Alla Maker Faire il futuro è una promessa di libertà

La quarta edizione della Maker Faire si è appena conclusa con un enorme successo di pubblico. Al di là dell'aspetto ludico legato ai singoli maker, la fiera ha dimostrato di poter essere un evento di ben altra portata, nel quale emerge un'immagine possibile di futuro.

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a cura di Alessandro Crea

Ne è passato di tempo dalla prima edizione della Maker Faire tenutasi a Roma nel 2013 presso il Palazzo delle Esposizioni. Un tempo in cui il futuro si è fatto man mano più prossimo, mentre la manifestazione è cresciuta per numero di espositori e visitatori, e si è evoluta da vetrina di lavori amatoriali a importante evento culturale di portata europea.

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Realtà virtuale allo stand di Tom's Hardware

Nei 100.000 metri quadri dei sei padiglioni della Nuova Fiera di Roma abbiamo visto infatti 700 progetti provenienti da 40 Paesi e decine di workshop con gli speaker più importanti del settore. Una vera e propria celebrazione del coraggio, dell'impegno e dell'energia di chi sta dando forma al futuro e vuole condividere le proprie conoscenze. Ma qual è il futuro che si è delineato nella tre giorni romana? Proviamo a raccontarvelo dopo aver vissuto intensamente la manifestazione di cui siamo stati ancora una volta partner.

Tre sono le parole chiave che abbiamo individuato: realtà virtuale, Internet delle Cose e tecnologie legate al superamento delle disabilità. La prima, dopo anni di disinteresse e relegazione a fenomeno di nicchia per nerd e videogamer, si avvia a diventare un fenomeno di massa. Noi di Tom's Hardware siamo stati testimoni di questo cambiamento nella percezione da parte del pubblico, visto che il nostro stand è stato preso d'assalto  da tantissime persone che fremevano per provare il visore HTC Vive. Un entusiasmo che tra l'altro ci ha riempiti d'orgoglio per essere riusciti ancora una volta a intercettare e rappresentare con tempestività il segno dei tempi e del cambiamento.

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Casa Jasmina

Come per la realtà virtuale, anche per domotica e IoT, dopo alcuni anni di discussioni ipertecniche lontane dai consumatori, ora sembra essere arrivato il momento della ribalta mediatica e dell'interesse reale del pubblico. Lo testimoniano prodotti come la cappa smart e connessa presentata da Faber o la futuristica Casa Jasmina, progetto sperimentale di abitazione futuristica, promosso da Arduino e curato dal grande scrittore di fantascienza cyberpunk Bruce Sterling.

Girando per gli stand della Maker Faire infine emergeva chiaramente la voglia di applicare gli ultimi ritrovati della robotica, dell'Internet delle Cose e del cloud a dispositivi in grado di aiutare le persone con disabilità. Gli esempi sono stati numerosi, dall'orsacchiotto transizionale pensato per i bambini affetti da autismo a protesi ed esoscheletri di tutti i tipi per migliorare la motilità di chi ha limitazioni fisiche, fino al guanto che si è aggiudicato il R.O.M.E. Prize da 100mila euro, e che consente di tradurre in suoni il linguaggio dei segni. Bastava visitare del resto l'ampio stand della Sanofi dedicato al contest MakeToCare per vedere l'attenzione che ormai anche l'industria pone a questo tipo di prodotti.

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dbGlove, il guanto parlante per sordociechi

Qual è dunque il volto del futuro possibile emerso durante questa edizione della Maker Faire? Tenendo presente che il futuro, per definizione, è sempre indistinto e in parte fuori fuoco, la nostra sensazione è di trovarci proprio all'alba del transumanesimo.

Come ha sempre vaticinato il noto movimento culturale, appare ormai chiaro che la tecnologia sarà sempre più impiegata per aumentare ed espandere le nostre capacità fisiche e cognitive e migliorare quegli aspetti della condizione umana che sono considerati indesiderabili, come la malattia e l'invecchiamento, in vista anche di una possibile trasformazione post umana.

Da questo punto di vista la scelta di Bruce Sterling di presenziare all'inaugurazione della Maker Faire non è casuale, ma rappresenta una scelta ben precisa da parte di chi ha sempre trattato questi temi.

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Watly

La realtà virtuale si appresta a liberarci ad esempio dai nostri limiti sociali ed economici (si pensi alla possibilità di visitare molti più luoghi e conoscere molte più cose di quanto il nostro conto in banca potrebbe mai consentirci). La tecnologia applicata mira invece ad alleviare la nostra esistenza dalle costrizioni del corpo, soprattutto se affetto da malattie limitanti. Progetti come Warka Water o Watly si prefiggono di migliorare le condizioni d'esistenza nei Paesi in via di sviluppo.

La casa del futuro infine ci affrancherà sempre più dalle incombenze del quotidiano. La tecnologia insomma un giorno ci renderà più liberi, almeno dalle costrizioni della vita materiale. Cosa ne faremo poi di questa libertà o se la tecnologia stessa diventerà una nuova forma di dipendenza dipenderà da noi, il viaggio è appena iniziato e promette di essere avventuroso.