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La Corea del Sud è al momento l’avanguardia della mobile TV con un milione di utenti; le previsioni indicano che entro il 2011 vi saranno 95 milioni di mobile-spettatori nel solo Asia-Pacifico.

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a cura di Dario D'Elia

Molti analisti considerano la Cina il mercato potenzialmente più grande per il futuro. I suoi ordini per ricevitori hanno già raggiunto le 500 mila unità. I primi test sono già in atto nelle città di Shanghai, Pechino, Guangzhou, Wuhan, Changchun e Nanjing, in collaborazione con Nokia, Samsung e LG.

Stiamo conducendo i test in quasi tutto il paese per comprendere non solo la consistenza della tecnologia, ma anche la sua resa economica”, ha confermato Millette Burgos di Asia-Pacific Broadcasting.

Sebbene gli standard tecnici utilizzati per i servizi di mobile TV siano diversi, i produttori sono convinti che questo non provocherà un raffreddamento della domanda da parte dei consumatori. “In molti mercati asiatici i progetti pilota di mobile TV sono stati accolti positivamente, alimentando i desideri dell’utenza”, ha dichiarato Willie Cher di Nokia Asia-Pacific. I trial più avanzati, per ora, sono in atto in Cina, Taiwan, Indonesia, Malaysia, Singapore, India e Australia.

I partecipanti al Broadcast Asia hanno concordato sugli elementi chiave per il successo di questo nuovo servizio: alta qualità video e sonora, listini concorrenziali, amplia offerta di canali, copertura segnale, semplicità di utilizzo e disponibilità di dispositivi multimediali compatibili. Gli esperti, però, sono dell’idea che vi siano ancora alcuni ostacoli da aggirare. Su tutti il modello di business che riguarda i rapporti fra gli operatori mobili e i broadcaster, nonché la mancanza di un regolatore per i servizi.

Le piattaforma mobili possono diventare un’importante risorsa economica per i broadcaster asiatici, ma la scelta di una politica commerciale adeguata è quanto mai cruciale”, ha spiegato Jeremy Pink, preisidente e direttore di CNBC Asia Pacific. “Anche se la domanda di servizi di mobile TV è alta, non è ancora chiaro quanto la maggioranza dei consumatori sia disposta a pagare per i contenuti video premium”.