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Immagine di Agatha Christie: Assassinio sull'Orient Express | Recensione - Un Poirot moderno e in grande spolvero
Recensione
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Agatha Christie: Assassinio sull'Orient Express | Recensione - Un Poirot moderno e in grande spolvero

Assassinio sull'Orient Express è un titolo investigativo a metà tra classico e moderno, che strizza l'occhio al cinema con una buona dose di fascino

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Avatar di Raffaele Giasi

a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Pubblicato il 18/10/2023 alle 20:00
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  • Pro
    • Character design ispirato ed accattivante
    • Ottime le musiche di accompagnamento
    • La presenza di Joanna è indovinata e interessante
    • Le introduzioni narrative sono giustificate, ed in linea col racconto originale
    • Tutti i testi in italiano
  • Contro
    • Lineare e un po' troppo semplice
    • I minigame contestuali son ben piazzati, ma lasciano il tempo che trovano
    • Nessuna reale possibilità di fallire
    • Un Poirot che forse scontenterà i veri fan
    • Doppiaggio caricaturale

Il verdetto di Tom's Hardware

7.5
Agatha Christie: Assassinio sull'Orient Express è un solido titolo investigativo, che utilizzando qualche minigame contestuale ed una direzione artistica ispirata cerca di nascondere quello che è un corpo ludico estremamente tradizionale, forse addirittura un po' troppo asciutto rispetto a quelle che potevano essere le possibilità proposte sulla carte, o anche solo a confronto con le sperimentazioni attuate da team che, allo stesso modo, oggi come oggi ancora si impegnano in questo contesto, come Frogwares. Al netto di questo, parliamo di un gioco di buona qualità, intrigante e con trovate narrative interessanti, che certamente affascinerà qualsiasi fan di Poirot in circolazione.

Informazioni sul prodotto

Agatha Christie: Assassinio sull'Orient Express

È l'anno di Hercule Poirot, lo avevo detto giusto qualche tempo fa, quando si recensiva, proprio su queste pagine, “Hercule Poirot: The London Case”, recente titolo investigativo che, ancora una volta, ci metteva nei panni dell'iconico, se non proprio leggendario, investigatore belga creato dalla fervida mente di Agatha Christie.

Lo si diceva perché ben 3 erano le opere previste su licenza per questo personaggio: il succitato investigativo, un film ad opera del regista Kenneth Branagh (per altro relativamente fresco di Oscar col suo bellissimo “Belfast”), e questo che secondo videogame che vi andiamo a presentare oggi: “Agatha Christie: Assassinio sull'Orient Express”, sempre ad opera di Microids, ma per nulla collegato al gioco precedente, anche al netto di qualche ovvia analogia.

Entrambi i titoli, infatti, altro non sono che investigativi vecchia scuola, privi di qualsiasi vera meccanica “punta & clicca”, come potrebbe essere un inventario di oggetti ad esempio, e basati più che altro sull'abilità del giocatore di trarre le proprie conclusioni, guidato in un ragionamento logico tanto dai pensieri narranti del detective, quanto dai rispettivi sistemi di gioco. La buona notizia? Se siete fan di Poirot entrambi i giochi sono più che dignitosi, ed anzi, questo Assassinio sull'Orient Express è, a suo modo, il miglior titolo dedicato all'investigatore belga, per quanto figlio di qualche limite che è impossibile sottovalutare. Scopriamo il perché.

“Poirot era un ometto dall'aspetto straordinario. Era alto un metro e sessantacinque, ma aveva un portamento molto eretto e dignitoso. La testa era a forma di uovo, costantemente inclinata da un lato. Le labbra erano ornate da un paio di baffi rigidi, alla militare. Il suo abbigliamento era inappuntabile.”

