E-shop italiani: troppe garanzie per i consumatori

Monta la protesta nel settore e-commerce per le misure previste dalla nuova normativa a tutela dei diritti dei consumatori. Il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano sostiene che potrebbero esservi effetti collaterali negativi per il business e per i listini.

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a cura di Dario D'Elia

I negozianti online e le società di categoria, italiane e non solo, hanno deciso di schierarsi contro le nuove misure previste dalla normativa sui "Diritti dei consumatori", approvata il 24 marzo dal Parlamento Europeo. Netcomm (Consorzio del Commercio Elettronico Italiano) e gli operatori del settore sono convinti che possano crearsi effetti collaterali sulle attività e "una pericolosa spirale inflazionistica sui prezzi dei prodotti venduti online". 

Ecco il motivo di documento congiunto spedito a Commissione europea, Parlamento e Stati Membri. "Le organizzazioni firmatarie sostengono l'idea di rafforzare l'omogeneità dei diritti dei consumatori in tutta l'Unione Europea ma richiedono fortemente un approccio basato sul giusto equilibrio tra l'esigenza di un elevato livello di tutela dei consumatori e il legittimo interesse del settore", si legge nel documento.

E-commerce

"Le organizzazioni firmatarie si oppongono in particolare agli articoli 16, 17 e 22 bis della proposta di direttiva. L'effetto di questi tre articoli porterà ad esempio una società ad affrontare l'obbligo di pagamento per la raccolta delle merci (articolo 17) utilizzate dai consumatori per 28 giorni e a rimborsare la totalità dei costi al consumatore ancor prima che possano essere controllati eventuali danni o effettivo uso dei prodotti (articolo 16). Inoltre, a seguito dell'articolo 22 bis, le aziende potrebbero essere obbligate a un contratto fuori dal proprio paese vedendosi così negata la libertà di contratto".

I rischi sarebbero tanti, sempre secondo gli operatori: impatto diretto sul prezzo dei prodotti e sulle scelte di consumo, rischio considerevole per la situazione finanziaria di molte aziende dell'Unione, rischi per i principi fondamentali del diritto comunitario e in particolare il principio di proporzionalità, moltiplicazione inutile della circolazione dei beni restituiti dai consumatori. Per quanto riguarda la restituzione del beni le associazioni stimano "un aumento pari a due o cinque volte, a seconda dei prodotti, come si può osservare nel caso della Germania".

Le organizzazioni firmatarie vorrebbero far notare:

  • l'assenza di qualsiasi consultazione o valutazione dell'impatto, dato che tali misure interesseranno migliaia di aziende e milioni di consumatori in Europa;
  • la mancanza di sostegno da parte delle associazioni dei consumatori. In realtà queste misure non sono state richieste dai consumatori e, dove presenti, riguardano il rimborso delle spese di restituzione della merce;
  • l'inefficacia della tesi secondo cui tali misure presumibilmente promuoverebbero lo sviluppo del commercio elettronico quando il settore, che sta vivendo una crescita molto rapida, potrebbe essere al contrario gravemente compromesso da tali misure.

Tutto molto chiaro e ben esplicitato, a mio parere. Ma qual è allora la contro-proposta per aumentare i diritti dei consumatori che acquistano online?

Ho linkato all'inizio della news il testo normativo per dare la possibilità di approfondire la questione.