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The Crew Motorfest | Recensione - Un festival che inciampa sulla progressione

Finalmente possiamo parlarvi nel dettaglio di The Crew: Motorfest, il nuovo capitolo Ubisoft fortemente ispirato a Forza Horizon.

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a cura di Andrea Maiellano

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Lo sappiamo! The Crew Motorfest è già uscito da diversi giorni e questa recensione, molto probabilmente, non aiuterà quei giocatori che lo volevano comprare al day one e aspettavano un verdetto per essere sicuri, o meno, sull’investire i propri soldi nel nuovo capitolo della saga open world automobilistica di Ubisoft.

Purtroppo, però, per quanto la nostra anteprima ci avesse lasciato delle ottime sensazioni in merito al comparto di gioco realizzato da Ubisoft, avevamo dei grossi dubbi in merito alla reale progressione del gioco e quanto le microtransazioni avessero un peso, effettivo, nei confronti di quest’ultima.

La realtà dei fatti, alla fine, ha dato ragione alle nostre paure, in quanto The Crew Motorfest presenta un sistema di progressione sbagliato e che allontanerà la maggior parte degli utenti a cui questo gioco si propone. Eh già, perché per quanto la fuori sia già pieno di “fenomeni” pronti a sostenere che giocando bene la progressione non presenta alcuno scogli, la realtà è che si dovrebbe cominciare a guardare le cose con maggiore oggettività, escludendo da qualsivoglia giudizio, consiglio o parere, le proprie capacità “pad alla mano”, cercando di capire come, e perché, questa produzione non si pone né come una sfida appagante, per gli amanti delle corse, né come un esempio da seguire nelle produzioni future di questo tipo.

Considerando, poi, che The Crew Motorfest è un ottimo arcade che si ispira, al limite del plagio, alla serie Forza Horizon, basterebbe fare un rapido confronto sui due modelli di progressione per capire come mai, l’ultima fatica di Ubisoft, scivoli sulla canonica buccia di banana, andando a rovinare un prodotto che, sotto il punto di vista squisitamente ludico, avrebbe anche molto da offrire agli amanti del genere.

Una Progressione Scellerata

Cominciamo proprio dall’aspetto che più affligge The Crew Motorfest, ovvero il suo sistema di progressione. Concettualmente la produzione di Ubisoft si presenta con la più tradizionale delle formule: si inizia con una vettura di base (fra tre a scelta a inizio gioco), si compete nei primi eventi per acquisire nuovi pezzi per modificare la propria vettura (tutti elargiti in maniera casuale, tramite un RNG piuttosto tirchio e suddivisi in rarità differenti come il più classico dei “Loot Game”) e si passa gli eventi più complessi per progredire nella campagna per giocatore singolo.

Il problema è che la maggior parte degli eventi, qui chiamati Playlist, forniscano degli specifici veicoli in prestito, i quali, oltre a non essere di proprietà del giocatore, faranno si che si guadagnino componenti per quella specifica categoria di veicoli. Andando a incentivare, quindi, l’acquisto con valuta in game di vetture, aerei e imbarcazioni differenti, tutte con dei prezzi di listino indubbiamente alti.

L’impianto tipico da arcade, quindi, viene coperto da un pavoneggiarsi costante dell’enorme catalogo di vetture disponibili in The Crew Motorfest (che conta quasi 600 veicoli), mettendo costantemente sotto i riflettori un sistema di microtransazioni decisamente invadente e non necessario. Allo stesso modo, le playlist settimanali (che di fatto possono essere intese come parte dell’endgame della produzione) richiedono di possedere una serie di veicoli specifici per poter partecipare a delle gare disponibili per un temp limitato. Ovviamente si possono acquistare suddetti veicoli usando la valuta in-game ma il prezzo spropositato porterà la maggior parte dei giocatori a desistere o a spendere soldi veri per non ritrovarsi a “farmare” per ore prima di poter partecipare a questi eventi più impegnativi e remunerativi sotto il punto di vista dei componenti messi in palio.

