Ecco tutti i segreti di FTTH Open Fiber con Vodafone 1 Gbps

Open Fiber e Vodafone hanno svelato a Tom's Hardware i segreti della rete FTTH di Perugia che consente di fornire servizi 1 Gbps. Ecco POP, PFP, PFS, ROE e tutti gli elementi della sua architettura.

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a cura di Dario D'Elia

Quando Open Fiber ha annunciato più di un anno fa la copertura in fibra FTTH di Perugia per fornire servizi a 1 Gbps ho deciso che quella sarebbe stata la mia prossima destinazione.Volevamo vedere con i nostri occhi quanto realizzato e scoprire ogni dettaglio di quel progetto che verrà replicato in 271 città entro il 2023. Com'è risaputo Open Fiber lavora come soggetto abilitante e fornisce i suoi servizi all'ingrosso, quindi ai provider partner. A Perugia una delle realtà di riferimento è Vodafone - per altro il primo operatore a portare in Italia un'offerta commerciale fino a 1 Gbps -  quindi abbiamo organizzato il reportage chiamandoli in causa.

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Scelta azzeccata, perché una settimana fa scorso abbiamo avuto a disposizione guide di eccezione, Andrea Granatello, Responsabile Ingegneria Rete Fissa di Vodafone Italia, e Marco Alunni, il City Manager Open Fiber di Perugia che ha curato la gestione del piano di sviluppo locale.

La prima considerazione è legata alla città di Perugia. Non è un luogo facile da raggiungere e soprattutto è un tipico esempio di bellezza storico-architettonica, con tutti i pregi e i difetti del caso. Ogni attività nel centro ha avuto bisogno dell'ok della soprintendenza e gli scavi hanno portato anche alla luce reperti archeologici. "Abbiamo scavato 120 km e posato 500 km di fibra in soli 18 mesi per raggiungere 65mila unità abitative", ha puntualizzato Alunni. "Il nostro prossimo obiettivo è di raggiungere le 80mila unità e poi concentrarci sulle aree bianche limitrofe".

Open Fiber una volta stabilita la città che vuole cablare, considerato anche l'interesse dei provider partner, pianifica i lavori. Si parla del suo progetto nazionale a finanziamento privato, perché per i bandi Infratel segue le indicazioni fornite.

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Il primo scoglio è quello dell'amministrazione pubblica. Là dove c'è collaborazione il passo è spedito - vedi Perugia, in caso contrario può esserci qualche rallentamento. Ad ogni modo il piano infrastrutturale è sempre lo stesso, se si escludono le eccezioni di Milano, Bologna e Torino dove si sfrutta la storica rete di Metroweb, ora confluita in Open Fiber.

La maggior parte delle reti italiane su cui viaggia oggi Internet si basano oggi su infrastrutture di Telecom Italia (rete in rame, grandi centrali, armadi, giunzioni, FTTC). Open Fiber realizza la sua, a prescindere dall'ex-monopolista.

Come si realizza la rete FTTH di OF

Tutto inizia con il posizionamento di un POP (Point of Presence), in una centrale elettrica di ENEL Distribuzione, che normalmente è in grado di servire circa 60mila abitazioni. Si tratta di un grande container, simile nelle dimensioni a quelli che trasportano le navi. Poggia sul terreno tramite dei piedini anti-sismici, viene alimentato a dovere e dotato delle apparecchiature specifiche.

POP

Uno dei container del POP di Perugia

Quello che abbiamo visto a Perugia era piuttosto freddo al suo interno, perché ovviamente il sistema di condizionamento deve contrastare il calore generato dalle apparecchiature. Internamente sul lato corto disponeva di gran quantità di batterie che in caso di emergenza dovrebbero consentire l'operatività per ulteriori 24 ore. Ad ogni modo è già previsto per il futuro un aggiornamento con gruppo elettrogeno.

Il POP ha a monte le dorsali o i backbone degli operatori e a valle la rete cittadina che poi raggiunge i singoli appartamenti. Nelle zone più sperdute (le cosiddette case sparse), come ad esempio alcune di quelle aree a fallimento di mercato definite dai bandi Infratel, si sfrutteranno a monte i ponti radio che poi saranno collegati a loro volta alle dorsali già esistenti.   

POP

Nel POP sono posizionati diversi container che esternamente sono uguali, ma internamente sono configurati per gestire diversi tipi di attività. Il primo è quella dello smistamento del traffico. Ogni operatore dispone nel container di una sua serie di apparecchiature che governano il traffico dei suoi clienti. In quello di Perugia c'erano ad esempio le schede di Vodafone e WIND, ma volendo non mancava lo spazio libero per altri operatori.

