza single player. Quest’anno i playoff sono completamente fruibili in lobby con amici o con giocatori esterni. Questo è un passo positivo per chi cerca sempre nuove attività per confrontarsi con gli altri. L’esperienza per giocatore singolo classica, tuttavia, non è del tutto trascurata e sul fronte manageriale troviamo MyGM con 30 nuove esperienze narrative che prendono il via già a partire dall’off-season.

In questa fase gli obiettivi stagionali si legano alle promesse fatte al proprietario del team, la cui piena realizzazione porterà alla conferma e a un aumento di risorse per proseguire anno dopo anno alla guida della squadra. L’offseason diventa una fase attiva, piena di micro-obiettivi da gestire per crescere sia sul piano tecnico sia su quello manageriale. Parallelamente La mia NBA si amplia con una nuova era, l’era di Steph, anche se l’aggiunta di un’era vicina alla contemporaneità fa solo una piccola differenza nel complesso dei contenuti. 

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