Bulli e vittime: supporto e punizioni

Cos'è esattamente il cyber bullismo, perché è così diffuso e come fare a uscirne: abbiamo intervistato le esperte di relazioni familiari Elisabetta Rossini e Elena Urso. I loro consigli ci sembrano particolarmente utili.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Prendendo spunto dal bullo, il cyberbullo viene spesso rappresentato come una figura che ha una prestanza fisica maggiore, una forza fisica maggiore, contro la vittima dalla corporatura minuta. È così?

Elisabetta Rossini"Mentre nel mondo reale la vittima diventa tale proprio perché magari è più bassa, più minuta, più impacciata o comunque ha delle caratteristiche fisiche che la rendono meno prestante, nel mondo virtuale le figure possono essere ribaltate o alla pari.

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I parametri fisici e caratteriali cambiano totalmente perché è tutto smaterializzato.

Tutti possono diventare cyber bulli, anche perché la maggior parte di loro non avrebbe il coraggio di dire in faccia nulla, quindi non è necessario che abbia coraggio. Si nasconde dietro a uno schermo e spesso usa profili falsi per cercare di mantenere l'anonimato. All'inizio non c'è nemmeno questa voglia di far vedere che si è il bullo. Poi pian piano se la cosa funziona allora si esce allo scoperto.

Il problema poi quando si è molto giovani è che questa smaterializzazione non permette di capire la portata di quello che si sta facendo, perché non fa percepire la relazione con le altre persone. Però magari quello che parte con lo scherzo continua poi con l'intenzionalità ed ecco il motivo per il quale la legge prevede trattamenti differenti per i minori di 14 anni e per i ragazzi di età compresa fra 14 e 18 anni. Non deresponsabilizzerei troppo perché c'è un momento in cui comunque il bullo capisce quello che fa all'altro".

Cosa si può fare per aiutare le vittime durante e dopo gli episodi di bullismo?

Elena Urso"Per prima cosa bisogna usare il computer e Internet con i bambini, non impedirgli di farlo. Mettere le protezioni come il parental control non serve granché contro il cyber bullismo, quanto invece spiegazione e educazione sui pericoli della Rete.

Nel momento in cui poi ci si accorge che un adolescente è vittima di cyber bullismo serve un supporto immediato da parte degli adulti, sia i genitori sia gli insegnanti, che si devono dimostrare tutti subito e indistintamente dalla sua parte. Dato che proprio la scuola è uno dei luoghi in cui avviene più di frequente si dovrebbe fare un lavoro di recupero del gruppo e dell'etica. Daniele Novara nel libro "I bulli non sanno litigare!" dà proprio un'indicazione chiara e dettagliata per gli insegnanti con il lavoro che si può fare in classe in maniera trasversale per creare coesione e rispetto all'interno del gruppo.

Novara parla non solo di un'azione ingiusta da parte del bullo ma di un'incompetenza relazionale, quindi se si lavora su quest'ultimo punto si va a risolvere il problema.

In tanti casi alla vittima serve poi un supporto psicologico per affrontare ed elaborare quello che è successo, che lascia ferite anche enormi".

Ha più bisogno di un sostegno la vittima o il carnefice?

Elisabetta Rossini"Il bullo ha bisogno di un percorso di terapia, anche perché deve recuperare le competenze relazionali con i coetanei. Proprio per questo la legge prevede che per i bulli da 14 a 18 anni ci siano anche delle conseguenze con condanne a lavori socialmente utili.

Molti propongono severità, inflessibilità e punizioni esemplari, anche fisiche

Elena Urso"Se la vittima va sostenuta, il bullo va rieducato. Deve prendere coscienza della gravità di quello che ha fatto, e nel momento in cui se ne rende conto avrà un crollo. Le punizioni esemplari servono a ben poco. Il bullo ha e merita una punizione a livello legale, ma poi si deve intervenire attraverso un percorso, altrimenti anche la punizione non serve a nulla. Bisogna comprendere che non si può risolvere tutto con una punizione, perché parliamo evidentemente di una persona che ha dei problemi, e che se non vengono risolti non ripeterà gli atti di bullismo fintanto che avrà paura della punizione, ma prima o poi li rifarà".

E il terzo attore, ossia il pubblico dei pari?

Elisabetta Rossini"Se si fanno interventi per esempio all'interno di gruppi scolastici, tutti sono coinvolti allo stesso modo. Il pubblico può essere connivente - anche se non fa niente - alcuni potranno sentirsi a disagio, mentre altri potranno condividere le azioni. Il risultato è comunque identico. Il gruppo dei pari potrebbe però essere l'elemento di svolta, perché non essendo direttamente coinvolto (nei ruoli di bullo e bullizzato) può essere quello che denuncia all'adulto di riferimento cosa sta accadendo interrompendo l'atto di bullismo.

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Per questo parlare ai ragazzi e far capire quanto sono sbagliate e gravi le azioni del bullo può servire a far capire agli spettatori che prima di tutto devono ignorare l'azione del bullo per non sostenerla e rafforzarla, poi denunciarla. Perché difficilmente un adolescente o pre adolescente riesce da solo a uscire da questa situazione: l'aiuto degli adulti è necessario.