Il 3D stereoscopico fa male? Dipende dalla distanza

Una nuova ricerca suggerisce che il fastidio provato durante la visione di contenuti in 3D stereoscopico cambia a seconda della distanza. In dettaglio, se l'effetto dell'immagine va verso l'utente fa più male da vicino, se invece l'effetto simula la profondità è più fastidioso da lontano.

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a cura di Roberto Caccia

L'eterno dibattito sui danni alla salute causati dalla stereoscopia 3D si rinnova grazie a una ricerca dell'Università di Berkeley, in California, che indica questa tecnologia come responsabile di mal di testa e dolori agli occhi.

3D stereoscopico responsabile di mal di testa e dolori oculari? Il problema potrebbe essere la distanza

Il motivo è un fenomeno chiamato vergence–accomodation conflict, o conflitto fra l'accomodazione e la vergenza. Questo problema è causato dal fatto che entrambi gli occhi devono guardare la scena su uno schermo da una determinata distanza e al tempo stesso devono gestire il senso di profondità d'immagini visualizzate dietro o davanti lo schermo.

"Normalmente, gli occhi mettono a fuoco le immagini in base alla distanza del display, perché è da lì che proviene la luce. Con i contenuti 3D gli occhi devono eseguire un ulteriore passaggio, cioè devono convergere verso la distanza del contenuto stereoscopico, che può essere davanti o dietro allo schermo", dichiara Martin S. Banks, professore di optometria e scienze della visione presso l'Università californiana che ha ospitato i test per le ricerche.

Il professor Martin S. Banks - Clicca per ingrandire

I suoi esperimenti sono stati condotti su un campione di 24 adulti, ed è emerso una sorta di denominatore comune fra i soggetti dei test. Tutti hanno convenuto che i contenuti 3D con l'immagine che sembra avvicinarsi all'utente sono più fastidiosi da distanza ravvicinata (come nel caso di Nintendo 3DS, smartphone e laptop).

Al contrario, la visione d'immagini 3D che sembrano proseguire oltre lo schermo (cioè che simulano una sorta di finestra dove ci si affaccia) è meno comoda se la distanza è ampia, una situazione che capita spesso al cinema.

Un'immagine della Berkeley University, dove si sono condotti i test - Clicca per ingrandire

Il professor Banks avvisa che saranno condotti ulteriori studi su campioni di popolazione più ampi che comprenderanno anche i bambini. La sua speranza è che i suoi test possano servire per tracciare le linee guida sulla distanza corretta da mantenere durante la visione di contenuti in 3D stereoscopico.