Equo compenso ancora più caro per il bene della SIAE

Il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali ha firmato un emendamento che non solo farà aumentare l'equo compenso ma destinerà il 50% della raccolta alla SIAE, invece che ai legittimi detentori di copyright.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Gli italiani a breve saranno costretti a regalare milioni di euro alla SIAE a causa di un emendamento del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Massimo Bray. Ha spiegato benissimo la vicenda l'avvocato Guido Scorza su L'Espresso.

In pratica si potrebbe parlare di coincidenze parallele. Da una parte il neo presidente della SIAE Gino Paolo che chiede al Ministro Bray di adeguare i parametri dell'equo compenso alla media europea. Dall'altra il Ministro che dimentica di istituire un tavolo tecnico con tutte le categorie (come prevede la norma vigente) per stabilire le nuove tariffe.

Senza fine

L'equo compenso non è cosa da poco: si tratta del contributo per copia privata che viene imposto ai produttori su supporti ottici, hard disk, masterizzatori, memorie, etc. Ovviamente sono soldi che poi alla fine vengono riverberati sui listini, e quindi paga il consumatore finale.

Il problema è che oggi già esiste un meccanismo di adeguamento che prevede appunto la creazione di un tavolo tecnico. Solo che per motivi oscuri Bray sembrerebbe aver deciso di bypassarlo. Ecco quindi pronto un emendamento ad hoc per la legge di stabilità.

Non solo prevede che l'incremento sia in linea con la media dei paesi europei che usano il nostro sistema – escludendo ovviamente gli altri più vantaggiosi per i cittadini, ma anche che il 50% delle somme raccolte sia destinato alla SIAE stessa. Insomma, diversi milioni di euro non saranno per i detentori di diritto bensì per la macchina che gestisce tutta l'operazione.

"Nessuno mette in dubbio l’esigenza di garantire agli autori quanto loro necessario per continuare a creare arte e cultura ma, nel farlo, non si può abbandonare – come accade sempre più di frequente – la strada maestra delle regole democratiche", conclude l'avvocato Scorza.

C'è poco da commentare: SIAE ha un debito miliardario, ha associati che lamentano ritardi nei pagamenti e soprattutto spende più di quanto incassa. Il buon senso direbbe che qualcosa non funziona.