Google assolta perché Android non viola i brevetti Oracle

La giuria ha assolto Google con piena formula: Android non viola alcun brevetto di Oracle, che non ha diritto ad alcun risarcimento danni. Si chiude così una delle cause più combattute degli ultimi anni. Ora resta solo da stabilire se le API sono soggette a copyright: in caso positivo molti reputano che sarebbe un duro colpo per l'innovazione software.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Google non ha infranto alcun brevetto di Oracle, e la giuria della Corte distrettuale della California del Nord l'ha assolta all'unanimità. "Il verdetto è una vittoria non solo per Google, ma per l'intero ecosistema Android" ha commentato un rappresentante dell'azienda. Si chiude così la complessa causa legale che andava avanti dall'estate del 2010, quando Oracle aveva denunciato Google per aver violato i brevetti relativi alla macchina virtuale Dalvik usata da Android.

Google assolta all'unanimità: Android non viola i brevetti Oracle

La terza fase del dibattimento, quella in cui avrebbe dovuto essere stabilito l'ammontare dei danni da rimborsare alla querelante, è stata annullata alla luce dell'assoluzione. Dopo la lettura del verdetto il giudice William Alsup ha commentato che quello di Oracle contro Google è stato il più lungo processo civile a cui abbia presieduto nella sua carriera giudiziaria.

Il caso ha sicuramente messo in difficoltà la giuria popolare, che nell'ultima settimana aveva bersagliato il giudice con domande sulle questioni tecniche, come per esempio il significato di termini come "esecuzione simulata" e "inizializzazione degli array".

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Alsup ha comunque osservato che resta irrisolta la questione delle API protette dal diritto d'autore, e probabilmente sarà a questo elemento che Oracle si appellerà per cercare una rivincita legale. Il portavoce di Oracle Deborah Hellinger ha infatti inviato una mail a Bloomberg in cui spiega che "Oracle ha intenzione di continuare a difendere e sostenere il nucleo di Java e assicurarsi che il diritto d'autore sia protetto in tutela dei nove milioni di sviluppatori Java e della comunità che dipende dalla compatibilità Java."

Stando a quanto riportato da ArsTechnica anche quest'ultimo nodo sarà sciolto probabilmente la prossima settimana. È proprio quest'ultimo punto ad essere determinante non tanto per la vittoria di Google, che è ormai sancita, quanto per l'intera comunità degli sviluppatori e programmatori, perché come avevano affermato in passato alcuni esperti del settore, un eventuale riconoscimento della proprietà intellettuale sulle API "ha il potenziale di soffocare l'innovazione del software". A riguardo ricordiamo che l'alta corte europea ha già deliberato, negando questo riconoscimento nel Vecchio Continente.