A Dubai si decide il destino di Internet: sapevatelo

La World Conference on International Telecommunications terminerà venerdì e per quella data potrebbero essere approvate norme rivoluzionarie da applicare alla Rete. Si parla del ridimensionamento dell'ICANN, di Deep Packet Inspection e tasse sugli Over-The-Top

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a cura di Dario D'Elia

Alla World Conference on International Telecommunications (WCIT 2012) di Dubai si sta discutendo sul destino di Internet ma in Italia si parla solo dell'agenda politica. Ovviamente sarebbe piuttosto infantile avviare un dibattito su cosa sia più importante, certo è che in Italia si parla sempre troppo poco di Rete e con un taglio di costume.

Il problema è che le scelte di carattere internazionale che saranno prese entro venerdì potrebbero davvero cambiare l'esperienza online di miliardi di persone. Al tavolo decideranno i rappresentanti TLC di 193 paesi. Insomma, sarà un voto condizionato anche dalla politica.

Molti i temi caldi, sopratutto se si considera che l'ultimo importante aggiornamento del trattato sulle comunicazioni (International Telecommunication Regulations - ITR) risale al 1988. L'industria del settore, ma anche gli utenti, avrebbero certamente bisogno di correzioni ai trattati ma quella che all'inizio sembrava profilarsi come una grande opportunità di crescita si sta trasformando in un pericolo.

Alla salute del Web

Il primo nodo riguarda la governance del Web. Oggi la Rete è gestita dall'ICANN, un'organizzazione non-profit statunitense che su alcuni fronti deve sottostare alle direttive dello United States Department of Commerce. A molti paesi questo dettaglio non piace. Ecco quindi il tentativo di sostituire l'ICANN con l'ITU, ovvero l'organismo dell'ONU che si occupa storicamente di TLC ma non di Internet.

Meglio lo status quo con il peso forte degli Stati Uniti oppure una struttura sovranazionale? La risposta non è scontata, e il fatto che a spingere per il cambiamento siano in testa Russia e Cina non è certamente confortante. Un po' come se un'idea interessante fosse promossa da Gambadilegno e Macchianera: il primo pensiero sarebbe "deve esserci qualcosa sotto". E infatti le malelingue dicono che uno spostamento della cabina di regia potrebbe favorire le cordate più integraliste.

Il secondo nodo è quello delle tecniche di Deep Packet Inspection (DPI), che secondo fonti stampa sarebbero già state approvate a porte chiuse dall'ITU. Si parla insomma della possibilità per i provider di "ispezionare" i pacchetti dati e non solo di rilevarne l'header di destinazione come oggi. Il rischio è che possa essere più agevole la discriminazione di alcuni servizi o il filtro delle trasmissioni. E quindi la possibilità per (certi) governi o imprese di scandagliare ogni dato violando ogni norma sulla privacy. Insomma aprire alla DPI vorrebbe dire incrinare la neutralità della rete.

Su questo problema comunque manca ancora chiarezza poiché le decisioni sono state prese a porte chiuse e l'unico documento su cui farsi un'idea è quello diffuso dall'attivista australiano di CryptoParty, Asher Wolf. Tempo fa è riuscito a ottenere una copia delle 95 pagine ITU che entrano dei dettagli dei sistemi di interoperabilità della DPI.

Infine stanno tenendo banco i tentativi di ETNO (l'associazione degli ex-monopolisti TLC europei) per ostacolare l'approvazione delle leggi sulla neutralità della Rete e la questione della tassazione degli Over-The-Top.

"Dinosauri con cervelli delle dimensioni di un pisello", ha dichiarato Vint Cert, uno dei padri di Internet, riferendosi ai nuovi (presunti) riformatori. A suo parere l'ITU non può decidere sul futuro della Rete, come sostiene anche Google. E Washington la pensa allo stesso modo: ha infatti approvato una risoluzione in tal senso che ribadisce il primato dell'ICANN.

Potevano mancare gli hacktivisti? No, certamente, e infatti pare che stiano attaccando le infrastrutture della World Conference on International Telecommunications. Al momento si sono riscontrati solo piccoli blackout e disservizi. Unico indizio: #OpWCIT.