Il divieto di sondaggio rischiamo di pagarlo a caro prezzo

L'AGCOM ha cambiato idea su PoliticApp, ma SWG potrebbe richiedere un risarcimento per il danno. La buona notizia in ogni caso è che la società di sondaggi triestina rimborserà tutti i suoi clienti.

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a cura di Dario D'Elia

L'errore commesso dal Garante delle Comunicazioni sulla questione dei sondaggi per smartphone e tablet rischia di trasformarsi in un boomerang per le tasche degli italiani. Ma andiamo con ordine perché la vicenda ha un che di surreale.

SWG, società triestina leader nel settore dei sondaggi, decide di sviluppare PoliticApp, una delle prime app per smartphone e tablet che dovrebbe consentire di consultare i sondaggi dedicati al prossimo appuntamento elettorale. La novità è che non è tenuta a rispettare il divieto dei 15 giorni precedenti il voto a cui sono sottoposti i mass media tradizionali.

"La disciplina dei sondaggi relativi ad indicazioni di voto si riferisce unicamente a quelli diffusi su mezzi di comunicazione di massa e si ritiene che non possa definirsi tale un'applicazione per smartphone: essa altro non è che un software per cellulari accessibile esclusivamente da quanti, in base ad una scelta volontaria, abbiano deciso di scaricarla sul proprio telefonino", sostiene l'AGCOM il 14 gennaio 2013.

Signor McLuhan che vuole che le dica, ognuno ha il Garante che si merita

"Inoltre, trattandosi di un'applicazione a pagamento, essa potrà essere fruita soltanto da un target definito di clienti paganti, da coloro, cioè, che abbiano deciso di acquistarla. Detta applicazione risulta pertanto priva delle caratteristiche distintive del mezzo di comunicazione di massa, vale a dire la destinazione al grande pubblico e la diffusione ad una pluralità indeterminata di destinatari...". E qui bisognerebbe stendere un velo pietoso, perché escludere le app mobili dalla categoria mass media appare a dir poco azzardato.

SWG forte del beneplacito del Garante il primo febbraio 2013 presenta la sua app. Dopodiché iniziano i mugugni e l'AGCOM ieri torna sui suoi passi. La rettifica viene accolta con sorpresa dalla stessa SWG, che di fatto si era fidata della prima indicazione per procedere con investimenti, impiego di risorse interne ed esterne e di comunicazione.

"Come un fulmine a ciel sereno ieri sera è arrivata la comunicazione dell'AGCOM che, a seguito di un approfondimento del Consiglio della stessa, ha ritenuto che PoliticApp debba essere assimilato ad un mezzo di comunicazione di massa, sconfessando integralmente il precedente parere sulla base del quale l'applicazione era stata proposta sul mercato", si legge nella nota di SWG.

PoliticApp

Ecco quindi la decisione della società triestina di chiedere all'AGCOM di "riconsiderare la propria posizione, in quanto l'ambito di diffusione dell'applicazione non può essere in alcun modo considerato pervasivo". Non meno importante il fatto che "ad oggi ne sono state vendute qualche migliaia, e che l'accesso può avvenire solo a target definito di utenti paganti".

In ogni caso SWG si riserva di studiare "ogni azione a tutela dei suoi interessi economici e di immagine che ritiene siano stati lesi da un comportamento così contradditorio". E questo vuol dire che se scatta una denuncia e l'AGCOM dovesse perdere, gli italiani dovrebbero pure farsi carico del risarcimento.

Dopodiché in attesa che la questione si chiuda tutti i clienti saranno rimborsati e l'app diventa a tutti gli effetti da pagamento a gratuita a partire da domani 9 febbraio. I contenuti ovviamente rispetteranno l'ultima interpretazione dell'AGCOM.

"Oggi un politico che vuole acquistare un sondaggio per conoscere le tendenze dell'opinione pubblica può farlo, mentre qualche migliaia di cittadini che vogliono spendere 10 euro ciascuno per avere le stesse informazioni no", conclude SWG. "Mentre il primo può conoscere e diffondere tra colleghi e militanti i dati, qualche migliaia di cittadini non li possono conoscere, né conseguentemente parlarne in famiglia e con gli amici".