Cyberguerra preoccupante, anche gli USA piangono

La Sicurezza informatica mondiale è a rischio: al World Economic Forum di Davos monta la preoccupazione.

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a cura di Dario D'Elia

Il World Economic Forum di Davos, fra le altre cose, ha permesso di fare il punto sulla cyber-guerra mondiale: la situazione è critica, nessuno ha ancora capito nulla. "Se un Paese bombarda gli elettrodotti di un'altra nazione, è un chiaro atto di guerra. E se, invece, lancia un attacco massiccio alle sue reti informatiche? Dove comincia l'atto di guerra? E come si reagisce: con armi elettroniche o convenzionali?", ha domandato Jonathan Zittrain, studioso di crimini informatici della Law School di Harvard.

CyberWar

"È un atto di guerra, ma non aspettatevi che il Congresso (USA) riesca a stabilire come reagire. Finora, salvo che per attacchi a strutture militari, per i quali la competenza è del Pentagono, non abbiamo saputo nemmeno stabilire quale autorità governativa deve essere responsabile in questo campo
", ha risposto la senatrice del Maine Susan Collins, come riporta oggi il Corriere della Sera.

La questione di fondo è che per gli esperti non solo è difficile organizzare una difesa adeguata (l'85% delle infrastrutture strategiche Usa appartiene a privati), ma è ormai sempre più complicato identificare le sorgenti di attacco – per eventuali contro-mosse.

"Non posso prendermela con Pechino ma è ora di affrontare seriamente il problema perché ci sono già almeno dieci Paesi in grado di lanciare attacchi sofisticati e devastanti", ha dichiarato Craig Mundie, responsabile ricerche di Google, tirando in ballo l'ultimo caso scoppiato tra Google e la Cina.

Drastica, a questo punto, la ricetta del responsabile sicurezza di Akamai Technologies, Carl Sagan."Dovremo rinunciare a un po' di libertà, inserendo sistemi di criptazione dei dati e molteplici livelli di identificazione. In fondo è quello che facciamo già nel mondo fisico dove un'auto è identificata attraverso il numero di telaio, la targa e la patente del conduttore. E i limiti andranno applicati soprattutto ai bambini: sono loro quelli che usano di più il computer in casa e diffondono con molta facilità informazioni su sé stessi e la propria famiglia".