La Difesa condiziona l'asta per le frequenze LTE

Le frequenze 2,6 GHz sono in mano alla Difesa; senza non è possibile attivare servizi LTE nelle aree metropolitane. Tutto potrebbe essere sbloccato con un giusto compenso, ma la questione è delicata anche perché c'è di mezzo la legge di stabilità 2011 firmata Tremonti.

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a cura di Dario D'Elia

La Difesa potrebbe far ritardare l'asta per l'assegnazione delle vecchie frequenze TV, fondamentali per i nuovi servizi wireless broadband LTE. A rilevare l'ennesimo intoppo è il Corriere delle Comunicazioni, che ha analizzato in profondità la bozza di revisione del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze.

LTE

Pare che la nostra Difesa non abbia concesso le frequenze da 2,6 Ghz, senza le quali non sarebbe praticamente possibile attivare i servizi LTE nelle aree metropolitane. Sul piatto si sarebbe una vera e propria richiesta economica, sulla falsariga di quanto avvenne per il WiMAX e l'UMTS. A far gola alle Telco infatti ci sono 135 MHz.

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Le frequenze in 800 MHz (dal canale 61 al 69), utilizzate in passato dalle tv locali, vanno bene solo per le aree rurali. Ottime insomma per far fronte al digital divide, ma non strategiche quanto a redditività.

A margine di tutto questo anche il problema dell'incasso previsto dalla legge di stabilità 2011 di Tremonti: si parlava di 2,4 miliardi di euro provenienti proprio dall'asta frequenze. Se la Difesa fosse accontentata la parte rimanente da reinvestire nel settore rischierebbe di essere ancora più piccola.

(Fonte: Corriere delle Comunicazioni)