Alieni secondo Darwin, potrebbero assomigliarci!

Secondo un gruppo di studiosi dell'Università di Oxford gli alieni potrebbero avere delle analogie con l'uomo dal punto di vista biologico, perché potrebbero aver seguito un percorso evolutivo simile al nostro.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Ammesso che esistano forme di vita su altri pianeti, come sono fatte? La domanda è lecita, ed è aperta da tempo la discussione sul fatto se sia lecito o meno immaginare che esseri extraterrestri possano essere simili agli umani, almeno biologicamente parlando.

Una possibile risposta arriva dagli scienziati dell'Università di Oxford, che qualche giorno fa hanno pubblicato un articolo sul Journal International of Astrobiology in cui sostengono che in effetti potrebbero essere simili a noi dal punto di vista biologico, tenendo conto della teoria sull'evoluzione della specie e della selezione naturale proposta da Charles Darwin.

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Gli esperti sostengono infatti che - analogamente a quanto accaduto sulla Terra - la vita su altri pianeti, lune o asteroidi, qualora esista, sarebbe probabilmente soggetta alla selezione naturale. E se questo punto di partenza è valido, allora è probabile che gli alieni abbiano delle analogie con noi. È alla luce di questa considerazione che Samuel Levin dell'Università di Oxford afferma che "non possiamo ancora dire se gli alieni camminino su due gambe o abbiano grandi occhi verdi, tuttavia pensiamo che come noi umani siano composti da una gerarchia di entità, che cooperano a creare un unico organismo e che si occupano di svolgere diversi compiti [...] fra cui nutrirsi, sopravvivere, crescere, riprodursi". La base è appunto quel processo attraverso il quale la variazione ereditaria tra gli individui porta a differenze di successo e, in ultima analisi, alla sopravvivenza dei più forti.

L'approccio di Levin e colleghi è differente rispetto a quello degli astrobiologi, che mediante un approccio "meccanicistico" studiano l'evoluzione della vita sulla Terra e cercano di applicare lo stesso meccanismo agli ambienti di pianeti lontani. Un metodo che, secondo Levin, ha i suoi punti di forza, ma anche le sue debolezze perché per noi il campione di pianeta che ospita la vita è solo uno, ed è difficile sapere cosa ci sia di unico sulla Terra rispetto a quello che si trova nello Spazio. Per esempio, gli occhi e le strutture simili all'occhio sulla Terra si sono evolute indipendentemente per circa 40 volte, ma non è chiaro se la vista sia un senso esclusivamente terrestre.

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ET l'extraterrestre

A Oxford hanno quindi usato un approccio teorico, che "non è legato alle caratteristiche della Terra [...] ma considera se gli alieni abbiano un DNA o un 'XNA', se respirino ossigeno o azoto, eccetera". Il risultato è che la previsione teorica non può dare risposte specifiche sull'aspetto esteriore degli alieni, ma può aiutare a capire se la selezione naturale abbia portato o meno a determinati tipi di organismi.

Sulla Terra i geni "hanno collaborato" a realizzare genomi, i genomi sono stati tasselli importanti per le cellule e le cellule primitive si sono unite per creare cellule eucariote più complesse. Le cellule si sono quindi unite per formare organismi multicellulari, e gli organismi multicellulari spesso cooperano nelle colonie o nelle società. Gli alieni che sono stati sottoposti a selezione naturale potrebbero avere seguito un percorso evolutivo simile.

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Foto: Depositphotos / @Mothman

Un ragionamento che, come ammette lo stesso Levin, ancora "non può rispondere alla domanda se siamo soli, ma nel caso in cui non lo fossimo può dirci qualcosa sui nostri vicini". Come vi immaginate gli extraterrestri?


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Se questo articolo vi ha fatto venire voglia di saperne di più sull'evoluzione della specie leggete il libro Darwin: L'origine delle Specie