Italia.it: lo scandalo, atto secondo

Dopo la chiusura del sito web e lo sgomento della rete, inizia lo scaricabarile e si parla di sinistre manovre.

Avatar di Manolo De Agostini

a cura di Manolo De Agostini

Dopo avervi dato conto dalla chiusura di Italia.it, abbiamo atteso nella giornata di ieri segnali di vita dai protagonisti della vicenda e dalle cosiddette "voci fuori dal coro". Abbiamo fatto bene, le novità sulla vicenda non mancano.

Iniziamo riportandovi le parole di Francesco Rutelli, il Ministro dei Beni Culturali, che presentò il logo e diede il via al sito, sebbene il progetto fu messo in strada dalla precedente legislatura. Rutelli non ci sta a finire sotto i riflettori, a suo dire ingiustificatamente:

"Il progetto del portale fu varato dal precedente governo, voluto e validato dall'allora ministro per l'Innovazione Lucio Stanca. Se si cercano responsabilità per l'inefficacia della soluzione tecnologica e l'incongruità dei finanziamenti ci si rivolga, dunque, al governo della passata legislatura".

Il Ministro assicura di aver intrapreso "alcune azioni giudiziarie nei confronti di organi di informazione che gli hanno attribuito la responsabilità di impiegare risorse pubbliche per la realizzazione del portale Italia.it, dal momento, invece, che neppure un euro è stato gestito, né speso dal Dipartimento del Turismo che fa riferimento al Vicepremier".

Ascoltata la campagna "principe" di questa dolorosa vicenda è corretto e doveroso ascoltare anche coloro che sono al di fuori, ma osservano, s'informano, agiscono. Alcuni blog, come Scandalo Italiano (pezzo redatto da Luca Carlucci, consigliamo la lettura approfondita), hanno avanzato alcune teorie sinistre sulla nascita, la vita e la presunta morte del portale turistico italiano.

"Italia.it non è morto né chiuso. Perché Italia.it non è e non è mai stato un portale, non è un progetto, non sono contenuti, non è interesse comune, non è collaborazione, non è miglioramento. Italia.it è solo tanto denaro pubblico, interessi di combriccole e un oceano di incompetenza. E quelli sono ancora lì, identici a prima, vivi e vegeti: soldi, interessi e incompetenza. Ecco perché Italia.it continua", ha scritto Carlucci.

Per avere un ulteriore quadro della situazione vista "dal di fuori", consigliamo anche la lettura del comunicato di Scarichiamoli!.

Di seguito riportiamo il resto della nota con cui l'ufficio stampa di Francesco Rutelli ha cercato di fare luce sulla questione:

"A seguito di una vasta campagna pubblicistica da parte di varie categorie professionali perché il portale non venisse lasciato cadere, il governo Prodi per iniziativa dei ministri Luigi Nicolais (che ne ha la competenza funzionale) e del vice premier Francesco Rutelli (che, in quanto delegato alle politiche del turismo, ha raccolto le sollecitazioni provenienti da ogni parte) ha presentato una release sperimentale in occasione della BIT, la Borsa del Turismo del marzo 2007. In quella circostanza fu sottolineato con estrema chiarezza che si trattava di una sperimentazione e che era necessaria l'implementazione dei contenuti, innanzitutto da parte delle Regioni italiane, con l'obiettivo di mettere in rete l'edizione definitiva del portale nel marzo 2008. Già dopo i primi giorni di messa in rete sperimentale, in data 8 marzo 2007, Rutelli formalizzò le proprie critiche ed osservazioni al raggruppamento temporaneo di imprese che si era aggiudicato l'appalto per l'evidente inadeguatezza della release".

"Dopo avere tentato a più riprese di far rimettere il portale sui giusti binari, il vicepremier ha dichiarato, dapprima davanti al comitato delle politiche turistiche nell'ottobre 2007 e successivamente nel corso di una dettagliata audizione al Senato, "irrecuperabile" il progetto varato dal precedente governo e, per assoluta trasparenza, ha formalmente trasmesso alla Corte dei Conti tutti i documenti ufficiali concernenti il portale. La decisione del ministro Nicolais è, dunque, l'ultimo, inevitabile atto di una vicenda in cui la responsabilità dell'attuale governo è stata quella di non rassegnarsi al fallimento del progetto, ma di verificarne fino all'ultimo la sostenibilità".

"Rutelli ha a più riprese dichiarato e confermato che la veloce obsolescenza di strumenti informatici come il portale Italia.it consiglia, anche se si vuole non disperdere il patrimonio di dati acquisito, di trasferire la promozione online delle opportunità turistiche italiane all'Enit. È l'Enit, infatti, ad avere la responsabilità di promuovere il turismo italiano presso i potenziali visitatori e chi se ne occupa professionalmente; nel suo board sono presenti congiuntamente lo Stato e le Regioni italiane - alle quali compete in via esclusiva la gestione delle politiche turistiche - ed è guidato da una persona competente in materia come l'ing. Umberto Paolucci. L'Enit sta preparando, dunque, un più aggiornato, efficiente e razionale portale turistico".

Attendiamoci quindi un nuovo Italia.it, sperando che i dubbi e le ombre oscure che circondano la vicenda siano soltanto un eccesso di zelo da parte di stampa e osservatori. Lo speriamo di tutto cuore.