Italia: pirateria in calo e musica digitale in crescita

La Federazione Industria Musicale Italiana ha divulgato gli ultimi dati del mercato musicale italiano: il digitale cresce, mentre il resto crolla. Sta cambiando il mercato e anche la pirateria diminuisce. Bisogna farsene una ragione: non è l'illegalità il cuore di tutti i mali.

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a cura di Dario D'Elia

Il mercato italiano della musica digitale è in grande crescita malgrado i pianti continui degli operatori del settore. È la stessa FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) a rendere noti i risultati dell'ultima indagine realizzata da Deloitte: il 2011 si chiude con un fatturato per la musica online di 27,5 milioni di euro (+22% rispetto al 2010).

"Una crescita oltre il doppio rispetto al 2010 sul 2009. Gli album digitali sono saliti addirittura del 37% (più che triplicati rispetto al 2009) contro una crescita dei singoli del 25%. In forte espansione anche lo streaming video, guidato da YouTube, che è salito del 64% arrivando a sfiorare i 4,5 milioni di euro contro 2,7 milioni del 2010", si legge nel comunicato ufficiale FIMI. "La quota di mercato del digitale è tuttavia ancora lontana dalla media globale che è del 32 % secondo i dati IFPI".

Un pianto di felicità

Insomma, siamo comunque più lenti degli altri paesi, ma è in fondo è comprensibile poiché l'intero mercato discografico italiano è in crisi. I supporti fisici hanno fatturato 103 milioni euro (-9%). "Tra fisico e digitale gli album, nel 2011, hanno raccolto 110,6 milioni di euro. La crescita degli album digitali nel 2011 con il 37%, è stata tra le più elevate, anche comparata con i principali mercati. In USA gli album digitali sono cresciuti del 19%, in UK del 27% e in Francia del 23%. La media globale è del 23% (dati IFPI)".

"I fenomeni più importanti in Italia sono la crescita dello streaming - Youtube in particolare - e il boom della vendita di album", ha dichiarato Enzo Mazza, presidente di Fimi, a Repubblica.it. "Ma incide anche l'arrivo di tanti nuovi servizi musicali di streaming, nel 2011, in Italia: Rara, Deezer, Cubomusica di Telecom; il passaggio della piattaforma di Dada allo streaming".

Da rilevare infatti che i servizi online come YouTube sono gratuiti, ma nel 2011 hanno pagato alle etichette discografiche ben 4,5 milioni di euro (+64% rispetto al 2010). "L'offerta online, con la presenza di un sempre maggior numero di player sul mercato italiano, sta confermando un certo consolidamento del mercato italiano con un forte impegno dell'industria nel rinnovamento dei modelli di business", ha aggiunto Mazza.

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Secondo le stime FIMI il 23% degli utenti online si affida ancora a servizi illegali, ma mentre nei comunicati il dato viene tacciato negativamente qualche occhio attento ha scoperto che è molto positivo, poiché in calo del 4% rispetto allo scorso anno.

"Bisogna ringraziare, di questo, la crescita dell'offerta legale e il boom degli smartphone. I quali sono collegati direttamente a piattaforme legali di ascolto e download di musica", ha ricordato Mazza. "Ma il merito è anche dell'azione di contrasto alla pirateria: adesso gli italiani sono più consapevoli che è una cosa sbagliata".

La sensazione in verità è che abbiano un po' le idee confuse. L'emendamento Fava, del quale avranno sicuramente un santino in FIMI e SIAE, è stato bocciato malamente. E per la prima volta ha visto persino contraria Confindustria Digitale, che ha parlato di "un impatto depressivo sul nascente mercato dell'e-commerce in Italia e in genere sulle opportunità di sviluppo che offre il web".