Gli NFT passano da bene milionario a robaccia senza valore

Sembrava una nuova corsa all’oro ma era solo una corsa per non essere quello che resta con il cero corto in mano

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Alcuni avranno la sensazione che sia passato moltissimo tempo, ma solo l’anno scorso gli NFT (Non Functional Tokens) sembravano essere una rivoluzione finanziaria. Si tratta di oggetti digitali con una loro unicità, e per un po’ se n’è fatta compravendita a cifre da capogiro; non è esagerato affermare che ci sono alcuni nuovi milionari al mondo grazie agli NFT.

Oggi il 95% degli NFT è totalmente senza valoresecondo una ricerca di dappGambl - un sito specializzato in scommesse e criptovalute. Potrebbe non sembrare la più autorevole delle fonti, ma se loro stessi sconsigliano ai clienti di investire in NFT, forse è il caso di prendere il consiglio seriamente. E i numeri sembrano convincenti.

dappGambl ha esaminato migliaia di collezioni, ognuna delle quali può contenere numerosi NFT, scoprendo che quasi tutte hanno un valore pari a zero. Una brutta notizia per i loro possessori, alcuni dei quali sicuramente avevano sperato di fare un buon investimento.

"Questa statistica significa che il 95% delle persone che detengono collezioni NFT sono attualmente in possesso di investimenti senza valore", ha dichiarato dappGambl nel suo rapporto. "Dopo aver esaminato queste cifre, stimiamo che quel 95% includa oltre 23 milioni di persone i cui investimenti sono ora privi di valore".

È naturalmente il risultato di un fenomeno altamente speculativo, su beni altamente volatili. Ed è un esempio da manuale della Greater Fool Theory, meccanismo che in finanza descrive fenomeni in cui ci sono grandi possibilità di arricchimento in poco tempo, ma il tutto viene descritto come una specie di “corsa tra folli”. Il più ingenuo di tutti sarà quello che alla fine si ritroverà ad aver speso moltissimo, senza avere nulla in mano. Lui alla fine è quello che paga l’arricchimento degli altri.

Vale la pena ricordare che gli NFT sono una specie di estensione del fenomeno delle criptovalute e della tecnologia Blockchain in generale. Anche quello è un settore che si è ridotto notevolmente ma non si può dire che sia morto.

Al momento ci sono diversi progetti grandi e piccoli, in giro per il mondo, che cercando di dare un senso alla tecnologia blockchain. Ogni tanto ce n’è uno che sembra valido e che in qualche modo fa da volano all’intero settore; ma per il momento non sembra affatto scontato che parleremo ancora di blockchain tra dieci anni.

Uno dei problemi è ovviamente il consumo energetico: transazioni e smart contract possono avere un senso in certi contesti, ma l’operazione deve anche giustificare il dispendio energetico, sia in termini economici sia in termini ambientali.

Funziona solo se l’energia è gratis o quasi, e se non ne consideri l’impatto ambientale. Secondo l’analisi di dappGambl, le collezioni prese in considerazione hanno un equivalente energetico di 27,7 milioni di kWh - sarebbe l’energia che è stata spesa per creare e mettere in circolazione gli NFT. Circa 16 tonnellate cubiche di CO2 equivalente, che non è molto considerando i numeri della crisi climatica, ma è moltissimo se dall’altra parte c’è qualcosa che non vale assolutamente niente.

Insomma, spostarsi in auto magari inquina anche di più, ma almeno alla fine ho spostato cose e persone da un posto all’altro. Varrà pure più di un NFT che non vale niente, no?

Già, il problema con i costi ambientali è proprio che tutti noi siamo l’ultimo dei cretini. Tutti quelli che producono emissioni infatti non ne pagano il prezzo, che viene assorbito dalle società (noi) in termini di peggioramento della salute pubblica, riscaldamento, desertificazione, aumento del livello delle acque e così via.