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The Last Of Us Parte II Remastered | Recensione

The Last Of Us Parte II arriva su PS5 con una Remastered che ci ricorda più una Director's Cut che nulla toglie all'opera originale.

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a cura di Andrea Maiellano

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Prima di addentrarsi nell’analisi di un prodotto, già parecchio controverso, quale The Last Of Us Parte II Remastered, bisogna chiarire un aspetto molto importante.

Innanzitutto non siamo di fronte a un prodotto analogo a quel The Last Of Us Parte I, uscito nel 2022, che tanto fece discutere i giocatori per via di una serie di scelte, commerciali e di marketing, ritenute parecchio discutibili, ma di fronte a una produzione che non sposta, e non vuole spostare, in alcun modo l’esperienza originale offerta dal titolo alla sua uscita nel 2020.

Questa nuova edizione, difatti, risponde alle esigenze di alcune, specifiche, tipologie di utenti limitandosi nell’offrire una versione di The Last Of Us Parte II aggiornata tecnicamente, per allinearsi alle recenti produzioni dei PlayStation Studios uscite su PS5, ed estesa esclusivamente per quanto riguarda i contenuti extra.

Remastered o Director’s Cut

Proprio per questo motivo, pur comprendendo la volontà di Sony e di Naughty Dog nel voler mantenere una sorta di continuità rispetto a quanto fatto nel 2014 con la Remastered, per PlayStation 4, del primo capitolo, non possiamo che rimanere perplessi sul perché non sia stata scelta la dicitura “Director’s Cut” per questa produzione.

D’altronde, The Last Of Us Parte II Remastered, rispetta tutti quei dogmi già visti nelle Director’s Cut di Death Stranding e Ghost Of Tsushima, oltre che con la raccolta L’Eredità Dei Ladri dedicata a Uncharted 4. Update tecnico, e grafico, per sfruttare le funzionalità di PS5, una manciata di contenuti aggiuntivi, la possibilità per chi fosse già in possesso del gioco di aggiornare alla nuova versione al prezzo di 10€ e, ovviamente, un rinnovato ciclo vitale che permetta a queste produzioni di generare profitti per un’altra generazione di console da gioco.

Una politica già discussa fin troppo nel corso degli ultimi anni e che non ha bisogno di altre riflessioni in merito. Quello che però ci teniamo a rimarcare è che la scelta della dicitura “Remastered” restituisca un’immagine errata di quello che è realmente questa nuova versione di The Last Of Us Parte II e che, proprio in virtù di questa discutibile scelta, ha portato molti giocatori a sentirsi obbligati a riservare le critiche più disparate nei confronti di quella che, a conti fatti, non è altro che  l’ennesima riproposizione, riveduta e corretta, di un titolo di successo per PlayStation 4.

The Last Of Us Parte II Remastered, però, è anche una produzione “necessaria” per Sony, poiché fa parte di quell’ampio progetto, dichiarato a più riprese da Jim Ryan, che vuole le IP dei PlayStation Studios estendersi su altri media.

Con il successo ottenuto dalla serie TV di The Last Of Us e lo sdoganamento su PC del franchise (attraverso il porting di quel The Last Of Us Parte I per PS5 che tanto venne criticato dal pubblico), era pronosticabile una riedizione del secondo capitolo prima su PS5 e, presumibilmente fra qualche mese, anche su PC.

The Last Of Us Parte II fra update e salvataggi

Come accennavamo poc’anzi, per effettuare l’update dalla versione PlayStation 4 di The Last Of Us Parte II, a questa Remastered, bisogna essere in possesso del gioco originale.

Per quanto riguarda i proprietari della versione digitale del gioco, basterà recarsi sullo Store digitale ed eseguire l’update a pagamento il giorno del lancio ufficiale, mentre per i possessori della versione su disco, oltre all’acquisto dell’aggiornamento, sarà necessario inserire il disco della versione PlayStation 4 ogni qualvolta si vorrà avviare il gioco.

Per quanto riguarda i salvataggi, invece, il procedimento risulta molto meno convoluto rispetto ad altri titoli che offrono la stessa funzione. Basterà scaricare dal cloud di PlayStation i dati della versione PlayStation 4 del gioco e avviare The Last Of Us Parte II Remastered. Sarà il gioco, in totale autonomia, a riconoscere la presenza di un salvataggio della versione precedente, convertirlo, sbloccare i trofei già guadagnati e renderlo disponibile al primo avvio di The Last Of Us Parte II Remastered. 

L’unico aspetto a cui dovrete fare attenzione è che, per un bug ancora presente durante la stesura di questa analisi, se avrete una partita in corso nel New Game+, la versione PS5 non riuscirà a riconoscere il fatto che avrete già terminato l’avventura una volta, obbligandovi a cercare nei salvataggi automatici il save point automatico che il gioco per PlayStation 4 generava poco prima dei titoli di coda e avviare quella breve porzione di gioco prima di poter ritrovarvi con tutti i contenuti che si ottengono al termine dell’avventura, sbloccati regolarmente.

