Arti robot per i disabili, ma nel futuro saremo ologrammi

Grazie a un sistema di elettrodi impiantati nel cervello pazienti disabili sono riusciti a muovere un braccio robotico ed effettuare semplici azioni. Sembra incredibile, ma in Russia c'è già chi pensa a trasformare l'essere umano in un ologramma senziente.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Una persona paralizzata è in grado di muovere un braccio robotico, grazie a un sistema che rileva gli impulsi mandati dal cervello e li trasmette al sistema meccanico. L'esperimento è, se vogliamo, l'evoluzione di una tecnica nota da qualche tempo, che era stata sperimentata sugli animali.

Il dispositivo usato si chiama Braingate, e consiste sostanzialmente in una serie di elettrodi impiantati direttamente nella corteccia motoria; il loro scopo è rilevare le attività neurali e trasformarle in segnali elettrici che le macchine possono interpretare. I pazienti sono riusciti a muovere i bracci robotici e a far compiere loro diverse azioni, come afferrare una palla poggiata su uno scaffale, o persino a usarli per prendere un caffè con una cannuccia.

Nuovo braccio robotico in fase di sviluppo (modello T800)

"La percentuale di successo è stata enorme, ma questi esperimenti sono piuttosto limitati. Dovrebbe essere possibile aumentare il numero di elettrodi nella corteccia motoria per una visione più precisa delle attività. […] Se i partecipanti usassero il braccio robotico quotidianamente forse il sistema comincerebbe a vedere segnali più chiari e facili da interpretare", conclude John Timmer Su Ars Technica.

Sembra un sogno che si realizza per tutte le persone paralizzate nel mondo. Due le possibili evoluzioni che si possono intuire: da una parte una (enorme) riduzione dei costi potrebbe rendere accessibili le estensioni robotiche a un gran numero di pazienti, e dall'altra si potrebbe trovare il modo di portare i segnali elettrici direttamente ai muscoli degli arti paralizzati: il problema infatti è un'interruzione (nella spina dorsale), ma cervello e muscoli funzionano, quindi in teoria è possibile "bypassare" l'ostacolo.

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Un traguardo lontano naturalmente, ma i risultati sono incoraggianti (qui l'articolo di Nature, a pagamento).  È invece ai limiti della fantascienza l'iniziativa chiamata Russia 2045, il cui obiettivo è sconfiggere la morte in pochi semplici passi: creare robot controllabili con il pensiero (2020), impiantare un cervello umano dentro a un androide (2025), trasferire l'essenza (anima, spirito, personalità, fate voi) di un essere umano dentro a un cervello artificiale (2030), e infine trasformare l'essere umano, alla fine della sua vita, in un avatar olografico che vivrà per sempre (2045).

Obiettivi piuttosto ambiziosi considerando le conoscenze di cui disponiamo ora, ma avere dei sogni è consentito a tutti dopotutto, e non c'è nulla di male nell'inseguirli – anche se si rischia di apparire come una setta new age invece che come scienziati. Anche perché al momento Russia 2045 ha un androide piuttosto realistico che tuttavia non fa molto, che di certo non fa intuire un futuro modello capace di contenere un cervello umano.  

Il progetto per l'immortalità comunque è avviato, e anche se non sarà per il lavoro di Russia 2045 (su cui abbiamo più di qualche dubbio) di certo tra non molto s'infiammerà il dibattito etico sulla questione: abbiamo ancora un po' di tempo per farci un'opinione. Ne avete già una?