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The Last Case of Benedict Fox, la ballata dell'amore cieco | Recensione

Abbiamo giocato a The Last Case of Benedict Fox, metroidvania di ispirazione Lovecraftiana uscito su Game Pass: ecco la nostra recensione.

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a cura di Giulia Serena

Editor

Si suole dire che "l'amore è cieco", ma quando si parla di videogiochi uno dei primi aspetti che ci colpisce è inevitabilmente l'estetica. Quando ho visto per la prima volta il trailer di The Last Case of Benedict Fox, titolo rilasciato da Rogue Games, non ho potuto non rimanere assolutamente ammaliata dalla qualità incredibile della grafica e delle animazioni. Una volta messe effettivamente le mani sull'opera, però, l'infatuazione si è spenta, lasciando al suo posto una sensazione di amarezza.

Insomma, un po' come quando al ristorante ordinate un piatto che dalle foto sul menu sembra delizioso e poi si rivela essere insapore, The Last Case of Benedict Fox si dimostra un titolo melenso, con tanti buoni spunti ma con pochi di essi concretizzati nell'effettivo. Facciamo però un passo indietro, e cerchiamo di capire cosa non ha funzionato nell'opera che potete trovare su PC e Xbox, nonché disponibile su Game Pass.

Quando l'estetica non basta

La prima cosa che colpisce di The Last Case of Benedict Fox, come penso abbiate capito in base a quanto scritto sinora, è la sua qualità grafica. D'altronde, l'unione tra un'opulente Inghilterra di inizio 1900 e ambientazioni grottesche di rimando Lovecraftiano non poteva non essere vincente. Questo contrasto viene creato giacché interpretiamo Benedict, un sedicente investigatore che si trova alle prese con il suo ultimo, nonché probabilmente più importante, caso: capire chi abbia ucciso suo padre.

Il gioco inizia proprio con la scoperta del cadavere ancora fumante nello scantinato della mansione di famiglia; da questo momento in poi inizierà il nostro viaggio nel limbo, una dimensione alternativa basata sui ricordi e sui rimpianti del defunto uomo, nonché diramata in una rappresentazione labirintica delle diverse stanze della casa. Ad accompagnare l'investigatore nell'avventura tra scenari decadenti, piattaforme instabili e arbusti a dir poco singolari è un demone senza nome, il quale, oltre a consentire a Benedict di spostarsi tra i due mondi a suo piacimento, gli conferisce dei poteri unici.

Queste abilità, sviluppate sotto forma di tentacoli, formano la base delle meccaniche di combattimento di The Last Case of Benedict Fox, nonché l'aspetto più deludente dell'opera. Per sconfiggere le svariate tipologie di creature presenti nel Limbo avremo a disposizione, per l'appunto, diverse tipologie di attacco demoniaco, le quali caricano i proiettili di una pistola a canna. Il problema risiede, però, nel ritmo degli scontri: le animazioni dei colpi sono scattanti, mentre il ritardo di input riscontrato durante tutto il gamplay rende incredibilmente frustrante riuscire a schiavare efficacemente — che di per sé è già scomodo, dato che dovremo farlo con l'analogico destro —.

A peggiorare ulteriormente la situazione è la non rara intrusione di alcuni degli elementi ambientali nei combattimenti, i quali coprono parzialmente lo schermo e non consentono di avere una visione generale della situazione. Mi sono ritrovata, dunque, a morire più volte a causa di comandi non registrati o in ritardo, oppure perché dei rami mi impedivano di vedere i nemici. Infine, la vita molto limitata di Benedict non ha poi aiutato di certo a migliorare il tutto, così come le abilità sbloccate nel corso dell'avventura.

Sconfiggendo i nemici guadagneremo, infatti, dell'inchiostro, da imprimere nei checkpoint e scambiare poi in cambio di nuove abilità tentacolose. Per quanto abbia apprezzato l'idea di segnare ogni updrade con un vero e proprio tatuaggio nelle braccia del protagonista, eseguito da una donna misteriosa che piomberà di punto in bianco nella mansione, questi apportano dei vantaggi più nell'esplorazione che nei combattimenti, facendomi trovare a fine gioco con la stessa sensazione di inappagamento che avevo iniziato a percepire nei primi minuti di gameplay.

I combattimenti, dunque, sono più una seccatura che un piacere in The Last Case of Benedict Fox, e anche l'opportunità di includere delle boss battle di livello è stata sprecata. Giacché il Limbo è basato sulle vicende del defunto, mi sarei aspettata che venisse incluso uno scontro importante a ogni nuovo aspetto scoperto della vita dell'uomo. Ciò, però, non solo non è accaduto, ma le poche grosse battaglie che mi sono trovata ad affrontare sono state incredibilmente deludenti: la prima, contro degli enormi tentacoli, non solo non offre alcun tipo di contesto, ma l'assenza di indicatori sulla salute dell'avversario danno la sensazione di star colpendo a vuoto. In ogni caso, il tutto si è concluso in massimo due minuti, senza poi ripresentare alcuna occasione simile fino alla fine del gioco.

