Il latte sarà ancora buono? Ce lo dirà il tappo che cambia colore e abbatte gli sprechi

Un gruppo di ricercatori della Washington State University ha messo a punto una tecnologia in grado di individuare in tempo reale il momento in cui il latte è effettivamente andato a male. Aiuterà ad abbattere gli sprechi.

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a cura di Alessandro Crea

Presso la Washington State University un gruppo di ricercatori ha messo a punto una tecnologia per rilevare con precisione il momento in cui la carica batterica presente nel latte non ne consentirà più il consumo, garantendo così la salute dei consumatori e al tempo stesso abbattendo gli sprechi.

Come sappiamo normalmente per il latte e in generale per tutti i cibi confezionati, ci basiamo unicamente sulla data di scadenza per valutarne la possibilità di consumo. Tuttavia essa è basata solo su un'approssimazione statistica che non garantisce precisione, soprattutto per quanto riguarda gli sprechi. Per questo in diverse parti del mondo si sta lavorando a tecnologie che approccino diversamente al problema.

La tecnologia messa a punto, chiamata "‎Rilevazione colorimetrica di composti organici volatili‎", consente infatti di individuare in tempo reale lo sviluppo di composti appunto prodotti dall'attività batterica che, raggiunta una certa concentrazione, non consentono più il consumo del prodotto perché ne alterano sapore, odore e commestibilità.

Il "sensore colorimetrico" è fatto di soli due componenti: un cosiddetto reattivo di Schiff, una sostanza in grado di cambiare colore in presenza di VOC (componenti organici volatili), come ad esempio aldeidi e chetoni, e biossido di silicio, un minerale che può essere steso su ampie superfici in nanoparticelle. L'idea è di rivestire i normali tappi delle confezioni di latte, così che possano cambiare colore e indicarci con estrema precisione il momento in cui non possiamo più consumare il latte.

Gli scienziati hanno proceduto a stendere il "sensore" sulla superficie di diversi campioni di latte conservati a una temperatura compresa tra 7 e 19° C (il processo di degenerazione batterica infatti è più veloce alle alte temperature e più lento alle basse) mentre, per verificarne l'affidabilità, nel contempo si effettuavano costanti analisi dei campioni del latte. Si è potuto constatare così che il composto ha cambiato colore in modo assai preciso, in corrispondenza dell'aumento della carica batterica.

‎Si tratta di misure su cui ormai è indispensabile lavorare. Non è un caso infatti che la FAO (Food and Agriculture Organization) ha stimato che, a livello globale,‎ ogni anno si sprecano il ‎‎‎20 % dei prodotti lattiero-caseari e di questi la maggior parte è composta da latte. ‎Ora i ricercatori stanno lavorando sulla messa a punto del sensore: invece di rivelare semplicemente se il latte è ancora fresco, vorrebbero infatti trovare una soluzione per dire ai consumatori quanti giorni rimangono prima che non sia più buono.