La fusione 3 Italia-Wind rischia di ridurre la concorrenza?

L'Antitrust UE potrebbe esprimersi negativamente sulla fusione 3 Italia-Wind. La nascita di un nuovo grande operatore mobile potrebbe ridurre la concorrenza.

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a cura di Dario D'Elia

A che punto è la fusione tra 3 Italia e Wind? La risposta ufficiale è che l'operazione è al vaglio dell'Antitrust europea e della Commissione UE; una primo riscontro si avrà l'11 marzo. Però l'esito di questa analisi non è scontato: tutto potrebbe essere bloccato. Oggi affronta i temi più critici della vicenda l'esperto di regolamentazione TLC Innocenzo Genna, sulle pagine dell'Huffington Post.

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Com'è risaputo il 6 agosto 2015 le rispettive holding Vimpelcom (Wind) e CK Hutchison (H3G – 3 Italia) hanno annunciato una fusione che dovrebbe portare alla nascita di un super operatore europeo da 31 milioni di clienti di telefonia mobile e 2,8 milioni di clienti di rete fissa. In Italia nel settore telefonia mobile potrebbe persino scalzare TIM dalla prima posizione in ambito consumer, o comunque in ogni caso detenere più del 30% del mercato. Questo vorrebbe dire uno scenario dove TIM e 3Italia/Wind sarebbero alla pari e Vodafone a circa il 26%. Tutti gli altri sotto la soglia del 4%.

Ed è proprio questo il punto critico che rileva Innocenzo Genna: il mercato italiano rischia di essere spartito da tre grandi operatori con quote analoghe. "Per l'antitrust europeo lo scenario da evitare è proprio quello dell'oligopolio perfetto, in cui un numero limitato di operatori - possedendo quote simili di mercato - troverebbe più conveniente colludere pacificamente, piuttosto che lanciarsi in guerre dei prezzi", scrive l'esperto.

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A suo parere la Commissione UE prediligerebbe uno scenario dove forze di diversa entità sono costrette a farsi concorrenza per attirare nuovi clienti. Un po' quello che fino a oggi ha fatto 3 Italia con offerte molto concorrenziali e soprattutto i pacchetti smartphone  più aggressivi del settore.

In Danimarca l'anno scorso è saltata la fusione tra Telenor e TeliSonera proprio per un motivo analogo. L'Antitrust UE temeva che l'operazione avrebbe sfavorito la concorrenza e fatto salire i prezzi. I due operatori avrebbero detenuto, secondo i dati Citigroup, il 42,4% del mercato, TDC il 37,6% e H3G il 20%.

L'unica via di uscita – non accolta dai danesi – sarebbe stata quella di far dismettere una porzione di spettro radio e asset per favorire la nascita di un ulteriore nuovo operatore mobile. Oppure, ma con un percorso ancora più impervio, dovrebbe essere favorita una netta apertura nei confronti degli operatori mobili virtuali (MVNO).