Il cyber-bullismo in Italia inizia a preoccupare davvero

"I ragazzi e il cyber bullismo" è l'ultimo rapporto di Ipsos per Save the Children. I dati sono preoccupanti poiché gli episodi di bullismo virtuali sono molto più dolorosi di quelli reali.

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a cura di Dario D'Elia

Il cyber-bullismo in Italia è sempre più dilagante, almeno secondo l'ultima ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children. Internet d'altronde si presta facilmente e infatti i social network sono lo strumento chiave per far del male per il 61% dei bulletti.

Di solito colpiscono "la vittima attraverso la diffusione di foto e immagini denigratorie (59%) o tramite la creazione di gruppi "contro" (57%). Si rubano e-mail, profili, o messaggi privati per poi renderli pubblici (48%), si inviano sms/mms/e-mail aggressivi e minacciosi ( 52%, lo fanno soprattutto le femmine preadolescenti, la cui percentuale raggiunge il 61%), vengono diffuse notizie false sull’interessato via sms/mms/mail (58%).

cyber-bullismo

"Giovani sempre più connessi, sempre più prepotenti: 4 minori su 10 testimoni di atti di bullismo online verso coetanei, percepiti diversi per aspetto fisico (67%) per orientamento sessuale (56%) o perché stranieri (43%)", sottolinea il rapporto I ragazzi e il cyber bullismo.

E gli effetti sulle vite dei giovani sono devastanti poiché i 2/3 dei minori italiani riconoscono nel cyber bullismo la principale minaccia che aleggia in ogni luogo frequentato (scuola, campetti, locali, etc.). Si parla di compromissione del rendimento scolastico (38%, che sale al 43% nel nord-ovest), fuga dal gruppo (65%, con picchi del 70% nelle ragazzine tra i 12 e i 14 anni e al centro), e nei peggiori dei casi può comportare serie conseguenze psicologiche come la depressione (57%, percentuale che sale al 63% nelle ragazze tra i 15 e i 17 anni, mentre si abbassa al 51% nel nord-est).

"Più pericoloso tra le minacce tangibili della nostra era per il 72% dei ragazzi intervistati (percentuale che sale all’85% per i maschi tra i 12 e i 14 anni e al 77% nel sud e nelle isole, ), più della droga (55%), del pericolo di subire una molestia da un adulto (44%) o del rischio di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile (24%)", prosegue il rapporto.

Il caso Amanda Todd è un estremo

"I ragazzi trascorrono gran parte del loro tempo tra i banchi ed è lì che sperimentano una buona fetta della loro socialità. Il ruolo della scuola è di primaria importanza per valutare ed implementare interventi mirati contro il dilagare del cyber bullismo", ricorda Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. "L'insegnante per il suo stesso ruolo deve essere un'antenna pronta ad intercettare e leggere ciò che accade alle dinamiche relazionali della classe e, come tale, parte attiva insieme alla scuola nella costruzione di strategie preventive e di contrasto al fenomeno".

I docenti ovviamente non vanno lasciati soli, poiché il bullismo è un fenomeno complesso che spesso trae origine da un disagio profondo "che riguarda il bullo e il gruppo, così come la vittima, e richiede dunque strategie in grado di cogliere e gestire questo disagio".

Da rilevare infine che per la maggior parte dei ragazzi (pari all’83%), gli episodi di bullismo virtuali sono molto più dolorosi di quelli reali per chi li subisce perché non ci sarebbero limiti a quello che si può dire e fare (73%), potrebbe avvenire continuamente e in ogni ora del giorno e della notte (57%) o non finire mai (55%). "Per il 50% dei ragazzi la rete rende anonimi e quindi apparentemente non perseguibili e consente di falsare i protagonisti. La pericolosità del web inoltre deriva dal fatto che chiunque può avere accesso (32%), e i contenuti o le affermazioni fatte da altri sono più facilmente strumentalizzabili (34%)", conclude il rapporto.

"Bisogna mettere a disposizione dei ragazzi sistemi semplici e diretti che permettano loro di segnalare situazioni a rischio o addirittura di pericolo. Unendo le forze di aziende, istituzioni scolastiche e governative, e contando sul ruolo chiave della famiglia, si può lavorare assieme con l’obiettivo di sviluppare nei ragazzi e nelle ragazze le competenze emotive necessarie per costruire relazioni significative con gli altri", sostiene il Direttore Generale di Save the Children Italia.