Ecco il telescopio che ha scoperto i sette esopianeti

Il telescopio spaziale Spitzer è lo strumento che ha permesso la scoperta di sette esopianeti che orbitano attorno alla stessa stella. Ecco com'è fatto.

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a cura di Antonio D'Isanto

Come accennato ieri, i sette esopianeti del sistema TRAPPIST-1 sono stati scoperti grazie a un fotografo di eccezione: il telescopio spaziale Spitzer (SST). Lanciato nell'agosto 2003 e operante nell'infrarosso, era previsto continuasse a lavorare per circa due anni e mezzo, ma la sua efficienza ha fatto sì che la missione venisse più volte prolungata. Attualmente Spitzer è ancora lì a scattare immagini, e si prevede che continuerà a farlo fino alla messa in orbita del James Webb Telescope.

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In effetti questo telescopio nelle prime fasi della missione era raffreddato ad elio, in modo da ottenere la migliore qualità possibile delle immagini, ma questo si è definitivamente esaurito nel 2009, e da allora una parte degli strumenti ha smesso di funzionare. È così iniziata una nuova fase delle osservazioni, definita "a caldo" (in ogni caso meno di 30 K, -243 gradi centigradi, per intenderci), in cui lo strumento ha comunque dimostrato di riuscire ancora a ottenere immagini di buona qualità, con gli strumenti rimanenti per il vicino infrarosso.

Spitzer è in realtà uno strumento molto piccolo, con uno specchio di soli 85 cm di diametro, ma non è soggetto all'azione di disturbo dovuta alla turbolenza atmosferica, e inoltre è stato progettato per osservare nella banda infrarossa, quindi non è affetto da assorbimento dovuto a polveri e gas. Questi particolari gli hanno consentito finora di ottenere risultati straordinari, tra cui proprio la scoperta dei sette esopianeti annunciata ieri dalla NASA.

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Un patchwork delle nebulose fotografate da Spitzer

Insieme ad Hubble Space Telescope (ottico), Chandra (raggi X) e Compton (raggi gamma), fa parte del progetto Grandi Osservatori della NASA, che ha prodotto una generazione di telescopi spaziali capaci di osservare praticamente in tutto lo spettro elettromagnetico.

C'è da dire che già in passato Spitzer aveva ottenuto risultati importanti in campo planetario, osservando ad esempio per la prima volta in maniera diretta due giganti gassosi di tipo gioviano. Di rilievo è anche la conferma del fatto che la nostra galassia, la Via Lattea, sia una spirale barrata.

Tornando alla scoperta di ieri, Spitzer era particolarmente indicato a questo scopo, poiché la stella in questione è una nana ultra-fredda, una delle stelle più piccole e "fredde" appunto, il cui picco di emissione è proprio nell'infrarosso. Inoltre Spitzer si trovava in una posizione estremamente favorevole per puntare TRAPPIST-1, e nel 2016 ha potuto osservare il sistema in questione in maniera continuata per circa 500 ore, cercando di rilevare i transiti dei pianeti sul disco della stella, operazione per la quale il telescopio era stato opportunamente ottimizzato a seguito dell'inizio della fase "a caldo" di cui vi abbiamo parlato.

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La scoperta annunciata ieri dalla NASA

Ciò che ovviamente desta impressione è l'idea di cosa si è riusciti a fare con uno strumento relativamente piccolo e tutto sommato vecchio, e cosa invece si potrà fare quando i suoi successori, in primis James Webb Telescope, saranno in orbita. È questo senza dubbio il pensiero più esaltante!

Antonio D'Isanto è dottorando in astronomia presso l'Heidelberg Institute for Theoretical Studies in Germania. La sua attività di ricerca si basa sulla cosiddetta astroinformatica, ovvero l'applicazione di tecnologie e metodologie informatiche per la risoluzione di problemi complessi nel campo della ricerca astrofisica. Si occupa inoltre di reti neurali, deep learning e tecnologie di intelligenza artificiale ed ha un forte interesse per la divulgazione scientifica. Da sempre appassionato di sport, è cintura nera 2°dan di Taekwondo, oltre che di lettura, cinema e tecnologia. Siamo felici di annunciarvi che collabora con Tom's Hardware per la produzione di contenuti scientifici.