Il limbo dei rimpianti

Se le meccaniche di gioco di The Last Case of Benedict Fox mi hanno fatto odiare man mano gli scontri, con l'esplorazione e la narrazione l'esperienza non è stata migliore. Durante l'avventura ci vengono fornite, infatti, pochissime informazioni sui nostri obiettivi, lasciando quasi tutto alla nostra interpretazione. Per quanto alla base dell'opera vi sia l'investigazione, e sia quindi logico che non tutto venga spiegato, viene fornito ancor meno di uno scheletro con cui ricostruire i fatti, il che è un vero peccato, considerando che gli spunti per una trama interessante e coinvolgente ci sono.

Si parla di un'organizzazione segreta e di rituali misteriosi, ma il tutto viene ridotto a indicazioni molto generalistiche come "trova le pagine del diario del padre". Siamo costretti, quindi, a vagare nel tortuoso Limbo — in tutti i sensi —, raccogliendo lungo la strada una moltitudine di oggetti di cui non capiamo né l'origine né lo scopo, e sperando di trovarne uno che ci faccia capire quale sia il prossimo passo da compiere per progredire nella narrazione.

Un po' come Dante che vaga negli Inferi, Benedict si sposta incessantemente nel regno sotterraneo, tra scenari in continuo mutamento e dalle caratteristiche a dir poco peculiari. Più volte, infatti, mi sono fermata semplicemente per ammirare i dintorni... ma a ogni salto venivo riportata pesantemente alla realtà. Una meccanica decisamente base in qualsiasi videogioco d'esplorazione, ma soprattutto nei metroidvania, è il doppio salto, eppure il team di Rogue Games non è riuscito a rendere efficace nemmeno quello.

Benedict sfrutta i tentacoli anche per raggiungere le piattaforme più lontane, ma dovremo calcolare perfettamente le distanze e premere di conseguenza di nuovo il tasto del salto per raggiungerle. Considerando il ritardo di input di cui vi parlavo poco sopra e il poco margine di errore, questa operazione provoca molto spesso il fallimento, dovendo ripetere il tutto svariate volte prima di riuscire ad avere successo. Ebbene, se nel corso dell'esplorazione questo comporta semplicemente cadere nel suolo senza conseguenze, nelle sequenze platform bisognerà ripetere tutto da capo — e potete ben immaginare quanto questo sia sgradevole —.

Preparate il quaderno degli appunti

Fortunatamente, dopo qualche ora di gioco la situazione migliora, dato che avremo esplorato una buona parte del labirintico sottosuolo e avremo capito come risolvere gli enigmi più importanti. Questi, in contrasto, rappresentano uno degli elementi più interessanti di The Last Case of Benedict Fox, dato che fanno sì spremere le meningi, ma non tanto da rimanere bloccati senza riuscire a proseguire.

La maggior parte gli enigmi, o per lo meno quelli principali, si basa su una serie di simboli da decifrare, in modo da giungere a dei numeri. Questo meccanismo, applicato in modi differenti nel corso del gioco e reso comprensibile da un diario che si trova a un certo punto della partita, rende i rompicapi avvincenti da risolvere. Un po' come quando giocavo al Professor Layton da bambina sul caro e vecchio Nintendo DS, mi sono ritrovata a tirare fuori un block notes per prendere appunti, eseguendo operazioni matematiche e disegnando figure in base alle cifre ottenute.

È poi notevole il collegamento tra gli enigmi nel Limbo e quelli nel mondo reale: aprire determinate porte nel livello sotterraneo consente di ottenere oggetti attraverso cui risolvere i rompicapi dentro la casa o viceversa, creando un legame tra le due dimensioni. Nonostante avrei desiderato un po' più di varietà, mi sono comunque divertita a trovare le varie soluzioni, rendendo la frustrazione dell'esplorazione incessante e dei combattimenti un po' più sopportabile.

Infine, voglio spendere qualche parole sulle prestazioni di The Last Case of Benedict Fox. Ho avuto modo di provare il titolo su Xbox Series S, dove sin da subito si sono presentati cali di frame importanti, tanto da rovinare l'esperienza di gioco per colpa di scatti continui che rendevano ancor più difficile effettuare salti precisi. La situazione è leggermente migliorata cambiando la modalità a Performance, rendendolo sicuramente più fluido ma non privo di lag. Insomma, ci troviamo dinanzi all'ennesimo caso di mal ottimizzazione, che sta, purtroppo, diventando sempre più frequente negli ultimi tempi.

Voto Recensione di The Last Case of Benedict Fox - Xbox Series S


6

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Ambientazioni esteticamente magnifiche

  • Enigmi interessanti e di giusta difficoltà

Contro

  • Meccaniche di combattimento poco funzionali

  • Ritardo di input nei comandi

  • Abbandono del giocatore nel collegare da sé i punti della trama

  • Problemi di prestazioni su console

Commento

The Last Case of Benedict Fox mi aveva ammaliata per merito di una qualità estetica incredibile... per poi portarmi alla frustrazione a causa di un gameplay macchinoso e ricolmo di problemi. Se le ambientazioni a ispirazione Lovecraftiana e gli enigmi riescono a convincere, infatti, tutte le altre componenti dell'opera lasciano a dir poco perplessi. Tra meccaniche di combattimento poco funzionali, ritardi di input, narrazione superficiale e disconnessa e problemi di prestazioni, terminare il gioco è diventata una pena più che un piacere.

Informazioni sul prodotto

Immagine di The Last Case of Benedict Fox - Xbox Series S

The Last Case of Benedict Fox - Xbox Series S