L'industria musicale italiana brinda alla morte di Megaupload

FIMI si dice soddisfatta per la recente chiusura di Megaupload.com e Megavideo.com. Un importante risultato per lo sviluppo legale dei contenuti digitali, a loro parere. Intanto pare che in Italia fossero circa 1,7 milioni gli utenti Megaupload.

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a cura di Dario D'Elia

La FIMI non ha atteso un minuto per brindare alla chiusura di Megaupload.com e Megavideo.com. Appena tutti i siti specializzati hanno iniziato a battere la notizia dell'operazione del FBI (Megaupload, Megavideo e Megaporn chiusi dal FBI), nelle redazioni è giunto il puntuale comunicato dell'organizzazione che cura gli interessi del settore.

"[...] si segna un importante risultato nei confronti della lotta alla pirateria e soprattutto nello sviluppo dei contenuti digitali legali", si legge nel documento. "In Italia circa 6 milioni di persone utilizzano i cyberlocker e Megaupload era di gran lunga il cyberlocker più usato, con circa 1,7 milioni di utenti, contro i 990 mila di eMule". 

Champagne!

Il documento poi prosegue con la costatazione che i cyberlocker sono diventati fra gli strumenti più pericolosi per il mercato dei contenuti poiché "ricoprono una posizione rilevante, preceduti solo da BitTorrent, con 8 milioni di utenti". Seguono i servizi P2P con 1,2 milioni di utenti.

"Solo nel 2011, i file disponibili sui principali cyberlocker, segnalati da siti pirata italiani, erano più di 800 mila, con il rischio di generare decine di milioni di download illeciti. Megaupload spesso veniva utilizzato per veicolare copie illegali di album non ancora rilasciati ufficialmente ( pre-release)" prosegue il comunicato.

Due infatti i casi più eclatanti di diffusione illecita di materiale non ancora ufficiale: il brano di solidarietà "Domani 21.04.09" Artisti Uniti per l'Abruzzo e l'album di Laura Pausini, "Inedito". FIMI non può che essere soddisfatta, considerati i precedenti blocchi attuati nei confronti di Pirate Bay (Niente più torrent su The Pirate Bay, la fine di un'epoca) e BTJunkie.

Intanto negli Stati Uniti i servizi di hosting che avevano siglato un contratto con Megaupload iniziano a leccarsi le ferite. Carphatia Hosting ad esempio forniva uno spazio dati di 25 petabyte e 1000 server dislocati sul territorio statunitense. L'olandese Leaseweb invece 630 server in Europa. Senza contare PayPal che gestiva ogni pagamento effettuato dagli utenti e quelli verso gli hosting provider statunitensi: il transato tra novembre 2006 e luglio 2011 ha superato i 110 milioni di dollari.

La chicca però è un'altra: qualcuno ha pensato agli utenti onesti che hanno utilizzato le ottime tariffe di Megaupload per fare backup di documenti o archiviare dati personali importanti?