Nel secondo container, posizionato accanto, erano installate le unità di diagnostica (OTDR) della rete. Quelle che vengono impiegate per rilevare eventuali problemi di ogni singolo cliente. Come ha spiegato il City Manager di Open Fiber "in fase di collaudo viene rilevata la posizione e la distanza esatta di ogni punto di derivazione". In questo modo di fronte a problemi di ogni tipo si riesce a intervenire sulla rete velocemente e con margini di errore ridotti.

OLT

OLT

"Un ponticello di collegamento tra i due container nasconde i cavi che poi raggiungono un OLT (Optical Line Termination), che è il punto di partenza della rete GPON. A monte l'OLT si connette all'unità di trasporto DWDM (Dense Wavelength Division Multiplexing) che andrà a collegarsi al backbone. Quindi il nodo DWDM è quello che aggrega grandi capacità di traffico raccolte dalla rete di accesso per aggregarle sulla rete nazionale di Vodafone. Ogni operatore ha il suo", ha sottolineato Granatello di Vodafone.

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"Adesso, per esempio, stiamo sperimentando la tecnologia fino a 10 Gigabit simmetrica grazie a un modulo aggiuntivo da inserire sull'OLT. Il segnale a 1G e quello a 10G vengono sovrapposti sulle medesima fibra utilizzando frequenze di luce differenti. Questo è un valido esempio delle potenzialità di evoluzione di questa rete, che consente di accogliere diverse tecnologie e prestazioni senza alcun impatto sulla parte infrastrutturale".  

I POP sono di Open Fiber ma i provider hanno la possibilità di gestire ogni evenienza in collaborazione. Insomma, non è che di fronte a una criticità ci vuole la bolla papale per accedere alle infrastrutture.

L'architettura della rete FTTH

Immaginando la rete come uno schema piramidale il cui vertice è rappresentato dal POP, scendendo si trovano i Punti di snodo Primario (PFP) le cui fibre singolarmente servono per ciascun operatore circa 1000 abitazioni, dopodiché proseguendo ci sono i Punti di snodo secondario (PFS) in cui tali fibre ne servono ciascuna 250.

PFS

PFS

All'interno dei PFS ogni singola fibra viene suddivisa su più fibre terminali (fattore di "splitting" 16) che indirizzano ciascuna una singola utenza. Ogni cavo poi ha un adesivo con su scritto il cognome e l'indirizzo del cliente. L'eventuale cambio operatore avviene solo in questi armadi staccando un singolo connettore da una scheda del provider e collegandolo a quella di un altro.

ROE

ROE

Infine c'è il Punto di Terminazione Edificio (PTE) montato sempre nel locale contatori degli edifici. Qui si trova il cosiddetto ROE (Ripartitore Ottico di Edificio), una scatola di plastica grigia e anonima, che grazie a una serie di "cartoline" ospita un singolo cavo in fibra per ogni singola utenza. Dopodiché i cavi corrono lungo la verticale dell'edificio e raggiungono ogni appartamento.

cartoline ROE

Le "cartoline" dentro al ROE

In molti si domandano se i lavori nei condomini siano a carico di Open Fiber. Ebbene sì, sempre e comunque. L'unico rischio è che qualche amministratore di condominio si metta di traverso, ma la "difesa", in linea teorica, sarebbe vana perché ci si può appellare all'articolo 21 della Costituzione che riguarda il diritto all'informazione. Bisogna però fare i conti con i tempi della giustizia e le diverse fasi per arrivare alla Corte Costituzionale.

La rete di Open Fiber è contraddistinta da punti di snodo, ma è per lo più spenta. L'alimentazione è presente solo al POP, dove si generano le varie frequenze di luce che corrono nei cavi, e al cosiddetto ONT (Optical Network Terminal), ovvero la scatoletta che nell'appartamento riceve il cavo in fibra e ne converte il segnale ottico in elettrico per il dialogo via ethernet con il router. La prospettiva è che l'ONT un giorno scompaia e gli operatori forniscano direttamente dispositivi compatibili.

ONT

ONT

La distanza massima tra un POP e il punto di terminazione è di circa 15 km con l'attuale architettura di GPON che suddivide la luce fino a 64 rami. Una fibra dedicata invece a una singola utenza di carattere speciale, come ad esempio un ospedale, la protezione civile, le forze dell'ordine può godere di un raggio anche di 40 km poiché non è strutturata con punti intermedi.

Open Fiber, sia che si tratti del suo piano nazionale a investimento privato che dei bandi Infratel a investimento pubblico, adotta sempre la medesima modalità di intervento tecnico. Sfrutta sia i cavidotti che le infrastrutture sospese dell'elettricità.

A Perugia nelle zone periferiche si vedono pali con doppia cavetteria e molti tombini sono marchiati Open Fiber. In sintesi, l'estremo impiego di condotte esistenti e la rete di Enel Distribuzione consentono di abbattere i costi. Inoltre lo stesso impiego della fibra riduce a zero il rischio di interferenze, a cui è normalmente soggetto il rame. Infine, dato che non c'è bisogno di alimentare i punti intermedi di snodo il posizionamento degli armadi è molto semplice e agevolato.

fibra

Fibra su palina

Il risultato è che Open Fiber riesce a offrire un prezzo all'ingrosso per il suo servizio notevolmente inferiore rispetto a Telecom Italia. Si parla di una percentuale a doppia cifra.

