Le api muoiono in massa: sensori RFID sul dorso per salvarle

Un gruppo di ricercatori australiani si prepara a un esperimento particolare: capire come mai le api muoiono in tutto il mondo liberandone 5mila con appositi sensori sul dorso.

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a cura di Manolo De Agostini

Una frase famosa dice che "se le api dovessero scomparire, al genere umano resterebbero quattro anni di vita". Molti l'attribuiscono ad Einstein, ma probabilmente non è così. Di fatto però le api sono animali importantissimi e svolgono un ruolo decisivo nell'impollinazione e quindi nello sviluppo di nuova flora e vegetali.

Il problema è che le api stanno morendo in tutto il mondo e i ricercatori stanno cercando di capirne i motivi. Un gruppo di studiosi australiani del CSIRO ha così deciso di usare fino a 5000 sensori per scoprirlo. I chip misurano 2,5 x 2,5 millimetri e sono stati inseriti sul dorso di altrettante api che saranno poi liberate. È la prima volta che una così ampia schiera di insetti viene usata per monitorare le condizioni ambientali.

"Le api svolgono un ruolo vitale nel paesaggio offrendo un servizio d'impollinazione gratuito per l'agricoltura e sul quale varie colture contano per migliorare le rese. Un recente studio CSIRO ha mostrato che l'impollinazione da parte delle api delle fave può aumentare la produttività del 17 percento", ha dichiarato il dottor Paulo de Souza, che guida il progetto.

"Circa un terzo del cibo che mangiamo si basa sull'impollinazione, ma il numero della popolazione di api in tutto il mondo sta crollando a causa del temuto acaro Varroa e della Sindrome dello spopolamento degli alveari (CCD, Colony Collapse Disorder). Fortunatamente, l'Australia è libero da entrambe le minacce".

La ricerca mira anche a comprendere l'impatto dei pesticidi usati in agricoltura, monitorando gli insetti che si nutrono in quei siti dove le sostanze chimiche sono comunemente usate. "Usando questa tecnologia cerchiamo di comprendere la relazione tra le api e l'ambiente. Questo dovrebbe aiutarci a capire le condizioni produttive ottimali e approfondire il tema della moria degli alveari", ha aggiunto De Souza.

I sensori sono piccoli RFID che registrano quando gli insetti passano un particolare checkpoint. L'informazione è poi inviata in remoto ai ricercatori che possono usare i segnali dei 5mila sensori per realizzare un modello tridimensionale e visualizzare come questi insetti si muovono nel paesaggio.

"Le api sono insetti sociali che ritornano nello stesso punto e operano in modo molto prevedibile. Qualsiasi cambiamento nel loro comportamento indica un mutamento del loro ambiente. Se siamo in grado di seguire i loro movimenti, saremo in grado di riconoscere molto velocemente quando la loro attività mostra una variazione e identificarne la causa. Questo ci aiuterà a capire come massimizzare la loro produttività e monitorare eventuali rischi di biosicurezza", ha affermato il dottor de Souza.

Per collegare i sensori, le api sono state raffreddate per un breve periodo. Questa operazione le mette in "uno stato di riposo" abbastanza lungo per consentire l'applicazione dei sensori sul dorso con un adesivo. Dopo pochi minuti, le api si risvegliano e sono pronte a tornare al loro alveare per trasmettere informazioni preziose.

"È un processo non distruttivo e i sensori non sembrano avere alcun impatto sulla capacità delle api di volare e svolgere le normali funzioni", ha aggiunto il dottor de Souza. Per la fase successiva del progetto si punta a ridurre le dimensioni dei sensori a solo 1 mm in modo che possano essere collegati anche a insetti più piccoli come zanzare e mosche della frutta.