Drop shipping: vendere online senza e-commerce

Il drop shipping consente di vendere online facilmente, ma quali sono i rischi e le implicazioni legali? Ce lo spiegano come sempre in nostri consulenti legali.

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a cura di Redazione Diritto dell’Informatica

Hai un’azienda e vorresti vendere i tuoi beni online o, ancora, stai avviando una linea di gadget da mettere in rete.
Le opportunità offerte da internet, specie in questo periodo, sono sotto gli occhi di tutti. Gli e-commerce, però, possono essere difficili e onerosi da gestire
: la legge infatti prevede numerosi adempimenti a tutela dei consumatori nel caso di contratti conclusi online (il diritto di recesso , gli obblighi informativi, etc.) e la normativa in materia di privacy richiede in ogni caso una gestione accorta dei dati.

Non è il caso, però, di scoraggiarsi: la vendita online tramite dropshipping potrebbe infatti ovviare a tutti questi problemi. In questo modo, anche realtà che non dispongono di sufficienti risorse per mettere in piedi un e-commerce (o che non sono interessate a farlo) o per aprire un profilo aziendale su un marketplace possono beneficiare delle possibilità economiche offerte da internet.

Cosa significa dropshipping

In primo luogo, capiamo assieme cosa significa dropshipping e come funziona.

Con un contratto di dropshipping il gestore di un portale online (intermediario) conclude un accordo commerciale con uno o più produttori di beni. Diversamente dal solito, però, i produttori gli forniranno la merce solo nel caso in cui vengano effettuati degli acquisti online. In altre parole, i beni non saranno prima acquistati dall’intermediario e poi rivenduti, ma gli saranno consegnati solo su richiesta e nella misura già ordinata dai clienti finali. Addirittura, l’intermediario potrà non avere un magazzino. Il fornitore, invece, potrà risparmiarsi i costi di gestione di un e-commerce o di un negozio online, potendo comunque trarre vantaggio dalla presenza online dei propri prodotti.

A questo punto, viene da chiedersi: come fare dropshipping in Italia?

Attualmente, il contratto di dropshipping non è specificamente regolato dalla legge. I privati, però, possono dare vita ad accordi di questo tipo. Dovranno in ogni caso essere rispettati i limiti generali previsti dall’ordinamento giuridico (ad esempio, il perseguimento di un interesse considerato “meritevole”). Per questo motivo, è consigliabile farsi assistere da un legale nella redazione degli accordi.

Marketplace vs dropshipping: le differenze

Quali sono, invece, le principali differenze rispetto ad altri tipi di commercio online?

Un soggetto può decidere di aprire un sito di e-commerce per vendere solo ed esclusivamente i propri prodotti. In questo caso, egli si dovrà occupare di aprire il sito, di metterlo a norma dal punto di vista legale, di produrre i beni e di occuparsi della spedizione e del trasporto. Ovviamente, tutte queste funzioni potranno essere esternalizzate tramite appalti o altre forme di outsourcing. In ogni caso, però, gli obblighi e le responsabilità faranno capo in ultima istanza al titolare dell’e-commerce.

In alternativa, sarà possibile aprire un account aziendale in un marketplace già esistente. È questo, con tutta probabilità, il modello più diffuso, che comporta una notevole semplificazione della gestione informatica dell’attività.

Infine, troviamo il dropshipping: in questo caso, non ci sarà alcuno spazio aziendale online. I prodotti saranno messi in vendita direttamente da un terzo, che intratterrà i rapporti diretti con i consumatori.

Quali sono i pro e i contro del drop shipping?

Come avrai potuto intuire, i vantaggi del dropshipping sono notevoli.

Con il modello dropshipping, infatti, è possibile evitare tutti i costi e gli oneri legati all’apertura di un e-commerce  o di un negozio su un market place. Si tratta, insomma, di un modo agile di estendere la propria rete di distribuzione.

In secondo luogo, si dovrà instaurare solo un rapporto contrattuale con l’intermediario e non, invece, molteplici rapporti con tutti gli acquirenti. Come conseguenza, fatte salve le eccezioni previste dalla legge, le norme del Codice del Consumo (decreto legislativo n. 206/2005) e della legge sul commercio elettronico (decreto legislativo n. 70/2003) graveranno in capo al gestore del sito.

Con tutta probabilità, però, l’accordo di dropshipping potrà prevedere delle ripartizioni diverse degli obblighi.

Vediamo, dunque, qual è il contenuto minimo di un accordo di dropshipping.

Come gestire gli intermediari tramite il contratto dropshipping

Nella vendita mediante dropshipping, un’azienda affida la commercializzazione dei propri prodotti a un terzo. Come si può intuire, è un’operazione molto delicata. L’intermediario, infatti, non è coinvolto direttamente nel processo produttivo e non ha alcuna titolarità dei marchi, brevetti e segni distintivi dell’azienda. Ciononostante, la sua attività influirà sull’immagine e sulla diffusione dei prodotti. Per questi motivi, l’accordo di dropshipping dovrebbe rispondere in modo chiaro e completo almeno ai seguenti interrogativi: in che forma e secondo quali modalità potranno essere venduti i beni? Andranno evitati accostamenti con altri marchi? Cosa succede se il consumatore, entro 14 giorni dal ricevimento del prodotto ordinato, esercita il diritto di recesso previsto dal Codice del Consumo?

Altri aspetti da disciplinare attentamente, poi, riguardano la gestione logistica dei beni, i limiti all’utilizzo dei marchi e dei segni distintivi dell’impresa fornitrice e l’eventuale presenza di vincoli di esclusività e/o non concorrenza. Ancora, sarà molto importante fare attenzione al riparto di responsabilità in caso di contenziosi con i consumatori o con altri operatori economici.

Queste ed altre questioni potranno essere regolate con il contratto di dropshipping: un accordo con cui saranno regolate tutte le questioni per cui la legge, almeno per il momento, non dà risposta.

Dropshipping senza partita IVA?

Spesso ci viene chiesto se è possibile fare dropshipping senza avere aperto una partita IVA. A tal proposito, riprendiamo il discorso già accennato prima: il dropshipping, al momento, non è una tipologia contrattuale specifica, con regole autonome e diverse dagli altri contratti. Ne consegue che le attività svolte seguendo questo modello di business sono soggette alla disciplina fiscale vigente. Dunque, ove esse siano esercitate in modo abituale, con professionalità, saranno soggette ad imposizione ai fini IVA, come chiarito dagli articoli 1 e 5 del D.P.R. 633/1972.

Vendere online tramite il contratto dropshipping

Come si è visto, vendere online tramite il contratto di dropshipping potrebbe essere molto vantaggioso, specie per le realtà alle prime armi con il commercio online.

La stessa idea di aprire un e-commerce basato sul dropshipping potrebbe risultare per molti allettante.

Se non correttamente impostato, però, questo schema di attività potrebbe far sorgere numerosi dubbi e questioni, complice anche l’attuale incertezza normativa.

Non si tratta, però, di ostacoli insormontabili: utilizzando dei contratti adeguati, infatti, sarà possibile intraprendere questo tipo di pratiche tutelando al meglio i propri beni e la propria immagine aziendale. Se sei interessato a ricevere maggiori informazioni e a una consulenza personalizzata, contatta il nostro partner Studio Legale FCLEX.