Laboratori Google X, in pratica come l'Area 51 del Nevada

Google X sono i laboratori super segreti del colosso statunitensi. Il New York Times ne ha svelato qualche dettaglio operativo: si parla dello sviluppo di progetti arditi come l'ascensore spaziale. La maggior parte degli ingegneri sono specialisti in elettronica e robotica.

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a cura di Dario D'Elia

Google X è di fatto l'Area 51 del colosso di Mountain View: un laboratorio segreto dove si testano tecnologie aliene al nostro quotidiano. Grazie un'indagine approfondita del New York Times oggi è possibile saperne qualcosa di più. Resta il fatto che il centinaio di progetti segreti che custodisce è sconosciuto persino ai dipendenti di Google: insomma bisognerebbe chiamare Scully e Molder di X-Files per fare chiarezza. 

"Sono abbastanza lontani dalla prima linea per ora", ha commentato Rodney Brooks, dicente emerito del Dipartimento informatica e di intelligenza artificiale del M.I.T. "Ma Google non è un'azienda comune quindi non le si può applicare alcuna regola".

La Google-car che non ha bisogno di autista

La portavoce di Google Jill Hazelbaker non si è sbottonato molto al riguardo ma ha ribadito che investire in progetti arditi fa parte del DNA aziendale. "Tenete comunque a mente che la somma investita è molto piccola in confronto quelle dedicate al core business", ha dichiarato al quotidiano.

Ma di cosa si sta parlando esattamente? Ascensori spaziali, una vecchia fissa di Brin e Page, per portare carichi in orbita, veicoli automatici che liberino le persone dalla fatica della guida, robot che possano sostituire l'uomo nella attività più faticose. Insomma, le idee sono tante ma su tutte si fa un gran parlare del cosiddetto "Internet delle cose" ovvero della possibilità per ogni oggetto di essere connesso alla Rete. È evidente l'interesse di Google su quest'ultimo fronte: riuscirebbe persino a guadagnare da un frigorifero che scarica la posta.

Questo è un lavoro per Scully e Molder - Clicca per ingrandire

E la lista dei desideri Google è lunga: piante da giardino innaffiabili in remoto, tazza da caffé con accessione remota, lampadina attivabile via Internet... Di queste cosette Google ha promesso che la lampadina gestibile via Android sarà disponibile sul mercato entro fine anno. Ma è l'unica.

Un ingegnere che ha preferito non rendere nota la sua identità ha confessato che Google X è gestita come se fosse la CIA: ha due uffici, uno per la logistica presso il campus di Moutain View, e l'altro per i robot in una località segreta. Da rilevare poi che mentre in azienda normalmente i laboratori sono pieni di sviluppatori software, in quelli X si trovano per lo più ingegneri elettronici e specialisti in robotica – per altro provenienti da Microsoft, Nokia Labs, Stanford, M.I.T., Carnegie Mellon e New York University.

Ognuno ha le X che si merita - Clicca per ingrandire

Il gran capo della struttura è comunque Sebastian Thrun, uno dei massimi esperti mondiali di robotica e intelligenza artificiale che insegna informatica a Stanford. È balzato agli onori della cronaca grazie alla realizzazione della prima auto che si auto-guida. Lo affianca Andrew Ng, un altro docente di Stanford specializzato nell'applicazione delle neuroscienze all'intelligenza artificiale – in pratica come insegnare ai robot e alle macchine ad operare con un essere umano. La new entry è quel Johnny Chung Lee che in Microsoft ha sviluppato Kinect...

Si dice che la segretezza dei Google X si debba anche alla miopia degli azionisti: sostengono l'azienda più innovatrice del mondo ma non sopportano i progetti folli. Magari mugugnano, ma finché l'azienda va bene nessuno si lamenta.