Senza Ritorno

Indubbiamente la novità presente in The Last Of Us Parte II Remastered che più ha attirato l’attenzione, è la modalità Senza Ritorno, la quale permette ai giocatori, attraverso delle dinamiche squisitamente Rogue-Like, di scegliere un percorso e di affrontare una serie di scontri (generati interamente in maniera casuale) ambientati negli scenari della campagna di The Last of Us Parte II.

Le meccaniche di base sono molto semplici: si sceglie un personaggio (inizialmente saranno disponibili solo Ellie e Abby), si comincia la partita all’interno di un rifugio e si consulta la lavagna, presente in esso, per dare inizio a una serie di scontri che, se portati a termine tutti, culmineranno con una Boss Battle decisamente impegnativa.

Gli scontri saranno diversificati principalmente, ma non esclusivamente, in “eliminazione” e “sopravvivenza”. Nei primi bisognerà annientare i nemici presenti nell’area, premunendosi di raccogliere il maggior numero di risorse possibili e di subire il minor numero di danni possibile. I secondi, invce, richiederanno di sopravvivere per un determinato ammontare di tempo, tenendo nuovamente a mente di reperire risorse e salvaguardare la propria energia vitale.

Al termine di ogni scontro si ritornerà nel rifugio, dove si potranno investire le risorse e i materiali raccolti, per acquistare nuove armi, aumentare le munizioni a disposizione, sbloccare delle abilità temporanee e migliorare, fino al termine della partita in corso, alcune statistiche del proprio personaggio.

Arrivare alla fine di una “lavagna”, eliminando il boss di fine percorso, permetterà di guadagnare dei miglioramenti permanenti, oltre che a sbloccare nuovi percorsi più complessi, con scontri più difficili e boss più duri a morire.

Ogni percorso, inoltre, presenterà dei bivi, i quali chiederanno al giocatore di scegliere una diramazione ben precisa, decidendo quale serie di scontri affrontare e precludendo il percorso ignorato.

Quasi sempre queste diramazioni offrono delle scelte ben definite, quali il decidere se affrontare lo scontro seguente in compagnia di un alleato o se optare per una sfida più complessa ma con ricompense più alte, redendo necessario soppesare a dovere ognuna di queste decisioni tenendo a mente cosa serva di più per arrivare pronti allo scontro finale con il boss.

Per quanto riguarda le varie difficoltà presenti nella modalità Senza Ritorno, fin dalla più semplice la sfida risulta bilanciata, impegnativa e appagante. Tentare la sorte con una difficoltà più elevata, senza avere a disposizione un personaggio potenziato a dovere, si risolverà molto spesso in un sonoro Game Over, mentre il terminare con successo gli scontri a difficoltà più elevata, garantirà delle ricompense molto più generose e proporzionalmente bilanciate alla sfida che si andrà ad affrontare.

Per quanto riguarda, infine, la progressione globale della modalità Senza Ritorno, saranno presenti una serie di obiettivi (globali o univoci per i vari personaggi) che permetteranno, una volta portati a termine, di sbloccare valuta in game (la stessa ottenibile portando a termine le sfide della campagna giocatore singolo e con la quale si potranno acquistare skin, bozzetti, modelli e quant’altro) e rendere disponibili gli altri personaggi che compongono il roster di questa peculiare modalità di gioco.

Sia chiaro, tutti gli aspetti che compongono Senza Ritorno, funzionano bene e sono curati in maniera certosina, ma siamo lontani dal trovarci di fronte a una modalità di gioco capace di tenere alta l’attenzione per decine e decine di ore, essendo, a differenza di quanto offerto dal recente Valhalla di God Of War Ragnarok, un contenuto del tutto slegato dal comparto narrativo del titolo.

Si tratta comunque di un ottimo divertissement, capace di offrire nuovi spunti a quei giocatori che hanno già sviscerato il titolo originale in ogni suo aspetto, per ri-giocare, nuovamente, a The Last Of Us Parte II.

Un dietro le quinte di tutto rispetto

Un altro aspetto che abbiamo apprezzato di The Last Of Us Parte II Remastered, e che ancora una volta ce lo ha fatto percepire più come una Director’s Cut che come una Remastered, sono i nuovi contenuti aggiuntivi messi a disposizione del giocatore. 

Non si tratta di una mole soverchiante di elementi inediti, quanto più di una manciata di extra pensati per fare la gioia degli amanti del dietro le quinte e dei fan del titolo.

L’aggiunta più interessante, senza ombra di dubbio alcuno, è la presenza di tre livelli inediti che vennero rimossi in fase di sviluppo. Si tratta di porzioni di gioco poco rifinite e non complete, messe a disposizione dei giocatori più per conoscenza che per intrattenimento, ma che riescono a regalare uno spaccato molto interessante sul complesso processo di sviluppo che risiede alle spalle di una produzione del genere. 