Agatha Cristie, “Poirot a Styles Court”
1916

C'è lo spunto di un romanzo qui

Dal punto di vista della trama, Assassinio sull'Orient Express compie una scelta coraggiosa ma molto intelligente. Direi quasi doverosa, visto che, quanto meno, il recente film del 2017 (per altro di grande successo), offre anche a chi non è pratico del personaggio praticamente uno spoiler dell'intera vicenda. Il gioco di Microids, infatti, a differenza del racconto originale, presumibilmente ambientato tra la metà degli anni '20 e '30, sceglie di catapultare Hercule Poirot direttamente nel 2023, e per la precisione nel mese di dicembre, offrendoci quindi un investigatore moderno, per quanto legato ad un certo manierismo molto in linea con i classici temi e personaggi dell'epoca di Agatha Christie che, piaccia o meno, aveva una maestria unica, ed una precisione meticolosa nel cesellare le sue trame, così come i personaggi e gli ambienti.

Guarda su

Ora, sulla storia in sé non mi va davvero di dirvi molto. Sia perché, come detto, potreste averla scoperta per la prima volta con il film di qualche anno fa, ancora vivido nella memoria di molti; sia perché parlare della trama di un giallo toglie davvero qualsiasi divertimento. Vi basti sapere che si tratta di un racconto che è tutto basato attorno ad un omicidio (ovviamente) avvenuto in modo molto strano all'interno della cabina del treno più famoso del mondo. Un treno su cui si trova, in quel momento, anche il nostro Poirot, che ovviamente sarà chiamato ad investigare direttamente dal Direttore della compagnia, Monsier Bouc.

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Da qui, anzi, quasi dal primissimo momento, la trama prenderà poi una direzione pressoché aderente al racconto originale, in cui le introduzioni date dal contesto moderno, come potrebbe essere uno smartphone, sono pressoché accessorie, ed in cui la vicenda segue, a conti fatti, la medesima direzione delle origini, almeno per quanto riguarda il mistero dell'omicidio. Nessuna novità concreta, dunque? Ebbene la risposta più sincera è uno schiettissimo "nì", perché il team di sviluppo ha pensato di affiancare a Poirot un personaggio giocabile del tutto inedito: ovvero Joanna Locke.

Chi è Joanna?

Joanna Locke, la cui identità è comunque parte del mistero, e del gioco, è un personaggio davvero interessante, e rappresenta forse la scommessa più indovinata di questo titolo, poiché è il personaggio che offre al gioco quel quid in più che gli permette di distanziarsi in modo interessante dal racconto originale, pur permettendo a Microids di sperimentare, ma senza uscire al di fuori del canone di Agatha Christie, il che è un bene, almeno secondo chi vi scrive.

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Accessibile solo ad un certo punto del gioco, Joanna è il secondo personaggio giocabile di questo gioco ed è, come detto, un personaggio del tutto inedito, ed assente dal canone originale. Ora, di norma, vi direi che inserire un personaggio originale in un racconto preciso e rodato come quello scritto da Agatha Christie è una scelta pressoché suicida, perché si tratta di un racconto in cui gli equilibri tra i personaggi, com'è maniera della scrittrice, sono fondamentali per la trama e non permettono poi molto spazio, al netto di riscrivere completamente il tutto, come ad esempio ha fatto proprio Kenneth Branagh con il suo terzo film della serie dedicata a Poirot.

Se almeno avessi la penna di Balzac! 

Microids, evidentemente, deve essere della stessa idea, sicché nella volontà di creare un qualcosa di inedito per il giocatore, che potesse essere sorprendente, in qualche misura, oltre che interessante da giocare, ha ben pensato di ricorrere alla creazione di Joanna, le cui attività in game sono tutte antecedenti agli eventi verificatisi sull'Orient Express. Questa trovata narrativa, sorprendentemente, funziona molto bene, perché risponde ad una serie di “assenze”, che in effetti sono presenti nel racconto originale, perché del tutto glissabili in effetti, ma non per questo poco interessanti.

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Il punto è che nei racconti di Poirot non ci è dato sapere cose che l'investigatore non può sapere, indagare o dedurre. Non ci sono trucchi narrativi di sorta e, per questo, ogni informazione precedente nel tempo all'efferato omicidio è solo figlia del racconto di chi quegli eventi li ha eventualmente vissuti, o comunque ne ha sentito parlare, in extremis della mera logica dell'investigatore.

