Agenzia Entrate: la fatturazione elettronica ha già fatto emergere una maxi-frode

L'Agenzia delle Entrate ha confermato che con l'introduzione della fatturazione elettronica è già stato possibile far emergere un grave caso di frode.

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a cura di Dario D'Elia

La fatturazione elettronica in poco più di due mesi ha consentito di smascherare un complesso sistema di frodi basato su società cartiere e bloccare falsi crediti IVA per 688 milioni di euro. L'Agenzia delle Entrate oggi ha diffuso un report sull'attività 2018 e qualche anticipazione sulla e-fattura.

"Dopo la prima fase di avvio, la fatturazione elettronica è entrata nel vivo e nel quotidiano di milioni di italiani", sottolinea l'Agenzia. "Sono, ad oggi, circa 2,7 milioni gli operatori che hanno inviato 350 milioni di e-fatture, con una percentuale di scarto pari al 3,85%". Le analisi del rischio basate su e-fatture e il confronto con i dati del portale "Fatture e corrispettivi" ha consentito di rilevare le incongruità e agire. Si parla di complessivi "acquisti fittizi" per 3,2 miliardi di euro che avrebbero generato crediti IVA per 688 milioni.

Ma come funziona lo schema della frode? In pratica due o più società cartiere creano e scambiano fatture false. Dopodiché inseriscono nella dichiarazione acquisti imponibili di importo rilevante per generare crediti IVA falsi. A quel punto o sfruttano la compensazione diretta o procedono tramite accollo dei debiti di altre società. Oppure ancora cedono i crediti IVA ad altre società per l'utilizzo in compensazione.

L'incrocio dei dati con la fatturazione elettronica fa emergere crediti gonfiati, assenza di fatture o fatture emesse da soggetti ad elevato profilo di rischio. 100 verificatori dell'Agenzia nel frattempo sono impegnati in attività di indagine che permettono di rilevare sedi inesistenti, attività economiche assenti e acquisti fittizi per importi molto consistenti.

Il risultato di questa attività ha consentito in questi ultimi mesi, ad esempio, di individuare 37 soggetti dediti al commercio all'ingrosso di prodotti petroliferi in 11 province di 7 regioni italiane.