Io, serial killer in fuga, ringrazio la burocrazia analogica

La vicenda del serial killer Gagliano evaso a Genova fa riflettere sull'uso di Internet e delle tecnologie digitali negli apparati dello Stato.

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a cura di Pino Bruno

"Fatti di questo genere non possono e non devono accadere", tuona la ministra della Giustizia, Annamaria Cancellieri, a proposito dell'evasione di  Bartolomeo Gagliano dalla Casa circondariale di Genova-Marassi. È più probabile il contrario, purtroppo. Questi fatti continueranno ad accadere. Il problema non è il singolo episodio ma l'approccio complessivo.

Cioè i documenti, i fascicoli, i faldoni, le carpette. Una montagna di carta, un mix di burocrazia e inefficienza analogica che soffoca la Giustizia. La mancanza di una macchina organizzativa e amministrativa moderna, snella e "in rete" non è certo l'unica causa del collasso. Nel caso in questione, comunque, se per il detenuto Bartolomeo Gagliano fosse esistito il Fascicolo Elettronico, forse sarebbe andata diversamente. Il direttore del carcere e il magistrato di sorveglianza avrebbero potuto consultarlo online, per decidere diversamente.

Già, perché il direttore del carcere di Marassi, Salvatore Mazzeo, ha dichiarato al Secolo XIX: "…sapevamo dei precedenti per omicidio di Bartolomeo Gagliano ma non conosciamo l'esatto contenuto del fascicolo relativo alle sue precedenti carcerazioni, quello per capirci rimasto all'ospedale giudiziario…No, la sua pericolosità, non era negli atti che sono a nostra disposizione. Non sapevamo che fosse pericoloso, questo no. Ripeto, per noi era un detenuto con un fine pena di un anno". Esiste o no una Banca Dati del Ministero della Giustizia con le informazioni aggiornate sui singoli detenuti? Nel sito ufficiale del Ministero c'è una pagina dedicata all'Anagrafe detenuti:

si tratta del "registro delle persone detenute negli istituti penitenziari italiani. È una delle applicazioni del sistema informativo SIAP AFIS che consente la gestione automatizzata sul territorio nazionale di tutte le informazioni relative alle persone in esecuzione penale. È uno strumento essenziale di conoscenza dei soggetti affidati all'Amministrazione penitenziaria ed assicura un importante servizio di informazione agli uffici giudiziari ed alle Forze di Polizia, sia per esigenze processuali sia per esigenze investigative o di polizia giudiziaria".

Stando a queste informazioni del sito del Ministero, lo strumento ci sarebbe. Bisognerebbe capire se funziona e, in caso affermativo, se è stato consultato. Qualcuno dirà che, con le carceri che scoppiano, quello dell'informatizzazione capillare è l'ultimo dei problemi. Forse. Intanto ci saremmo risparmiati quest'ennesima dimostrazione di presappochismo e inefficienza.

E comunque anche quando gli strumenti sono disponibili e ci sono reti telematiche e computer, la differenza la fanno gli uomini. Come interpretare altrimenti la notizia pubblicata oggi dal Corriere del Mezzogiorno? Riguarda la Corte di Appello di Bari. Scrive il quotidiano: "ci sono ancora giudici che si rifiutano di usare il computer e depositano in cancelleria le minute delle sentenze, ossia manoscritti che hanno bisogno di essere ricopiati in forma originale per avere valore giuridico. Ma in Corte d'Appello non ci sono nemmeno i dattilografi. Quindi i provvedimenti sono di fatto bloccati: alcuni risalgono ad aprile del 2011, ma ce ne sono altri ancora più datati".