Canone RAI per PC e smartphone bocciato senza appello

Il Sottosegretario allo Sviluppo Economico è tornato a parlare in Parlamento del tema del canone RAI per PC e telefoni. Devono pagarlo solo dispositivi con sintonizzatori pensati per la TV, e nient'altro.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Non si deve pagare il canone RAI per PC, smartphone e tablet. A confermare una questione che sembrava già chiarita ci ha pensato il Sottosegretario allo Sviluppo Economico Massimo Vari, con un intervento in parlamento. Le dichiarazioni si sono rese necessarie perché la RAI aveva già cominciato a spedire qualche bollettino ad aziende e professionisti, sollevando le prevedibili lamentele.

La RAI aveva avviato l'iniziativa cercando di sfruttare una norma del 1938, secondo la quale è tenuto a pagare il canone "chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni". Una definizione abbastanza ambigua da includere diversi dispositivi elettronici, compresi i lettori multimediali con W-Fi o i DVD portatili con antenna - ci sono persino dei navigatori GPS che potrebbero rientrarvi.

Il canone serve anche a mantenere i dipendenti, quelli bravi e quelli famosi

La richiesta però è assurda, e la stessa RAI aveva fatto marcia indietro più o meno immediatamente dopo il primo scivolone e le bacchettate del ministro Passera. Evidentemente però non era abbastanza, e per questo Vari ha dovuto rincarare la dose, specificando palesemente che il pagamento del canone è da intendersi esclusivamente per i televisori.

"Dobbiamo circoscrivere il campo degli apparecchi soggetti al pagamento del canone a quelli utili alla ricezione di segnali televisivi su piattaforma terrestre e piattaforme satellitare. Tali apparecchi sono quelli caratterizzati da un sintonizzatore, che ha la funzione essenziale di prelevare il segnale di antenna nelle bande destinate al servizio di radiodiffusione e la capacità autonoma di erogare il servizio di radiodiffusione (o come veniva chiamato nel regio-decreto di radioaudizione)", ha spiegato il Sottosegretario. Una posizione che secondo Vari la RAI condivide, "tanto che si è impegnata a fare tutte le necessarie azioni di chiarimento in questo senso".

Insomma, sembra che l'ipotesi di far pagare il canone per dispositivi diversi da un televisore sia stata messa definitivamente in cantina. Non è un segreto tuttavia che la RAI è alla ricerca costante di modi per fare cassa, come con l'idea di integrare il canone nella bolletta dell'elettricità per prevenirne l'evasione.

Quest'ultima iniziativa è probabilmente condivisibile, perché per quanto malvista un'imposta pubblica va pagata e l'evasione è un reato. Allo stesso tempo però bisogna ricordare un altro principio: il denaro pubblico andrebbe speso in servizi utili per tutti i cittadini, e per quanto riguarda almeno alcuni programmi RAI è discutibile che questo accada.

Si guarda sempre al modello della BBC come a una specie di utopia, e di certo una televisione pubblica che vanta uno dei migliori servizi informativi del mondo e che è riuscita a esportare prodotti come il Dottor Who, Top Gear e altri è sicuramente invidiabile. Per migliorare la RAI però basterebbe molto meno.