Facciamo comunque una, doverosa, precisazione. Se si è abili, e quindi si partecipa alle gare alla massima difficoltà vincendo e riducendo gli aiuti alla guida, si possono ottenere abbastanza crediti per acquistare, quasi, comodamente ciò che si desidera sia dal catalogo veicoli, sia per quanto riguarda i bundle per gli eventi settimanali. Questa, però, resta una casistica specifica e, per noi, analoga a chi sostiene che un Souls-Like sia più facile di un altro a fronte di anni e anni spesi assieme quel genere. The Crew Motorfest, se giocato normalmente o anche solo analogamente a come si fruisce di un qualsiasi capitolo della serie Forza Horizon, non offre una progressione bilanciata e si può dire quello che si vuole in merito ma sono i fatti, e le numerose lamentele già presenti qua e la sul web, a dimostrarlo.

Il brutto di tutto questo è che non ce ne era davvero bisogno, poiché sarebbe bastato un RNG ancora più restrittivo, o la possibilità di acquistare determinati componenti più rapidamente tramite microtransazione, per non rovinare un’esperienza che, al netto di tutto questo, diverte anche parecchio. Se poi si tiene in considerazione che Motorfest non è un simulatore duro e puro ma un SimCade, questa “giustificazione” risulta ancora più insensata.

Welcome to the Motorfest

Il concept alla base di The Crew Motorfest rimane sempre quello di creare un universo open world vivo e pulsante, dove tutti i giocatori siano connessi allo stesso momento (ovviamente su server diversi che li ridistribuiranno in base al numero di giocatori connessi simultaneamente) e possano divertirsi esplorando il mondo di gioco, partecipando a competizioni contro l’IA e sfidando altri giocatori in frenetiche corse suddivise nelle più disparate categorie.

E quando vi diciamo che le categorie presenti in The Crew Motorfest sono varie, intendiamo dire che oltre a Street, Drift, Offroad e Hypercar, si potrà competere anche a bordo di motoscafi, aeroplani, motocicli e categorie di macchine che spaziano dal Vintage fino al monomarca.

Il tutto si ambienta in una fantascientifica variante delle Hawaii (una location che abbiamo trovato molto più ispirata del Messico che fa da sfondo all’ultimo Forza Horizon) dove gli organizzatori di un festival dedicato ai motori, mettono a disposizione fondi illimitati per far gareggiare i piloti di tutto il mondo.

Una PR si prodigherà, nelle prime fasi di gioco, a dare il benvenuto ai nuovi partecipanti, facendoli spaziare attraverso diverse tipologie di vetture e facendogli sperimentare, in prima persona, la libertà che si avrà a disposizione sull’isola di The Crew Motorfest.

Terminato il frenetico prologo, sarà chiesto al giocatore di personalizzare il proprio avatar, scegliendo prima fra un numero predefinito di modelli e in seguito modificandone alcuni connotati estetici. Una volta scelto l’alter-ego virtuale si viene lanciati subito nel vivo dell’azione, liberi di esplorare l’isola di The Crew Motorfest alla ricerca di eventi ai quali partecipare.

La possibilità di scambiare rapidamente fra auto, aeroplani e imbarcazioni permane dai precedenti capitoli e offre un’ottima varietà in termini esplorativi. Le Hawaii di The Crew Motorfest, inoltre, sono piene di piccole attività opzionali sparse qua e la, le quali permettono, fra una competizione e l’altra, di destreggiarsi fra sfide di velocità, ricerca di loot box nascoste, gare di acrobazie aeree e tanti altri divertissement che riusciranno a rendere le prime ore di gioco tanto pregne quanto, leggermente, soverchianti in termini di cose da fare.

