Sia Einstein sia Schrödinger erano determinati a cercare unità nella Scienza, ma erano spinti da motivazioni differenti.
Mentre leggete libri di divulgazione scientifica come quelli di questa rubrica non avete mai avuto la sensazione di avere per le mani qualcosa di astratto? Mi spiego: leggo di scoperte che hanno cambiato la storia, con dovizia di dettagli tecnici, ma quasi sempre non sono contestualizzate quindi è difficile capire perché sono nate, come e quanto hanno lavorato gli scienziati per arrivare ai risultati e come influirono i contemporanei sul loro lavoro.
Ecco perché ho voluto leggere "I dadi di Einstein e il gatto di Schrödinger. Due menti geniali alle prese con gli enigmi della fisica contemporanea" ancora fresco di stampa. I protagonisti sono due colonne portanti della Fisica: Albert Einstein ed Erwin Schrödinger, e di certo le loro scoperte non sono una novità per i lettori di questa rubrica.
Quello che racconta l'autore Paul Halpern quindi non è la solita solfa del paradosso dei gemelli, o del gatto vivo o morto nella scatola, ma una storia vera di due delle menti più brillanti della Scienza che hanno vissuto il primo conflitto mondiale e il nazismo, combattendo al fronte o scappando, hanno avuto tribolati alti e bassi professionali, economici e amorosi, hanno conosciuto la sconfitta, l'incertezza, la fama e lo scherno.
Due persone di estrazione sociale differente che sono assurte all'Olimpo della Scienza con percorsi diversi e furono a fasi alterne acerrimi rivali, fonte di ispirazione reciproca, amici di penna e fonti di dibattiti anche feroci sulla stampa internazionale e nella cerchia della comunità scientifica contemporanea.
Due uomini non certo comuni, schivi e per nulla interessati all'etichetta, che hanno votato la loro vita al genio di cui erano dotati e alla capacità di guardare il mondo con occhi diversi dalla gente comune, ma sono stati loro malgrado cambiati, influenzati e trascinati da eventi di inusitata gravità come il nazismo.
Se state pensando che vi sto proponendo una biografia amarcord vi sbagliate, perché comunque "I dadi di Einstein e il gatto di Schrödinger" è un libro che trasuda Scienza da ogni pagina, e che tratteggia con dovizia di particolari le scoperte che ci portano a celebrare continuamente i due protagonisti. Però fa vivere i loro fallimenti, la tribolazione mentale che li ha portati infine ai risultati, e le interferenze (positive e negative) della comunità scientifica e non solo.
Halpern dipinge sapientemente una grande scacchiera in cui sono presenti tutti i personaggi che all'epoca influenzarono in qualche modo Einstein e Schrödinger – dai matematici ai fisici, agli astronomi, passando per le autorità, le figure femminili e familiari, la situazione socio economica. Mette il lettore in una posizione di osservazione privilegiata, da cui può osservare le rispettive mosse, ma al contempo non dimentica di "zoomare" per portarlo dentro alla materia di studio.
Si scoprono così i retroscena dell'equazione di campo di Einstein, il motivo per il quale Einstein si ostinò per tutta la vita a osteggiare la casualità della meccanica quantistica, e perché invece Schrödinger ebbe al riguardo una posizione più flessibile. La lista dei perché a cui dà risposta il libro è troppo lunga per questo articolo e non esula nemmeno dalle questioni trascendenti che di fatto hanno influenzato il pensiero dei due scienziati. Posso solo consigliarvi di leggerlo, perché fornisce una dimensione storica e umana della Scienza, che passa dallo stato di insieme di teorie all'essere una protagonista reale e quasi tangibile.
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Se l'assenza di libero arbitrio è come stare in prigione, la relatività generale è il carcere definitivo.
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