Il nuovo Megaupload è quasi pronto: ordinati i server

Kim Dotcom ha confermato via Twitter che il nuovo Megaupload aprirà presto i battenti. I server sono stati ordinati. Avvocati, partner e investitori sono pronti. Il codice è al 90%.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Il nuovo Megaupload è quasi pronto: sarà inaugurato entro la fine dell'anno, come promesso dallo stesso Kim Dotcom. Durante il weekend il canale Twitter del noto fondatore è stato aggiornato con qualche dettaglio sul progetto che ha fatto salire la febbre della community online. "Piccolo aggiornamento sul nuovo Mega: il 90% del codice è stato completato. I server sono in arrivo. Avvocati, partner e investitori sono pronti", si legge nel tweet. "Siate pazienti, sta arrivando".

Insomma la nuova versione della piattaforma di file hosting che riusciva a fare 50 milioni di visitatori al giorno incombe sul destino dell'industria musicale e cinematografica. Far arrestare Kim Dotcom per violazione delle norme sul copyright non è stato sufficiente per bloccare la sua attività e inventiva. Ora che il processo sembra prendere una piega favorevole, il pirata più odiato da Washington sta per prendersi una rivincita con gli interessi.

Kim in bella posa

Si dice infatti che il nuovo Megaupload sarà protetto da un sistema di crittografia capace di intervenire in tempo reale su tutti i trasferimenti dati. In pratica se qualcuno tentasse di intercettare il flusso per rilevare eventuali abusi sul copyright, potrebbe inciampare nelle norme sulla privacy invalidando ogni prova.

"Stiamo costruendo un grande network globale. Tutti gli hoster non statunitensi potranno mettere a disposizione server e banda passante", si leggeva in un vecchio tweet di Kim Dotcom. Per altro è data praticamente per certa la disponibilità di applicazioni aggiuntive, quindi non solo con funzioni P2P. Si parla ad esempio in servizi mail, fax, VoiP e video.

Intanto c'è grande attesa anche per MegBox, un nuovo servizio musicale online (legale) che consentirà agli artisti "di vendere le proprie creazioni direttamente ai consumatori e tenere il 90% dei ricavi". E in questo caso si parla anche di contratti esclusivi con artisti "che sono impazienti di lasciare i vecchi modelli di business", come ha spiegato Kim Dotcom.

Ancora una spallata di questo colosso e l'industria musicale rischia di andare in pezzi.