Geoblocking addio, da oggi lo shopping online non ha più frontiere in Europa

Oggi è caduta un'altra frontiera, quella degli acquisti online negli altri paesi europei. È la fine del cosiddetto geoblocking per lo shopping nei negozi digitali.

Avatar di Pino Bruno

a cura di Pino Bruno

L'Unione europea ha mantenuto le promesse e oggi è caduta un'altra barriera. È la fine del geoblocking degli acquisti online. Gli effetti positivi saranno pari a quelli ottenuti con la cessazione del roaming telefonico nel 2017. Così, proprio alla vigilia del Natale - il periodo più caldo per lo shopping - tutti noi cittadini europei potremo comprare nei negozi in rete di tutto il Vecchio Continente senza più essere bloccati. Potremo usare dappertutto la carta di credito nazionale, anche per noleggiare un'auto o comprare un biglietto per un concerto oltre frontiera. Adesso tutti i commercianti e le piattaforme online dovranno adeguarsi alle nuove norme e non dovranno dunque farci rimbalzare agli eventuali siti partner nazionali.

Per fare qualche esempio, i siti che hanno più versioni a seconda del Paese – dai noleggiatori di auto alle agenzie di viaggi ai rivenditori di biglietti di concerti o dei parchi di attrazioni - non potranno più reindirizzare i clienti né rifiutarsi di vendere le offerte promozionali presenti su una delle loro pagine nazionali a persone che si collegano da altri Paesi. Insomma, in rete accadrà ciò che succede quando andiamo di persona in un negozio a Parigi, Berlino o Madrid.

Dopo l'abolizione del roaming telefonico, è la Schengen del commercio. La tappa successiva sarà la riduzione dei prezzi per la consegna transfrontaliera dei pacchi, che finora ha scoraggiato acquirenti e venditori dal comprare e vendere prodotti in tutta l'UE.

Cosa succede da oggi?

Vendita di merci senza consegna fisica. Esempio: un cliente belga desidera acquistare un frigorifero e trova l'offerta migliore su un sito web tedesco. Il cliente ha diritto a ordinare il prodotto e a ritirarlo presso i locali del commerciante o a organizzare la consegna personalmente al suo domicilio.

Vendita di servizi prestati tramite mezzi elettronici. Esempio: un consumatore bulgaro desidera acquistare servizi di hosting per il suo sito web da un'impresa spagnola. Ora potrà avere accesso al servizio, registrarsi e acquistarlo senza dover versare un importo aggiuntivo rispetto a un consumatore spagnolo.

Vendita di servizi forniti in un determinato luogo fisico. Esempio: una famiglia italiana può acquistare una visita a un parco divertimenti in Francia senza essere reindirizzata su un sito web italiano.

I cittadini possono acquistare apparecchi elettrici online, noleggiare un'auto o comprare biglietti per i concerti a livello transfrontaliero così come fanno a casa. Non dovranno più scontrarsi con ostacoli come la richiesta di pagare con una carta di debito o di credito emessa in un altro paese. Le imprese possono fare affidamento contare su una maggiore certezza del diritto nelle operazioni transfrontaliere.

Il regolamento non impone l'obbligo di vendita e non armonizza i prezzi, ma affronta la questione della discriminazione nell'accesso ai beni e ai servizi laddove questa non sia oggettivamente giustificata (ad esempio da obblighi in materia di IVA o da obblighi giuridici differenti).

"Nel 2015 il 63% dei siti non consentiva agli utenti di effettuare acquisti da un altro Paese dell'Ue, di conseguenza due terzi dei consumatori che volevano fare acquisti online all'estero non hanno potuto farlo", ha spiegato il vicepresidente della Commissione Ue per il mercato unico digitale Andrus Ansip. Ora, ha sottolineato, "il 3 dicembre mettiamo fine a questa pratica. Vogliamo un'Europa senza barriere, e questo vuol dire anche eliminare gli ostacoli agli acquisti online", sulla falsariga di quanto già fatto mettendo fine ai sovraccosti del roaming a giugno 2017.

Le nuove norme non si applicano ai prodotti audiovisivi e a quelli coperti da copyright: e-book, musica, videogiochi e software, per cui resta valido il principio della territorialità. Se un italiano va in un altro paese europeo può continuare a usare il suo abbonamento a Netflix ma non potrà sottoscriverne uno nuovo in quella nazione. È solo questione di tempo, perché l'Unione europea vuole far cadere anche quest'ultima frontiera.