L'Ecuador dà asilo ad Assange perché lotta per la libertà

Julian Assange dopo 58 giorni di ospitalità nell'ambasciata dell'Ecuador ha ricevuto asilo politico. Per il ministro degli Esteri William Hague la storia non può finire così: non verrà mai concesso il salvacondotto.

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a cura di Dario D'Elia

L'Ecuador ha concesso asilo politico a Julian Assange, il fondatore di Wikileaks. Dopo 58 giorni di campeggio autorizzato nell'ambasciata, ecco giunto il fatidico sì. "Una vittoria significativa. Adesso le cose diventeranno più stressanti", ha commentato a caldo l'interessato. "Non è stata la Gran Bretagna o il mio paese, l'Australia, che mi hanno difeso dalla persecuzione ma una nazione latino-americana coraggiosa e indipendente. Oggi è stata una vittoria storica ma le nostre battaglie sono appena cominciate".

La giustizia britannica ovviamente non l'ha presa bene, ma anche se nelle prime ore la stampa parlava di un eventuale raid adesso è chiaro che sarà privilegiata la via diplomatica. Il ministro degli Esteri William Hague ha spiegato che l'asilo politico non può essere usato per aggirare la giustizia, anche se in verità è dai tempi degli egizi che ci si affida a questo strumento per sfuggire da ogni tipo di procedimento.

Assange

"Siamo sicuri che il Regno Unito offrirà ad Assange il salvacondotto necessario e tutte le garanzie associate, in modo che l'Ecuador possa restare fedele al diritto internazionale", ha commentato il ministro degli Esteri Ricardo Patino. "Il diritto d'asilo è un diritto umano fondamentale e fa parte del diritto internazionale".

La questione è semplice: c'è una richiesta di estradizione in Svezia per rispondere alle accuse di violenza sessuale e il timore che possa essere usata per agevolare un'altra estradizione, questa volta per gli Stati Uniti. È sopratutto l'ombra di Washington che spaventa Assange e i suoi sostenitori: la Procura federale sogna di portarlo alla sbarra per il reato di spionaggio. Insomma "rischia di diventare un perseguitato politico se estradato dalla Gran Bretagna", come sostiene Patino.

Il braccio di ferro fra le diplomazie è iniziato. Oggi l'Organizzazione degli stati americani (Oas) si riunirà a Washington per discutere della questione. Intanto la Gran Bretagna ha fatto sapere che ogni salvacondotto verrà rifiutato. E l'ex magistrato spagnolo Baltasar Garzon, attuale legale di Assange, ha risposto che verrà fatto ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia.

"Assange sarà estradato. Rispetteremo l'obbligo vincolante di estradizione in Svezia", ha ribadito il ministero di Giustizia britannico. "Assange ha esaurito le opportunità di appello".

L'Ecuador però sostiene un'altra tesi, ovvero che Assange sia "un professionista della comunicazione che lotta per la libertà d'espressione, della stampa e dei diritti umani" e che quindi debba essere protetto.