I test a casa di un cliente Vodafone

La visita a Perugia ha compreso anche una serie di test presso l'appartamento di un residente che ha scelto Vodafone come operatore, Ivano. Ci ha aperto la sua casa e abbiamo potuto avviare una serie di speed test sfruttando in contemporanea tre PC portatili e diversi smartphone. Con video ad altissima risoluzione non abbiamo riscontrato alcun tipo di rallentamento. Impressionante con i servizi di streaming video la scomparsa del buffering anche spostando in avanti o indietro la riproduzione dei film.

ONT

ONT

Il cliente Ivano ha sottolineato che il grande salto in avanti si è manifestato con l'incremento dell'upload. Per esigenze di lavoro deve spedire video di grandi dimensioni, quindi con un upload a 200 Mbps riesce a completare il trasferimento in pochissimo tempo. 800 MB di video siamo riusciti a spedirli in circa 40 secondi.

Vodafone e Open Fiber concordano sul fatto che lo speed test non è esaustivo per valutare la qualità del servizio. La velocità massima di download e upload è condizionata da più fattori, fra cui il tipo di browser impiegato, le prestazioni del dispositivo impiegato e l'artificialità della valutazione.

Vodafone Station e ONT

Vodafone Station e ONT

Oltre alla banda di accesso che oggi ha un 1 Gbps come soglia massima, è fondamentale che tutta la catena a monte sia settata per fornire il meglio in ogni condizione. Richiedi banda per lo streaming, l'invio di un documento, scaricare un file? Sono scenari diversi che devono confrontarsi con più variabili. Alla fine ciò che importa è l'esperienza, non il dato crudo.

Abbiamo provato il test più volte raggiungendo prestazioni comprese in download tra 870 e 920 Mbps con 17 ms di latenza e circa 200 Mbps in upload. Ma in realtà l'importante è il fatto di poter usare più terminali insieme per effettuare operazioni esigenti, senza alcun intoppo.

Speed Test a Perugia

Speed Test a Perugia

Quello che conta, quindi, è la capacità del client installato sul PC di interagire al meglio con il browser per far girare l'applicazione di speedtest. Più applicazioni sono coinvolte (flash player, etc.), più il browser e lo speed test ne risentiranno. E se cambi PC, la situazione cambia nuovamente. In effetti con Chrome abbiamo ottenuto i risultati migliori, con Firefox la situazione è peggiorata e con Safari l'esito è stato nettamente sotto la media.

Provider fibra "virtuali"?

Un'altra novità di cui si parla - ma il City Manager di OF ha preferito non commentare - riguarda la possibilità per qualsiasi provider di poter sbarcare in ogni città dove è presente la rete FTTH.

Da quello che abbiamo potuto ricostruire, grazie a fonti attendibili ma non ufficiali, è che se già il progetto Open Fiber appare rivoluzionario, sarà bene prepararsi a qualcosa di ancora più dirompente. Oggi i provider che collaborano con Open Fiber devono preoccuparsi solo della connettività a monte dei POP individuando l'accesso al loro backbone più vicino. In pratica tutto il traffico generato dalle singole abitazioni coperte da FTTH, risalendo la "corrente" fino al POP, viene poi instradato sulle grandi reti che sono poi connesse a quelle globali.

I grandi provider hanno pezzi di infrastruttura propria, ma come i piccoli sono costretti a noleggiare servizi specifici per raggiungere tutta la penisola. I prezzi all'ingrosso del noleggio della fibra spenta e quella accesa sono diversi, come è anche evidente il vantaggio di disporre di una rete propria a monte. Già, ma il piccolo provider che non possiede rete?

Oggi è costretto a noleggiare localmente ma non può permettersi di sbarcare in altre regioni, se non a costi proibitivi. Open Fiber in futuro consentirà probabilmente a tutti di sbarcare in ogni zona collegando in rete tutti i suoi POP. In pratica, il piccolo provider ad esempio perugino potrà replicare le sue offerte nei comuni dove è presente l'FTTH di Open Fiber. Il basso costo all'ingrosso le consentirà di avere sufficienti margini, cosa che fino a oggi è risultata praticamente impossibile.

Insomma, potrebbe aprirsi l'era dei provider "virtuali" come nel mercato mobile dove società prive di infrastrutture offrono servizi su tutto il territorio nazionale. Il parallelo più adeguato però è quello del mercato elettrico dove una rete unica consente a più fornitori di offrire proposte diverse per il mercato libero.

Il futuro è oggi.