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Per questo, tutto quello che c'era prima, semplicemente, nel libro è quasi del tutto assente, se non tramite certe testimonianze, che qui pure ci sono, ma che ora sono in gran parte vissute e gestite dal personaggio di Joanna, e dalle azioni che il giocatore potrà intraprendere grazie alla sua presenza. Ed il bello è che non spostandosi poi molto dal racconto originale, tutto funziona abbastanza bene, e lascia anche spazio per qualche dettaglio inventato di sana pianta, che comunque non intacca la trama generale, né il racconto originale.

Narrativamente, insomma, il gioco si comporta davvero molto bene. La trama è fedele in modo puntuale al racconto originale, ma si arricchisce con spunti e retroscena che, giustificati tanto dagli spunti originali, quanto di qualche buona trovata, riescono a portare a casa il risultato in modo abbastanza agevole, riuscendo nell'impresa di risultare interessanti anche a chi, come me, conosce quel racconto quasi a menadito e questo, ovviamente, non è affatto da sottovalutare.

Ma questo è un tipo di delitto molto diverso

Tutto perfetto quindi? Meh, non direi. Perché per quanto la trama sia piacevole e l'introduzione del personaggio di Joanna sia indovinata, il problema fondamentale di questo Assassinio sull'Orient Express è nel suo ritmo compassato, davvero molto lento, anche per un gioco di questo genere. Seguendo quello che è lo schema tipico del racconto originale, il gioco Microids è infatti molto, ma molto, verboso, e cerca solo occasionalmente di spezzare i lunghi dialoghi, ed annessi interrogatori, con qualche occasionale minigame, certo ben incastrato nella trama, per quanto non si tratti mai di attività davvero impegnative, né particolarmente brillanti.

Guarda su

Ora, è ovvio che un titolo investigativo debba, in qualche misura, offrire al giocatore indizi, prove, alibi e bugie, ma il problema qui è che quasi tutto avviene per mezzo di lunghi, lunghissimi dialoghi (per altro in prima battuta mai skippabili) a cui possono aggiungersi eventualmente delle nuove opzioni qualora, ad esempio, si raccolga qualche nuovo indizio.

Metteteci pure che il doppiaggio (in inglese, tedesco o francese, ma almeno tutti i testi sono in italiano) non è particolarmente memorabile, ed anzi a volte è quasi forzatamente caricaturale, e capirete bene che spesso ci si può incastrare in momenti a dir poco soporiferi.

Le celluline grigie

Ora, tutto questo vorrebbe funzionare attraverso un sistema di nodi mentali che, in modo molto simile all'altro gioco recensito quest'anno (sempre lui, Hercule Poirot: The London Case) cerca di simulare i collegamenti mentali delle celebri “celluline grigie” dell'investigatore, ma il problema è che è tutto molto lineare, ed anzi, buona parte dei collegamenti si andrà creando praticamente in autonomia, anche perché molti di essi fungono più da memorandum per le azioni dell'utente, che da vero e proprio snodo investigativo e, dunque, semplicemente si andranno completando al proporsi delle giuste conclusioni quando ci si ritroverà a confrontarsi con i sospettati.

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Ai dialoghi, in realtà, il gioco cerca, di tanto in tanto, di intramezzare alcuni momenti dedicati al confronto con i sospetti, o alla ricostruzione di alcune sequenze temporali, ma il problema è che in questo gioco non c'è praticamente possibilità di errore (salvo in uno specifico punto del gioco in cui è comunque possibile riprovare da capo), ed anche qualora non si dovesse riuscire ad arrivare immediatamente ad una soluzione, basterà semplicemente andare a tentoni prima di riuscire a venire a capo di tutto.

