Italiani popolo di pirati, per l'AGCOM è Popcorn Time

A sei mesi dall'entrata in vigore della norma anti-pirateria i numeri dicono che sono stati chiusi numerosi siti illegali. In verità la sostanza del panorama italiano non sembra essere cambiata molto.

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a cura di Dario D'Elia

Il tema della pirateria in Italia è di difficile comprensione. Da una parte AGCOM e FIMI esultano per il nuovo regolamento che ha portato in sei mesi all'inibizione di numerosi siti illegali, dall'altra l'utente si confronta con offerte di servizi pirata sempre più efficienti. Non a caso è di queste ore l'annuncio dell'app PopCorn Time per i dispositivi iOS (con jailbreak). In pratica il software pirata più famoso per lo streaming di film adesso è disponibile su PC e qualsiasi tipo di tablet o smartphone a prescindere dal sistema operativo.

Popcorn Time

Ecco spiegato lo spaesamento quando l'AGCOM dichiara che su 180 segnalazioni di irregolarità (42% per fotografie e il 38% per film/musica/serie), 108 si sono trasformate in procedimenti. Il 39% si è risolto con la rimozione spontanea, il 18% con l'oscuramento del sito, il resto con archiviazioni e analisi preliminari. Insomma, un tentativo di svuotare il mare di pirateria con un cucchiaino. Anche perché la cronaca quotidiana racconta di siti che cambiano costantemente indirizzo Web, aggirando di fatto i tentativi di sequestro. Eclatante il caso di CineBlog01.

L'Associazione Industrie Cinematografiche Audiovisive (AICA) sostiene che il numero di utenti italiani dediti alla fruizione quotidiana di film pirata abbia ormai raggiunto quota 1 milione e 240mila (+55,4% rispetto al 2013). La stessa attività, ma legale, riguarderebbe solo 1,1 milioni di utenti se si considera però tutta l'intera offerta pay (cinema, pay TV, download o streaming).

Insomma, tutti esultano e non sembrano esservi sconfitti. Persino la decisione del TAR di far vagliare la norma antipirateria dalla Corte Costituzionale è stata accolta con favore unanime. Le associazioni dei consumatori sostengono che verrà rilevata la lesività dei diritti dei cittadini. L'AGCOM si dichiara soddisfatta perché il TAR ha confermato la legittimità del suo operato ma messo in discussione solo i decreti legislativi 70/2003 e 44/2010 sulle modalità di intervento.

Contenti tutti.