Assange chiede a Obama di seppellire l'ascia di guerra

Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, ha tenuto un discorso pubblico in cui ha chiesto agli Stati Uniti di scarcerare l'informatore Bradley Manning e di far cadere le accuse nei suoi confronti per spionaggio.

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a cura di Manolo De Agostini

Julian Assange, il fondatore di Wikileaks arroccato nell'ambasciata ecuadoregna da oltre due mesi, ha parlato ieri pubblicamente del proprio caso, dopo aver ottenuto la scorsa settimana l'asilo politico. Assange è accusato di violenza sessuale in Svezia, ma su di lui pende la possibile estradizione negli Stati Uniti, dove per l'accusa di spionaggio e altri capi di imputazione potrebbe anche essere condannato a morte.

Il problema per il fondatore di Wikileaks, sito noto per aver pubblicato migliaia di documenti confidenziali di governi e aziende di tutto il mondo, è che al momento il Regno Unito non gli assicura il salvacondotto necessario per volare in Ecuador. Per questo il carismatico australiano ha tenuto una conferenza stampa dalla finestra dell'ambasciata. Sì, dalla finestra, perché se avesse fatto qualche passo in più, calpestando il balcone, sarebbe entrato nel territorio britannico, offrendo alla polizia la possibilità di arrestarlo.

Nel suo discorso, definito da molti "Assangelus", Assange ha ringraziato i vertici politici dell'Ecuador ed espresso gratitudine a diversi paesi dell'America Latina che hanno difeso il suo diritto di chiedere asilo. Il passaggio più duro però è stato dedicato agli Stati Uniti e agli informatori di Wikileaks, in particolare a Bradley Manning, il militare statunitense in carcere per aver permesso la pubblicazione di documenti confidenziali: "È un eroe e deve essere liberato", queste le parole dell'australiano. "La libertà d'espressione è minacciata".

Assange ha chiesto al Presidente Barack Obama di intervenire, facendo cadere le accuse e archiviando l'inchiesta dell'FBI. "Barack Obama faccia la cosa giusta, fermi la caccia alle streghe". Nel discorso c'è stato spazio anche per nominare le Pussy Riot, condannate nei giorni scorsi in Russia dopo aver intonato una canzone contro Vladimir Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca.

Nessuna parola invece sulle accuse di molestie. Carl Bildt, ministro degli Esteri svedese, ha garantito che la Svezia non estrada in paesi dove vige la pena di morte e l'avvocato di Assange ha dichiarato che l'impegno a non estradare il fondatore di Wikileaks negli Stati Uniti sarebbe una "buona base" per avviare i negoziati e porre fine all'intera vicenda. Non resta che attendere i prossimi sviluppi, soprattutto la posizione del Regno Unito, che finora è stata inflessibile, prolungando il "campeggio" di Assange nell'ambasciata ecuadoregna.