Il conto alla rovescia più emozionante della storia della musica pop, non ci sono dubbi, è quello che accompagna i primi versi di Space Oddity, capolavoro di David Bowie che esordiva 47 anni fa. Lo stesso mese e anno del primo allunaggio.
Quando la compose Bowie aveva appena 22 anni eppure riuscì a cogliere e trasformare in versi quel senso di alienazione e straniamento di cui tutti sicuramente ci sentiamo di tanto in tanto preda, come tanti Major Tom che, piano piano, perdono contatto con la realtà e scivolano silenziosamente nello spazio buio, fino a perdersi nel silenzio, come l'astronauta di Gravity impersonato da George Clooney.
E, a proposito di astronauti, visto l'argomento è ovvio che questo sia uno dei brani del Duca Bianco più amati dagli astronauti, assieme a Life On Mars. Lo testimoniano i tanti tweet citazionisti pubblicati all'indomani della sua dipartita, non solo dai singoli, ma dalla stessa NASA e dall'ISS.
Non solo, se non l'avete mai visto, il video realizzato dall'astronauta canadese Chris Hadfield è una delle versioni più belle ed emozionanti di sempre, non soltanto per l'ambientazione spaziale.
Per i collezionisti inoltre, in occasione dei 40 anni dell'omonimo LP, Space Oddity è stato ristampato in doppio CD con un'attenzione quasi maniacale per dettagli, utilizzando ad esempio i nastri originali, rispettando le pause fra una canzone e l'altra o restaurando l'art-work originale, un'immagine pop-art dell'artista Ungherese Victor Vasarely.
Purtroppo David Bowie ci ha lasciati e non potrà più scrivere altri capolavori come questo, ma quando ci sentiremo altrettanti Major Tom alla deriva, sapremo di essere meno soli e guardando il cielo potremo immaginare che forse, in quel momento, a bordo della stazione spaziale, c'è qualcun altro che si sente allo stesso modo e sta guardando con malinconia la Terra, col desiderio di tornare come noi lo abbiamo di scappare.
E le stelle hanno un aspetto molto diverso oggi
Sto qui seduto in una scatola di latta
Lontano sopra il mondo
Il Pianeta Terra è triste
E non c’è nulla che io possa fare