Gli italiani preferiscono lo streaming musicale all'acquisto

Il mercato discografico italiano deve dire grazie a Spotify e YouTube. Lo streaming sta salvando i conti, almeno secondo gli ultimi dati forniti da Deloitte a FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana di Confindustria).

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a cura di Dario D'Elia

Il mercato discografico italiano è in crescita ma solo grazie all'apporto del digitale, nello specifico i servizi di streaming come Spotify e quelli con pubblicità come YouTube e Vevo. Gli ultimi dati forniti da Deloitte a FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana di Confindustria) confermano un +5% complessivo del primo semestre 2014 rispetto allo scorso anno. Però entrando nei dettagli si scopre che le vendite fisiche sono al -5% e quelle digitali (downloading) al -20%. Quindi da dove arrivano i dati positivi? Semplicemente dal +109% degli abbonamenti streaming e +74% dei servizi streaming con pubblicità. Mosca bianca il vinile che rispetto all'anno scorso è cresciuto del 66%.

Tabella FIMI

I dati trimestrali parlano chiaro anche dell'andamento. Se nel terzo il mercato fisico ha registrato i 41,3 milioni di euro, quello digitale ha toccato i 34,1 milioni – si cui 19 dovuti allo streaming.

D'altronde lo studio Samsung Techonomic Index (basato su panel online, 18 - 65 anni) ha scoperto che in Italia una persona su tre sceglie contenuti in streaming o effettua il download dei brani preferiti settimanalmente. Questi consumatori per di più destinano circa 5 euro in più del budget mensile per assecondare questa passione, con una spesa media mensile fino a 24 euro contro i 18 euro del resto d'Europa.