Ognuno dei tre livelli, i quali durano poco più di dieci minuti l’uno, presenta un’introduzione di Neil Druckmann, che si prodigherà nello spiegare dove vennero posizionati originariamente all’interno della storia e le motivazioni che portarono il team a eliminarli, oltre che alcuni punti di interesse, posizionati all’interno dei livelli, che permetteranno ai giocatori di ottenere maggiori informazioni (sotto forma di messaggi audio) sul perché sono state compiute determinate scelte di level design.

A questo interessante extra, si aggiungono una modalità Speedrun, nuovi filtri grafici, una serie di skin aggiuntive per i vari personaggi, bozzetti inediti, modelli tridimensionali aggiuntivi e la peculiare modalità “Chitarra Libera”, la quale permetterà di impersonare Joel, Ellie o Gustavo Santaolalla (il compositore della colonna sonora dell’intero franchise) e suonare liberamente una serie di strumenti a corde (fra le quali chitarre acustiche di diverse tipologie e un banjo) sfruttando la meccanica presente nel gioco che, nei mesi successivi all’uscita, divenne virale fra i content creator che la sfruttarono per suonare ogni composizione nota al genere umano. 

Il caro, vecchio, The Last Of us Parte II

Giungendo infine all’aspetto più spinoso di tutta questa analisi: quanto cambia, tecnicamente e graficamente, The Last Of Us Parte II Remastered, rispetto al gioco originale? Agli occhi dei giocatori meno inclini alla ricerca dell’iconico “pelo nell’uovo”, sicuramente ben poco e questo non è un difetto, sia chiaro, quanto più la dimostrazione che, già nel 2020 e sfruttando un hardware del 2013, Naughty Dog riuscì a realizzare un prodotto tecnicamente, e graficamente avveniristico.

Analizzandolo più nel dettaglio, invece, The Last Of Us Parte II Remastered introduce tutta una serie di migliorie pensate per allineare il gioco agli standard ottenuti dalle altre produzioni per PS5 e, in primis, al The Last Of Us Parte I uscito nel 2022.

Totale supporto al Dualsense, caricamenti istantanei, risoluzione nativa in 4K in modalità Fedeltà, risoluzione a 1440p upscalati in modalità Prestazioni, migliorie nella gestione di luci e ombre, frame rate sbloccato per le TV, e i monitor, che supportano il VRR e una serie di funzioni di accessibilità aggiuntive, quali le descrizioni audio e le vibrazioni nei dialoghi.

Insomma, una serie di migliorie analoghe a quelle già implementate nei recenti porting per PS5 e che, come accennato poc’anzi, non stravolgeranno drasticamente l’esperienza alla maggior parte dei giocatori, limitandosi a farsi percepire più attivamente quando si tratterà di caricare in pochi istanti una partita o in quelle situazioni in cui il feedback aptico, o i grilletti adattivi, del Dualsense, entreranno in azione prepotentemente.

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • I fan adoreranno i nuovi contenuti presenti...

  • The Last Of Us Parte II nella versione graficamente migliore sul mercato

  • Prezzo budget per i nuovi acquirenti

Contro

  • ... ma per la maggior parte dell'utenza si limiteranno a essere un contentino ben confezionato e nulla di più

  • La parte centrale della storia è leggermente dilatata nelle tempistiche

Commento

The Last Of Us Parte II Remastered è un prodotto molto differente da quel tanto discusso The Last Of Us Parte I uscito nel 2021. Questa edizione, difatti, risulta un’operazione commerciale più ragionata e in linea con la recente politica di Sony in merito agli aggiornamenti per PS5. Viene venduta a prezzo ridotto, offre un update a prezzo scontato per i possessori del gioco originale e, aspetto più importante, non impone l’acquisto a nessuno, limitandosi a rispondere alle esigenze di alcune specifiche tipologie di utenza, ovvero quelli che non hanno mai avuto modo di giocare la splendida produzione targata Naughty Dog e i fan sfegatati del franchise che aspettavano questa riedizione con trepidazione. Senza Ritorno, così come i livelli perduti, si limitano a fungere da mero “contentino ben confezionato”, non rendendo l’update imprescindibile per tutti i possessori del gioco originale, ma rimane indubbio che non abbia senso dare un voto numerico a questa versione, il quale per la cronaca non si distaccherebbe dal perfect score che ottenne da parte nostra alla sua uscita nel 2020, in quanto l’arrivo The Last Of Us Parte II Remastered non intacca minimamente la qualità produttiva del gioco, limitandosi a renderlo disponibile, con i dovuti aggiornamenti, sulla recente ammiraglia di casa Sony.

Informazioni sul prodotto

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The Last Of us Parte II Remastered