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Bruxelles, se il Grande Fratello non è poi così grande

Terrorismo, attentati di Bruxelles. Dalla tecnologia ci si aspettava di più per la prevenzione? Purtroppo i servizi di intelligence non si scambiano informazioni. Intanto in Italia è pronto un sistema creato da ENEA, basato su laser in grado di rilevare ovunque tracce di esplosivi. Abbiamo intervistato il coordinatore del progetto EDEN, Luigi De Dominicis.

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Avatar di Pino Bruno

a cura di Pino Bruno

Pubblicato il 23/03/2016 alle 12:16

Forse il Grande Fratello non è poi così grande, se è vero che i servizi di intelligence mondiali non riescono a prevenire e sventare attentati come quelli di ieri a Bruxelles. Ovvero, la narrazione a cui siamo abituati, da Wikileaks a Edward Snowden, cioè la massiccia e capillare attività di tracking digitale globale, dimostra di avere molti buchi neri.

Sarà pur vero che i terroristi fanno uso limitato e accorto delle comunicazioni digitali e adottano sistemi di criptazione, ma in questo caso il ricorso allo spionaggio "tradizionale" dovrebbe colmare i vuoti. Invece così non è, anche se è vero che molti attentati – così dicono i servizi di sicurezza – sono stati impediti. Solo che in questi casi le notizie si riducono a trafiletti.     

aeroporto

La mancanza di condivisione delle informazioni

D'altronde lo stesso coordinatore europeo per la lotta al terrorismo, Gilles de Kerchove, in una intervista rilasciata pochi giorni fa ha messo il dito nella piaga: "alcuni servizi di sicurezza – ha detto - sono ancora reticenti sulla condivisione delle informazioni". L'interoperabilità delle banche dati ancora non c'è, ha osservato Gilles de Kerchove, e "bisogna convincere la comunità di intelligence a utilizzare Europol e la sua nuova piattaforma ECTC integrata", oltre che "individuare gli ostacoli tecnici, giuridici, culturali e psicologici che impediscono lo scambio di informazioni su piattaforme europee".

Un esempio? "Eurodac - sottolinea de Kerchove - è un database di impronte digitali istituito per gestire le richieste di asilo: dovremmo essere in grado di utilizzare le impronte digitali durante i controlli effettuati alle frontiere esterne. Diverse migliaia di migranti stanno entrando in Europa senza documentazione o con documenti falsi. Di conseguenza l'unico modo per verificare l'identità di una persona o di eventuali condanne precedenti è quello di utilizzare le impronte digitali (Automated Fingerprint Identification System), e dunque consultare tutti i database contenenti tali impronte".

C'è anche un altro problema. La maggior parte delle "prove digitali" è memorizzata su cloud basati sui server statunitensi. "Accedervi - dice ancora il coordinatore europeo per la lotta al terrorismo - comporta una procedura lunga e complicata in termini di cooperazione penale, poiché si tratta di confrontarsi con la legge statunitense in materia di privacy. Per esempio, se un francese in Francia comunica via WhatsApp con un altro francese in Francia e si vuole accedere alla conversazione, c'è da rispettare il quarto emendamento della Costituzione USA". Comunque a gennaio scorso l'Europol ha avviato Ecdc (centro di eccellenza antiterrorismo europeo) proprio per affinare il coordinamento e la condivisione di informazioni tra le polizie e le intelligence europee.

Laser per individuare esplosivi nelle stazioni e negli aeroporti

Tornando alla tecnologia nuda e cruda e agli attentati di ieri a Bruxelles, va detto che l'Italia, con l'ENEA, ha uno strumento quasi pronto per rilevare a distanza la presenza di esplosivi, basato su sensori laser. Si chiama Progetto EDEN, finanziato con 36,5 milioni di euro dalla Commissione Europea e coinvolge 38 partner del vecchio continente. Il coordinatore del progetto, il prof. Luigi De Dominicis, ha detto a Tom's Hardware che EDEN punta alla prevenzione e gestione dei rischi causati da azioni terroristiche con ricadute di tipo chimico, biologico, radiologico, nucleare o derivanti dall'impiego di esplosivi.   

L'ENEA ha testato cinque diversi approcci:

  • NAI (Neutron Active Interrogation), un sensore che utilizza un generatore di neutroni per localizzare materiale esplosivo e radioattivo da remoto;
  • ILS (Integrated Laser System), un laser in grado di individuare tracce di esplosivo anche a 100 metri di distanza dal target ispezionato;
  • PRASSI, un robot capace di compiere missioni in completa autonomia e in grado di consentire l'uso del laser ILS in aree inaccessibili all'uomo;
  • RGB-ITR, un laser per l'acquisizione del modello in 3D dei veicoli su cui potenziali terroristi hanno nascosto le ‘bombe sporche'. Si tratta di una tecnologia già utilizzata per acquisire immagini tridimensionali di opere d'arte come la Cappella Sistina.
  • RADCAL, un software in grado di prevedere gli effetti della contaminazione causata dall'eventuale esplosione di una ‘bomba sporca'.

Alcuni di questi strumenti sono stati testati nell'ottobre del 2013 nella metropolitana di Parigi, in collaborazione con la NATO. L'attività di ricerca ha riguardato sia lo sviluppo del sensore critico e il suo inserimento in un ambiente ad alta affluenza di persone, che la sua integrazione e gestione in un network di sensori, per consentire di operare con tutti i fattori ambientali che si possono presentare: polveri, umidità, interferenti, rumori elettromagnetici, eccetera.

Progetto EDEN di ENEA
Progetto EDEN di ENEA

La parte progettuale prevedeva lo sviluppo di un sensore laser in grado di rilevare a distanza (senza contatto) sostanze esplosive e loro precursori presenti in tracce sugli indumenti dei passeggeri all'interno di una metropolitana. La sperimentazione ha permesso di verificare che lo strumento sviluppato dall'ENEA è in grado di fornire allarmi in tempo reale al sistema di controllo per la gestione della struttura critica da proteggere (metropolitana, aeroporto, stazione ferroviaria, ecc.), rispettando al contempo i severi requisiti di sicurezza per l'esposizione delle persone alle radiazioni permesse.

Test del sistema EDEN di ENEA nella metropolitana di Parigi

Tecnologia matura, ci ha confermato il prof. De Dominicis. "Siamo al livello 8 su 9 (system complete and qualified) di Technology Readiness Levels, manca soltanto l'ultima taratura dei laser impiegati, per essere certi che l'impiego degli strumenti in ambienti ad alta concentrazione di persone non crei problemi di sicurezza. Stiamo superando l'ultima fase grazie alla collaborazione di industrie italiane ed europee, che hanno strutture e forza economica adeguate, perché l'ENEA da sola non può farcela".

Chissà, se ieri nell'aeroporto e nelle stazioni della metropolitana di Bruxelles ci fossero stati questi strumenti, forse i terroristi kamikaze sarebbero stati intercettati prima delle esplosioni. Certo, l'investimento per dotare di questi sistemi di sicurezza tutti i porti, gli aeroporti e le stazioni ferroviarie sarebbe colossale, ma quante vite umane si potrebbero salvare?

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