Il deputato Fava ci riprova: provider come sceriffi del Web

L'onorevole Fava della Lega ha firmato un emendamento che propone per i provider la completa responsabilità dei contenuti pubblicati o condivisi dagli utenti. Consentirebbe a chiunque di ottenere la rimozione di un contenuto dallo spazio pubblico telematico senza alcun contraddittorio né procedimento dinanzi ad un'Autorità terza ed imparziale.

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a cura di Dario D'Elia

Il deputato della Lega Giovanni Fava ha depositato per l'ennesima volta un emendamento per trasformare i service provider in sceriffi del Web. Ci aveva già provato ad agosto con il Disegno di Legge n. 4511 intitolato "Modifica degli articoli 16 e 17 del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, in materia di responsabilità e di obblighi dei prestatori di servizi della società dell'informazione".

A questo giro l'operazione sembra essere leggermente più astuta poiché Fava ha firmato un emendamento al disegno di legge recante "Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2011". In pratica appellandosi a un'interpretazione discutibile della disciplina europea, come spiega l'avvocato IT Guido Scorza, ne approfitta per ampliare il raggio d'azione delle responsabilità online.

L'Onorevole Giovanni Fava

Il deputato leghista vorrebbe che i provider fossero sempre responsabili di ogni contenuto pubblicato dai rispettivi utenti. E non solo - come prevede la normativa vigente - quando non si attivino dopo la richiesta di rimozione (censura) delle Autorità. Per di più la proposta indica che un provider dovrebbe procedere anche su semplice richiesta diretta del detentore dei diritti, senza la verifica di un'istituzione terza.

"Si tratta di una inaccettabile forma di privatizzazione della giustizia perché si consente ad un soggetto di farsi giustizia da solo e di ottenere la rimozione di un contenuto dallo spazio pubblico telematico sulla base della sola propria posizione, senza alcun contraddittorio né procedimento dinanzi ad un'Autorità terza ed imparziale", spiega Scorza.

Basta mettere l'orecchino giusto per smettere

"È un approccio al problema della tutela d'autore online ancor più insensato e draconiano di quanto non sia quello cui è ispirato il regolamento al quale sta lavorando l'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni".

Il timore è che questa "correzione" della normativa possa agevolare la cancellazione di contenuti scomodi. I provider invece che rischiare contenzioni di ogni tipo potrebbero decidere di soddisfare ogni richiesta pervenuta.