Questo, in realtà, è un problema tipico dei videogame investigativi, che solo in rarissimi casi (forse Heavy Rain di Quantic Dream è stato il più memorabile) hanno proposto reali conseguenze alle azioni errate del giocatore, e certo non chiederei che una cosa simile avvenisse in una produzione dal budget modesto come quella di Microids, tuttavia se in certo giochi, come i classici Broken Sword o Syberia (a proposito, qui la mia recensione di "Syberia: The World Before" in edizione console) si poteva restare davvero bloccati per ore in cerca di oggetti, indizi, o anche solo di qualcosa ben nascosto tra le mappe, in titoli come questo Assassinio sull'Orient Express nulla di questo è possibile, complice anche quella che è l'estrema limitatezza delle location di gioco che, anche quando non vincolate ai vagoni del celebre treno, sono comunque delimitate da un mucchio di confini e barriere, alcune persino invisibili (il che nel 2023 è incredibilmente sgradevole).

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Insomma, c'è una certa semplicità di fondo, che certamente rende l'esperienza più accessibile e gradevole per tutti, ma quando si tratta di certi titoli, specie quando si tirano in ballo nomi altisonanti come quello di Agatha Christie, uno si augurerebbe sempre di incappare in una sfida degna di questo nome o, quanto meno, in qualche sparuta conseguenza figlia di una pessima investigazione. E invece...

Una mano “disonorevole”

Dal punto di vista tecnico, Assassinio sull'Orient Express non è nulla di trascendentale e, anzi, per certi aspetti rivela un po' la modestia della produzione, specie per quanto riguarda animazioni fisiche e facciali dei modelli, tutte un po' legnose, per quanto almeno i volti riescano, specie in certi frangenti, a riservare una certe esprerisività, per quanto essa sia comunque “lenta” e macchinosa. Si tratta, in ogni caso, di aspetti che in titoli simili hanno sempre una relativa rilevanza, trattandosi di giochi che spesso non richiedono, da parte del giocatore, movimenti veloci o chissà quale esplorazione, il che rende tutto un attimo più digeribile per quanto, ovviamente, non degno di quello che è lo spettacolo che potrebbero offrire già solo le console dell'attuale generazione.

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Dove però Assassinio sull'Orient Express brilla, è dal punto di vista del character design e delle ambientazioni, dove è stato evidentemente svolto un lavoro pregevole, come per altro dimostrano proprio i personaggi che, al netto di tutto, hanno un aspetto davvero indovinato e piacevole, salvo forse il solo Poirot. Del resto, la mano responsabile del character design è quella di Cédric Peyravernay, artista francese di enorme talento che, negli anni, si è destreggiato in una moltitudine di progetti di successo, tra cui spiccano i nomi della serie Dishonored e quello della serie TV, ad opera di David Fincher, “Love, Death + Robots”.

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La mano di Peyravenray è ben visibile, ed in effetti si notano sui volti dei vari personaggi quelle line sottili e demarcate, che scavano volti longilinei e spigolosi, come ricorderanno bene i fan della serie Arkane. Tutti i personaggi sono belli e definiti, e la quantità di dettagli che spesso nascondono (e mostrano) è davvero intrigante, specie per un intrigo come quello della Christie in cui la coralità gioca un ruolo fondamentale ai fini del racconto. Unico neo, tuttavia, ma è un gusto strettamente personale, è proprio il design di Poirot, di cui la Christie ci aveva fornito, all'epoca, un'immagine molto vivida, di un uomo tozzo e non particolarmente longilineo, quasi un ometto panciuto, che qui invece lascia spazio ad una figura slanciata, dalla capigliatura folta, più simile alla moderna interpretazione di Branagh che alla classica figura “dalla testa d'uovo” interpretata magistralmente da David Suchet.

A margine è da segnalare anche l'ottimo accompagnamento musicale dell'opera, sempre puntuale ed ispirato nell'accompagnare il giocatore tanto nelle indagini quanto nelle piccole fasi di esplorazione. Un lavoro magistrale, che riesce, soprattutto nell'ambito dei vari ambienti del leggendario treno, a regalare atmosfere sofisticate e “d'altri tempi”, anche al netto di un contesto narrativo che, come detto, scegli di allontanarsi dalle origini per affacciarsi al 2023.

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