Governo: fibra dove conviene, gli altri si attaccano al tram

Il Ministro Corrado Passera ha ribadito che nelle città lo sviluppo della fibra sarà affidato al mercato mentre negli altri centri ci penserà lo Stato. Sì, ma con quali soldi si domandano in molti. Infratel fino ad ora non ha combinato molto. Intanto sul beauty contest continua la valutazione del Governo.

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a cura di Dario D'Elia

Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera ha le idee chiare sullo sviluppo della rete in fibra e sul beauty contest del digitale terrestre, ma non si sbottona troppo al riguardo. "Al ministero c'è una società (Infratel, NdR.) che stende bene la fibra passiva e questa va bene per le aree del digital divide, ma nelle grandi città le società telefoniche devono fare da sole visto che ci sono i ritorni", ha dichiarato il ministro in una recente audizione alla commissione Trasporti della Camera.

Passera ha ammesso che il suo obiettivo, per questo mandato, è quello di concentrarsi sui temi dell'agenda digitale, gli investimenti per le telecomunicazioni, il miglioramento delle Ferrovie e il sostegno al sistema scolastico. Sono tutti settori strategici che potrebbero essere fortemente aiutati dai miliardi stanziati dai fondi europei.

Corrado pensaci bene

A questo punto è evidente che Passera vede di buon occhio l'iniziativa Telecom-Metroweb-Fastweb, che propone non a caso lo sviluppo metropolitano della fibra nelle aree ad alta remunerazione. Infratel Italia S.p.A. (Infrastrutture e Telecomunicazioni per l'Italia) però non sembra avere abbastanza forza propulsiva per affrontare il problema del digital divide. Come riporta il sito ufficiale fino ad ora ha realizzato solo 3802 km di infrastrutture; praticamente nulla se si considera che Telecom Italia ne possiede milioni. E poi detta tutta: da dove arriveranno i soldi per investire se la Cassa Depositi e Prestiti sembra già compromessa con Metroweb?

''Infratel ha lavorato bene in questi anni (!), certo poteva fare molto di più se gli 800 milioni che erano stati individuati per la chiusura del digital divide fossero stati erogati al settore invece che dirottati su altre voci di finanza pubblica'', ha sottolineato qualche giorno fa il presidente esecutivo di Telecom Italia Franco Bernabé nel corso di un'audizione al Senato.

L'unica opzione percorribile, a questo punto, è quella di far fruttare al meglio i ricavi dell'asta LTE e ottenere qualcosa dal beauty contest per le frequenze DTT. "Stiamo approfondendo il tema", ha ribadito Passera, messo alle strette dai giornalisti. L'assegnazione gratuita delle sei frequenze per la TV digitale terrestre è fortemente criticata da PD, IDV e FLI. Persino la Lega sembrerebbe aver iniziato a mugugnare per questo regalo miliardariosi stima tra i 2 e 16 miliardi. Il PDL invece si oppone e il motivo è comprensibile: Mediaset ne uscirebbe danneggiata.

Il tram è pronto - clicca per ingrandire

Al momento si attende ancora il parere della commissione tecnica AGCOM, che sta valutando i requisiti dei nove contendenti e dovrebbe completare i lavori entro fine anno. Il problema è che con il ritiro di Sky dalla competizione, a prescindere dall'esito, la Commissione Europea potrebbe riattivare la procedura d'infrazione per alcune norme della legge Gasparri. Di fatto era stato tutto congelato perché il beauty contest avrebbe dovuto favorire una maggiore concorrenza nel settore.

Oggi la situazione appare ancora più confusa e non è detto che il Governo Monti abbia sufficiente libertà di manovra. Bisogna infatti ricordare che l'ex presidente del Consiglio Berlusconi ha resistito a ogni tipo di critica internazionale e nazionale, ma mollato gli ormeggi solo quando il "segnale" è giunto in Borsa e il titolo Mediaset ha perso il 10%. Forse è stata solo una coincidenza, ma resta il fatto che gli interessi del colosso televisivo sono sempre stati salvaguardati adeguatamente.

Concordiamo con tutti gli esperti del settore che tirano in ballo i poteri dei garanti: bisogna potenziare AGCOM e AGCM, sganciandoli dal controllo politico. E poi soprattutto basta con le sanzioni ridicole che nella peggiore delle ipotesi raggiungono i 500mila euro. Bisogna parametrare le multe ai fatturati!