Legge sulla diffamazione affossata: tutto da rifare

La legge sulla diffamazione è stata bocciata dal Senato. Si ritorna in Commissione Giustizia per un accordo. Intanto Sallusti sconterà probabilmente la pena ai domiciliari.

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a cura di Dario D'Elia

La nuova legge sulla diffamazione è stata bocciata dal Senato, per la felicità della stampa e delle associazioni che si battono per le libertà civili. Adesso bisognerà ritornare in Commissione Giustizia per tessere una nuova tela oppure buttare in pasto al Parlamento le vecchie proposte di legge che prendono polvere nei cassetti.

In fondo il voto di ieri è stato un bene perché si parlava di mandare in galera i giornalisti per 12 mesi e multare i direttori con 100mila euro. Nella maggioranza degli Stati occidentali i reati di opinione vengono puniti con pene pecuniarie. Per di più la stessa Unione Europea ha condannato la pratica della detenzione per diffamazione. Il motivo è semplice: ha un effetto deterrente sulla libertà del giornalista di informare, con effetti negativi sulla collettività. Il tutto in chiara violazione dell'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

Diffamanti

Ovviamente nell'emiciclo i pareri sono diversi. "Ha vinto il fronte del carcere, visto che la legge in vigore prevede non un solo anno di detenzione, ma ben sei", ha commentato Gasparri del PdL. "La legge è morta così, e adesso basta", ha risposto Finocchiaro del PD.

Effettivamente l'ordinamento italiano continuerà a fare riferimento alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, recante "Disposizioni sulla stampa" che prevede la reclusione da uno a sei anni e la multa non inferiore a 500.000 lire per chi commette diffamazione commessa col mezzo della stampa. Senza contare gli articoli 594 e 595 del codice penale che stabiliscono, rispettivamente, la reclusione fino a sei mesi o la multa fino a euro 516 per il reato di ingiuria e la reclusione fino a un anno o la multa fino a euro 1032 per il reato di diffamazione.

La strada è lunga e tutta la questione online è ancora da affrontare. Però almeno sulla vicenda Sallusti (motore di questo bailamme) il rischio della detenzione è rientrato. Il Procuratore della Repubblica di Milano ha annunciato la sospensione della pena detentiva per assenza di cumuli di pena e di recidive. Andrà ai domiciliari nella casa della sua compagna, Daniela Santanchè, dove già risiede. Un appartamentino da 920 metri quadri con piscina coperta, come ha ricordato La Stampa.