Legge diffamazione: accordo per la carta ma non per il Web

La Commissione Giustizia ha trovato un accordo sul DDL diffamazione ma sulla rettifica online le bocche sono cucite. Al momento si parla solo di sanzioni tra i 15 e 50mila euro e dell'eliminazione del rischio carcere per i giornalisti.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

La legge sulla diffamazione è nuovamente in Commissione Giustizia, ma a questo giro pare che ci sia un accordo. Il presidente Filippo Berselli sostiene che siamo giunti a una svolta grazie alla "blindatura" del testo firmata Anna Finocchiaro (PD), Felice Casson (PD) e Maurizio Gasparri (PDL). La prima buona notizia del DDL riguarda l'eliminazione definitiva del rischio carcere per i giornalisti. Per la felicità del direttore del Giornale Alessandro Sallusti, che dovrebbe scontare 14 mesi di reclusione per il reato di diffamazione.

Si punterà su sanzioni e rettifica obbligatoria (di non più di 30 righe) "con lo stesso rilievo e nella stessa collocazione dell’articolo" incriminato. Com'è risaputo anche oggi esiste la rettifica ma i quotidiani ne hanno sempre relegato i testi alle pagine interne. Da rilevare poi che la pubblicazione tempestiva consentirà la riduzione della multa di circa due terzi.

Tempi Moderni

"Anche il dibattito sulla sanzione sembra essere giunto a un compromesso. "C'è un accordo per prevederle con un tetto fino a 15mila euro per la diffamazione semplice, fino ai 30mila per la diffamazione a mezzo stampa generica, e fino a 50mila per la diffamazione a mezzo stampa per un fatto determinato", ha spiegato il Presidente della Commissione Berselli. Scompare invece la pena accessoria dell'interdizione dalla professione.

Scongiurata anche l'ipotesi di obbligo di rettifica (sui quotidiani nazionali) per gli editori di libri e la rivalsa sui fondi per l'editoria che per molti giornali avrebbe voluto dire il raddoppio della sanzione.

E per quanto riguarda il web? Nessuno ne parla, come se fosse un dettaglio marginale. Siamo rimasti all'obbligo di rettifica per ogni testata, blog o sito. Tanto più che la stessa Wikipedia sostiene che la norma "potrebbe imporre a ogni sito web la rettifica o la cancellazione dei propri contenuti dietro semplice richiesta di chi li ritenesse lesivi della propria immagine o anche della propria privacy".

Speriamo in una lieta sorpresa. "Naturalmente resta salva la possibilità da parte dei singoli senatori di presentare proposte di modifica, ma l’intesa tra i gruppi c'è", ha concluso Berselli.

In allerta il sindacato dei giornalisti. "È un fatto di indubbio interesse e può diventare positivo se la tumultuosa riflessione in corso porta anche alla ragionevolezza. Ma se dovessero riaffacciarsi atti di intimidazione, tesi a introdurre censure e a provocare autocensure, i giornalisti trasformeranno la loro mobilitazione in azioni diffuse in tutta Italia, fino a una grande azione pubblica nazionale", si legge nella nota della Federazione Nazionale Stampa Italiana.