Tutte le playlist si sono rivelate davvero varie sia in termini di ambientazioni che in termini di stile di guida, offrendoci la possibilità di spaziare fra numerosi veicoli e saggiare, in ogni aspetto, il modello di guida realizzato da Ubisoft per The Crew Motorfest.

Un modello che, pur essendo di matrice arcade, si presta per essere modellato completamente attorno allo stile di gioco dell’utente finale, permettendogli di definire una miriade di aspetti che permettano di incrementare non solo la difficoltà nelle gare ma, anche, tutti quegli aspetti maggiormente simulativi che alcuni giocatori richiedono da sempre in questo genere di produzioni.

Il tutto è fin troppo simile a quanto visto nella serie Forza Horizon ma, al netto della forte ispirazione, in linea di massima guidare in The Crew Motorfest è molto piacevole, le vetture rispondono in maniera decisamente convincente e, per quanto le collisioni siano completamente irreali visto lo stampo arcade della produzione, il tutto restituisce un senso di appagamento soddisfacente.

Permane un po’ di incertezza nella realizzazione dei drift, i quali richiedono una precisione leggermente eccessiva se comparati al resto dell’esperienza ma rimane una sbavatura molto soggettiva e che non può essere appuntata come un vero e proprio difetto.

Costantemente fra alti e bassi

The Crew Motorfest porta con se numerose migliorie rispetto al passato. Innanzitutto introduce una modalità Rewind che permette, ai giocatori meno esperti, di riavvolgere il tempo per correggere la traiettoria di una curva sbagliata o di una collisione non voluta; dopodiché presenta un open world molto più contenuto nelle dimensioni, e per questo più vario e pregno di attività da condividere con gli amici, oltre che più immediato nelle dinamiche; infine offre un sistema di personalizzazione semplice ma davvero completo e capace di fare la gioia degli amanti del tuning senza troppi fronzoli.

Tutto questo, però, si scontra con il terribile sistema di progressione, già ampiamente trattato in apertura, e di una IA che fin troppe volte mostra quel fastidiosissimo effetto elastico, mostrandosi a volte troppo permissiva e in altri contesti troppo agguerrita.

Anche tecnicamente The Crew Motorfest è un prodotto altalenante. Le Hawaii sono stupende, e offrono scorci meravigliosi, ma l’illuminazione non sempre convince, non riuscendo a rendere realmente appagante la visione d’insieme, mostrando un appiattimento generale del colpo d’occhio. Ciò lo si può constatare soprattutto nelle situazioni diurne e con il sole bello alto nel cielo.

Stesso discorso lo si può fare in termini di performance, dove la modalità 1440p/60fps, mostra fin troppe volte dei cali di framerate che, seppur minimi risultano percettibili.

Voto Recensione di The Crew: Motorfest - Xbox Series X|S


7

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Modello di guida SimCade divertente e soddisfacente

  • Le Hawaii sono bellissime e piene di cose da fare

  • Tanti, tanti, tanti veicoli a disposizione.

Contro

  • Progressione da rivedere

  • Microtransazioni invasive

  • Alcune sbavature sul fronte tecnico

Commento

The Crew Motorfest sarebbe esattamente quello che la serie necessita per scollarsi di dosso quel concept che, al giorno d’oggi, non ha più presa sui giocatori. Le fortissime ispirazioni alla serie Forza Horizon non danno fastidio e, anzi, creano un’alternativa che sarebbe anche valida, e decisamente divertente, se non fosse per una progressione scellerata e all’insegna delle microtransazioni. Quello che ci urta di più è che, come avrete capito leggendo quest’analisi, The Crew Motorfest funziona ludicamente, e funziona anche bene, ma sembra essere già proiettato verso quel futuro dove, per via di un prezzo di vendita fortemente scontato, cerca di fare cassa frugando nelle tasche dei giocatori attraverso un sistema di microtransazioni totalmente da rivedere.

Informazioni sul prodotto

Immagine di The Crew: Motorfest - Xbox Series X|S

The Crew: Motorfest - Xbox Series X|S