I negozi di dischi chiudono, ma qualcuno si oppone

La musica online travolge anche i negozi di dischi storici; ad aprile una manifestazione

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a cura di Roberto Buonanno

CEO

I negozi di dischi stanno chiudendo per colpa del web. Non si tratta più di un grido di allarme, ma forse dell'ultimo vagito di una categoria in estinzione. "Il nostro fatturato è calato costantemente dal 2003, in una continua escalation accentuata dalla musica scaricata da Internet e che si è scontrata con la nostra filosofia: avere il maggior numero di titoli a disposizione, tenere prezzi ragionevoli ed essere molto attenti ai prodotti d’importazione", ha spiegato Mario Nannucci, storico proprietario dell'omonimo negozio di Bologna, a La Stampa.

"Oggi tutti i ragazzi scaricano dalla rete, gratis o quasi, perché esistono siti da cui si scarica pagando 9 euro e 90 per i primi 130 brani in un mese. Sono 7 centesimi a brano, impossibile competere".

E così Meeting delle etichette indipendenti e Audiocoop, l’associazione delle etichette indie, hanno deciso di organizzare per il prossimo 18 aprile "Salviamo i negozi di dischi!". Una manifestazione per sensibilizzare e mobilitare gli appassionati di tutta Italia.

"Il nostro è un settore in crisi nella crisi, e ormai persino le multinazionali del disco, permettono di scaricare i brani dai loro siti Internet. Sentono la crisi anche i negozianti che si sono specializzati. Questo mi ha messo nella condizione di riflettere sulla nostra stessa esistenza. Da 3.000 che eravamo, ora siamo circa 1.600", ha spiegato Norina Vieri, presidente Fismed Confe-

Sercenti.

Quando la buona musica si scopriva al negozio di dischi

Per me è fin troppo facile scrivere bene dei negozi di dischi. Ovviamente intendo quelli veri, che assomigliano a vecchie botteghe, non i reparti affollati e snaturati dei media store. Vivo in una zona benedetta: a due passi da casa mia, a Gallarate, in provincia di Varese, ho due punti di riferimento da far invidia a molti. Uno è il Riff Raff , che perlomeno fino a qualche tempo fa era meta obbligata per ogni appassionato di hard rock dei dintorni. Il secondo, e decisamente più importante, è Carù dischi, uno dei negozi di dischi più affascinanti e famosi di tutta Italia; anzi,  probabilmente IL negozio di dischi.

Quando entri da Carù sei immerso dal profumo e dal calore di una pila impensabile di LP in vecchio vinile;mai sentito un profumo simile provenire da iTunes. Non mancano ovviamente i CD, anzi, da qualche tempo Carù vende perfino su Internet. Chi non lo conosce non sa che Carù è una sorta di Santiago di Compostela per frotte di pellegrini della buona musica.

Armati di scarsella - e portafogli bene imbottito - i pendolari delle sette note da sempre viaggiano fino a Gallarate da ogni dove. Intendiamoci, i dischi si vendono per corrispondenza da secoli, non è Internet che ne ha inventato la vendita a distanza. Molti si chiederanno quindi come mai tanta gente si scomodi ad andare di persona al negozio, se i dischi li puoi comprare comodamente da casa - o scaricarli.  Probabilmente costoro non ha mai frequentato un posto come Carù,  o Riff Raff, o gli storici Mariposa di Milano.

 Il negozio di dischi infatti è un luogo di cultura, di incontro e dibattito. Ti formi, scopri musica nuova, incontri spesso appassionati e anche gruppi locali e, mentre scartabelli tra offerte e nuove uscite, ti senti veramente immerso nel mondo della musica. Che fondamentalmente, grazie al cielo, è ancora fatto di esseri umani e non di cartelle e sincronizzazioni su iPod. Il negozio diventa una tappa fissa, ci vai ogni volta che puoi, anche se non devi comprare niente. È stato una pietra miliare nel cammino di crescita cultural musicale di molte generazioni. Spero quindi che i negozi di musica non muoiano mai; ma temo che fra qualche anno li vedremo solo nei tour virtuali dei musei di storia delle civiltà antiche.

Roberto Buonanno