In Cina le censure si chiamano incomprensioni

Anche i giornalisti della sala stampa olimpica si preparano a scoprire cosa vuol dire lavorare con un regime

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a cura di Dario D'Elia

I giornalisti della stampa internazionale per, una strana forma di contrappasso dantesco, saranno condannati, durante le Olimpiadi, alla disinformazione. Nelle ultime ore ha creato non poco sconcerto la notizia che dalla monumentale sala stampa olimpica non è possibile accedere ai siti web cinesi di BBC, Deutsche Welle, Amnesty International e tante altre fonti.

La scoperta è avvenuta con il tentativo di accedere (paradossalmente) proprio al documento The Olympics countdown - broken promises redatto da Amnesty International. Un rapporto che indica con esattezza tutte le promesse disattese da questa edizione cinese.

"Tutto questo è preoccupante e indagheremo, ma comunque il nostro obiettivo è che i media possano raccontare le Olimpiadi come è successo nelle precedenti edizioni", ha dichiarato Kevan Gosper, rappresentante del Commissione Olimpica Internazionale. "Ho capito però che alcuni membri della commissione stanno negoziando con i cinesi, che intendono bloccare alcuni siti sensibili sulla base del fatto che non sono considerati correlati ai Giochi".