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a cura di Alessandro Crea

Lo scorso anno, durante la finale di UEFA Champions League, la polizia del Galles ha testato un sistema per il riconoscimento facciale messo a punto dalla nipponica NEC al fine di monitorare la folla per rilevare eventuali "ospiti indesiderati". A quanto pare però i risultati sono stati abbastanza deludenti con oltre 2000 falsi positivi e appena 173 segnalazioni affidabili.

L'intelligenza artificiale che governa il sistema di riconoscimento facciale utilizza le immagini provenienti dalle telecamere di sorveglianza a circuito chiuso e le confronta con un database di 500mila foto. Il pericolo di un arresto in base a un riconoscimento errato non c'è, perché i risultati del sistema vengono verificati e filtrati da esseri umani, resta però il fatto che su 2470 segnalazioni, ben 2297 sono risultate errate.

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A detta della Polizia di Cardiff il problema non sarebbe comunque della tecnologia messa a unto da NEC ma della scarsa qualità delle immagini fornite da UEFA e Interpol, dell'impiego di una versione datata dell'algoritmo e del fatto che si trattava dell'esordio del sistema, che come sappiamo migliora con l'utilizzo.

I risultati però sembrano ridimensionare le capacità di questi sistemi tecnologici, almeno qui in Europa. Nonostante infatti la polizia del Galles ci abbia tenuto a specificare che nessun sistema può garantire risultati affidabili al 100% è anche vero che un misero 7% è un po' poco rispetto a quanto altri sistemi sembrano garantire.

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In Cina ad esempio di recente una soluzione di riconoscimento facciale simile è riuscita a identificare un malvivente durante un concerto, in mezzo a una folla di 50.000 persone. Una situazione non dissimile da quella di uno stadio durante un'importante finale. Ma anche rimanendo in Occidente, un'analoga tecnologia in uso presso l'aeroporto di Camberra, in Australia, che consente di riconoscere i passeggeri senza dover controllare il passaporto, sembra assicurare una soglia di affidabilità del 90%.

Che siano troppo o troppo poco precisi comunque questi sistemi continuano a far discutere soprattutto per quanto riguarda la poca trasparenza del loro funzionamento e i problemi di protezione della privacy che sollevano, oltre alle apprensioni sul controllo di massa che scatenano. Forse attualmente non tutti sono così affidabili e probabilmente è vero - come affermato da Chris De Silva, NEC Europe head of Global Face Recognition Solutions - che non sia possibile schedare l'intera popolazione di una nazione perché il database non sarebbe efficiente. È indubbio però che questo settore necessiti di un quadro legale chiaro che sciolga i dubbi principali e assicuri il giusto equilibrio tra la necessità di avvantaggiarsi della tecnologia per migliorare la sicurezza pubblica e il diritto alla privacy dei cittadini.

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"L'opinione pubblica è più favorevole alla sorveglianza quando c'è giustificazione, legittimità e proporzionalità per i suoi scopi", ha spiegato Tony Porter, membro della commissione sorveglianza del Governo britannico. "Attualmente invece ci sono lacune e sovrapposizioni nelle leggi che regolano questo settore". Non resta che sperare in un'azione ordinatrice da aprte dell'Unione europea, in modo da avere direttive che consentano a ciascuna nazione di dotarsi di leggi adatte ad armonizzare esigenze tanto diverse quanto sicurezza e privacy.