Beauty contest ricongelato: nel 2013 sarà tutto da rifare

L'assegnazione delle vecchie frequenze si complica: la UE ha stabilito che entro il 2013 la banda a 800 MHz dovrà essere lasciata ai serviti TLC. A questo punto qualcuno sta pensando a un'assegnazione a tempo determinato da massimo 4 anni.

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a cura di Dario D'Elia

Il tema del beauty contest rischia di rimanere a lungo congelato, poiché è spuntato un altro problema: l'Unione Europea ha stabilito che entro il 2013 la banda a 800 MHz dovrà essere lasciata ai servizi TLC. In pratica una porzione dello spettro attualmente usato dalla TV digitale terrestre, in base al Radio Spectrum Policy Programme approvato, dovrà essere assegnato al mondo delle telecomunicazioni per il potenziamento dei servizi wireless broadband.

"Non ha senso mettere a gara ora delle frequenze che, secondo l'Agenda digitale dell'Europa, le televisioni sono destinate a perdere, perché serviranno a garantire una connessione a banda larga a tutti", ha confermato Antonio Sassano, esperto di frequenze, alla testata Prima Comunicazione.

La macchina si è congelata

Ecco quindi l'ipotesi di un'asta onerosa per assegnare le frequenze del beauty contest a tempo determinato - nello specifico 4 anni, quindi fino al 2017. L'altra possibilità, presentata da Sassano al al convegno "The Tv Universe 2012, Politics and future business" organizzato da Business International, p invece quella di bloccare tutto, ristudiare i termini imposti dell'Unione Europea e ridisegnare lo spettro radio in modo da migliorare la copertura RAI, risolvere il problema delle emittenti locali e creare quella riserva di frequenze per la prospettiva wireless broadband.

Da questo complesso gioco di equilibri sembra rimanere un po' alla finestra Mediaset, non intenzionata a partecipare a un'eventuale asta frequenze e contemporaneamente preoccupata per lo switch off della Sicilia. I canali che sfrutterà sull'isola infatti non sono stati coordinati con Ginevra e gli altri paesi: c'è il rischio che possano essere rivendicati, stando a quanto riportano i trattati internazionali, dai paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo.